Inflazione alle stelle: ecco come fermare la corsa dei prezzi

È sufficiente che l’azienda si doti di una carta di credito, con cui quanto speso nel mese precedente viene addebitato il 15 del mese e il gioco è fatto

di Ezio Pozzati
Economia

L'inflazione si combatte così

L’inflazione è la “malattia” della moneta che colpisce qualsiasi Paese. Ammesso che tutti sappiamo cos’è e perché determina un rialzo generalizzato dei prezzi la domanda sorge spontanea: cosa fare? La risposta potrebbe essere da effetto rimandando il nostro interesse ai tanti libri di economia che ci sono in circolazione e che mettono a fuoco questa deriva monetaria. Bene, allora passiamo alla domanda: chi ci perde? In generale un po’ tutti, però alcune categorie soffrono molto più di altre vedi, ad esempio, chi vive di stipendio. Negli anni ’70 è stata sperimentata la “scala mobile”, cioè l’adeguamento automatico degli stipendi, con grave nocumento sia per le casse dello Stato sia per i dipendenti che di mese in mese si ritrovavano a spendere sempre di più per comprare le stesse cose. Fortunatamente questo obbrobrio economico-finanziario è stato abolito, per poi vedere rientrare la moneta nell’alveo della moderazione finanziaria. 

Oggi, per una serie di motivazioni, abbiamo una inflazione (interna ed importata) che ci fa pensare quali possono i rimedi da opporre ad una possibile ulteriore crescita. Domanda: hai una mezza idea di come risolvere il problema? Forse sì. Anni fa ebbi a suggerire che aumentando la circolazione monetaria era possibile pensare di rimediare ad una inflazione anche “galoppante”, naturalmente riscontri in tal senso non ne ho mai visti ed ecco quindi l’occasione per riproporla. Tutti gli stipendi (esclusi quelli legati alle Istituzioni) generalmente sono pagati il 10 di ogni mese (i dipendenti del privato sono circa 15,7 milioni), domanda perché non li rendiamo settimanali anziché mensili? Si potrebbe obiettare che le aziende già fanno fatica ad avere credito figuriamoci se le banche sono disposte a finanziarle per anticipare gli stipendi. Eppure, la soluzione c’è, senza scomodare le banche, anzi avendole come alleato. Cioè? È sufficiente che l’azienda si doti di una carta di credito, con cui quanto speso nel mese precedente viene addebitato il 15 del mese successivo e il gioco è fatto.

Ricordo che: le carte di credito non sono un mezzo di pagamento, ma di differimento del pagamento e non concorrono a formare la massa monetaria! L’azienda può così anticipare gli stipendi per portarli al pagamento settimanale e contemporaneamente non ha bisogno di finanziamenti, ergo per i dipendenti è contante, per le aziende è un pagamento differito. Semplice no? Ultima domanda: in questo modo è possibile ridurre l’inflazione? Ebbene, non sarò io a rispondere, ma Irving Fisher (1867-1947) con la sua equazione. L’esatta equazione è: 1 + rr = (1 + rn)/(1 + π). Considerando rr come tasso di interesse reale, rn come tasso di interesse nominale e π come tasso di inflazione atteso, otteniamo: rn = rr + π. Grazie a questa equazione è possibile fare un’analisi ex ante, quindi prima, che ex post, ovvero dopo. Detto questo non rimane che attendere l’evolversi della situazione, ammesso e concesso che le aziende adottino questa semplice modalità.

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