Pnrr, anticipi inutili se le casse sono vuote. Così diciamo addio a 100 mln

I prezzi e la liquidità pesano sul decollo del Piano e i bandi vanno deserti per le strutture obsolete. Inoltre l'Europa è sempre più irritata con l'Italia

Economia

Pnrr, boom di concorsi e una marea di rinunce: ecco che succede

Il governo Meloni si è arreso. Il ministro Fitto lo ha detto chiaramente e adesso la maggioranza è sotto attacco per la gestione del Pnrr. E' toccato al titolare del dossier affrontare la questione: "Non ce la facciamo, molti di quei progetti sono irrealizzabili". Il ministro per gli Affari europei però non è entrato nello specifico sui reali problemi con cui deve fare i conti l'esecutivo. L'emergere dei ritardi nell'attuazione della spesa - si legge sul Sole 24 Ore - innesca i rimpalli delle responsabilità, ma tra emergenza congiunturali e problemi strutturali sono molti i correttivi necessari per far accelerare la macchina del Piano. Ad esempio c'è il problema degli anticipi sui costi delle opere, i rimborsi spesa non bastano quando la cassa è vuota e così i lavori si fermano sul nascere. Ma a pesare sono anche altri fattori come la complicata macchina burocratica che disciplina l'intervento pubblico, soprattutto l'esigenza di aumentare gli organici. Così si registra un boom di concorsi pubblici nella Pubblica amministrazione ma poi anche una marea di rinunce, perché gli stipendi offerti ad architetti e ingegneri sono troppo bassi.

Se a questo - prosegue il Sole - si aggiungono i bandi che faticano a vedere il traguardo per programmi obsoleti e all'inflazione che morde sempre di più e travolge i quadri economici, la situazione appare sempre più grave. Tutto questo avviene mentre si moltiplicano i segnali di un vento europeo non esattamente favorevole alle ambizioni italiane. Molto ha pesato l'allarme lanciato qualche settimana fa dalla Corte dei Conti che ha lamentato l'assenza di meccanismi di controllo sulle effettive risorse spendibili. La preoccupazione è rimbalzata subito al Parlamento Ue, molti Paesi non sono soddisfatti per la condivisione dei rischi alla base del debito comune. Il dito è puntato contro l'Italia.

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