“Drive” di Daniel Pink: cosa guida davvero la motivazione nel lavoro
Di nuovo in libreria il best seller che si occupa di impresa, edito da Ayros
La chiave: trovare in se stessi “motivazioni intrinseche”
Da pochi è giorni disponibile nelle librerie e online Drive di Daniel Pink, autore che si occupa di impresa, lavoro e creatività, ha scritto 7 libri e per numerose testate, fra cui Wired, Harvard Business Review e il New York Times.
Drive è stato un best seller, pubblicato anche in Italia più di dieci anni fa, è diventato poi introvabile, ma Joshua Volpara con la sua casa editrice Ayros ha fortemente voluto ripubblicarlo poiché ancora oggi, più di allora, il libro offre la chiave fondamentale per comprendere lo spiazzante presente del mondo del lavoro.
L’Italia, terra di ineguagliato potenziale, purtroppo resta fanalino di coda nei paesi OCSE in due tipologie di indicatori: quelli della produttività aziendale e quelli del coinvolgimento delle persone sul lavoro.
Attingendo a oltre quarant’anni di ricerca, Drive mostra lucidamente il divario fra ciò che la scienza conosce da tempo e il principio che ancora governa organizzazioni di ogni genere, dalla famiglia all’impresa. Non sono le motivazioni estrinseche – le ricompense materiali, gli incentivi in denaro – a conferire unità e significato ai comportamenti delle persone, dunque a motivarle.
Daniel Pink dimostra in queste pagine che gli elementi che guidano la nostra motivazione consentendoci di agire con efficacia e soddisfazione sono l’autonomia – il profondo bisogno umano di imprimere una direzione alla propria esistenza –, la competenza – il saper fare le cose e saperle fare sempre meglio –, il proposito – uno schema più vasto in cui inscrivere le nostre azioni. Né il bastone né la carota possono motivare realmente le persone perché le reali motivazioni sono esclusivamente “intrinseche”. Ben documentato e brillante nello stile, Drive è però anche una lettura pratica, ricca di casi e consigli concreti per conoscere le sorgenti della propria e altrui motivazione.
Non a caso l’editore ha affidato la prefazione di questa preziosa versione italiana a Francesco Frugiuele, che è stato un manager e ha ricoperto la carica di CEO in alcune aziende internazionali. Sul campo ha imparato cosa non funziona più nell’approccio manageriale e, convinto che servisse qualcosa di diverso per le aziende italiane, ha fondato nel 2019 Kopernicana che ha lo scopo di aiutare gli enti e le imprese a gestire la complessità provocata dal cambiamento, supportando le persone all’interno delle organizzazioni nel trovare strumenti e soluzioni per affrontarlo.
Kopernicana promuove una visione organizzativa che punta a superare i limiti tradizionali delle strutture gerarchiche impostate sul concetto di command-and-control, attuando il cambiamento attraverso i principi come la chiarezza dello scopo, la responsabilità e l’autonomia delle persone, pratiche organizzative nuove ed efficaci, che permettono di adottare sistemi di gestione aziendale aperti, agili e capaci di una valida e maggiore risposta agli stimoli del mercato e dei clienti. “Dopo due anni di pandemia si parla di great resignation. In massa stiamo lasciando lavori sicuri ma di cui non siamo soddisfatti, in cerca di esperienze più significative. Ci ritroviamo pieni di idee, di desiderio di lasciare un segno nella storia, anche quella locale e particolare, di voglia di fare bene. Eppure questo non trova eco nell’esperienza lavorativa dei più” scrive Francesco Frugiuele che con Kopernicana applica un approccio Enterprise Design associato a tecniche di Self Management con cui progetta insieme all’azienda tutti i processi di trasformazione organizzativa e operativa: i servizi, le strategie e gli strumenti, con un approccio multidisciplinare, in team composti da designer, ricercatori e manager con molta esperienza pratica di azienda. L’obiettivo è trasformare attraverso l’organizational design il modo con cui si lavora attraverso un profondo coinvolgimento di chi vive le organizzazioni dall’interno.