Eredità Agnelli, 636 opere d'arte sparite. Stato colpevole: non ha vigilato

Il tesoro che vale miliardi potrebbe essere finito all'estero. Il ministero della Cultura non ha fatto scattare la "tutela", Italia ora nei guai

di Redazione Economia
Gianni Agnelli e i quadri Lo stagno delle ninfee (1899) di Claude Monet e Donna che piange di Pablo Picasso (1937)
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Eredità Agnelli, se i quadri fossero finiti all'estero per l'Italia sarebbe una perdita enorme

Continua la faida di famiglia sull'eredità di Gianni Agnelli, come noto da una parte ci sono i nipoti e dall'altra Margherita, la figlia dell'Avvocato esclusa dalla spartizione dei beni. Gli ultimi dispetti riguardano il tesoro delle opere d'arte che era conservato a Ginevra, 636 quadri sono spariti nel nulla e ognuna delle parti punta il dito contro l'altra. Si stima un patrimonio da miliardi, con opere di De Chirico, Canova, Balthus e molti altri. Ora c'è il rischio - si legge su Il Fatto Quotidiano - che tutte queste opere siano finite all'estero. Dov'é conservato oggi quello che potrebbe costituire il più grande museo privato d’Italia, messo assieme da Gianni Agnelli? Ma soprattutto, - si legge su Il Fatto Quotidiano - che cosa sa davvero di quel tesoro e della sua collocazione attuale il nostro ministero della Cultura, che avrebbe diritto a porlo sotto tutela rispetto a eventuali trasferimenti o vendite all'estero? Una prima risposta potrebbe arrivare proprio questa mattina a Milano quando, nel Palazzo di Giustizia, il gip deciderà se archiviare o prorogare le indagini, affidate al pm Eugenio Fusco, sulla presunta sparizione di opere appartenute al "signor Fiat".

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Nuovi elementi su questa vicenda - prosegue Il Fatto - saranno invece svelati durante la prossima puntata di Report, in onda domenica 15 ottobre su Rai3, da documenti inediti il tesoro artistico di colui che fu l’uomo più potente d’Italia, finito nello scontro dinastico tra la moglie Marella (e con lei i nipoti John, Lapo e Ginevra Elkann) e la figlia Margherita. Non si tratta di opere qualsiasi: la Melanconia di una strada di Giorgio De Chirico (valore almeno 30 milioni), due Balthus, e poi Monet, Sargent, Gèrôme, Indiana, Bacon, Balla (La scala degli addii). Il grande assente nell'inchiesta milanese di Fusco, però, è per il momento il ministero della Cultura.

Il codice dei Beni Culturali - conclude Il Fatto - assegna al dicastero guidato oggi da Gennaro Sangiuliano, il compito di tutelare le opere d’arte che si trovino nel territorio italiano. Quadri di quel valore non potrebbero lasciare il territorio nazionale senza un permesso del ministero: altrimenti scatterebbe il reato di esportazione illecita, punito con pena da 2 a 8 anni di carcere, un'ammenda fino a 800 mila euro e il sequestro dell'opera. Insomma: che i figli non vogliano far sapere alla madre dove si trovino le opere d’arte probabilmente ereditate dalla nonna Marella è comprensibile. Che non lo sappiano gli uffici pubblici deputati alla tutela dei beni culturali – e dunque i cittadini italiani – è invece incredibile.

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