Pnrr, Ue in bolletta e inadeguata: problemi in arrivo. Che cosa c'è dietro

Unione Europea in difficoltà sugli interessi da pagare sul Recovery Fund. La rivelazione. E a giugno 2024 si vota

di Antonio Amorosi
Economia

Che cosa nascondono le critiche all’Italia sul Pnrr? I soldi che non ci sono. E il 2024 sarà un anno decisivo che definirà il futuro a venire e un nuovo scenario

 

Per Scoreboard, il monitoraggio della Commissione UE sull’attuazione del Recovery Fund (poi diventato l’applicativo PNRR), la maggior parte Paesi UE non ha neanche richiesto la seconda rata di pagamento. L’Italia non è tra questi. 

A metà maggio scorso però la Commissione Europea ha espresso preoccupazione per presunti ritardi dell’Italia e ha invitato il governo Meloni ad agire rapidamente per affrontare i problemi con il programma di finanziamento che scade nel 2026. A questo annuncio hanno fatto eco immediatamente i giornaloni.

In realtà il problema sembra un altro e lo rivela ancora una volta il giornale economico finanziario tedesco Handelsblatt: la mancanza di risorse economiche della UE che per come è guidata e per la struttura burocratica che la sottende non sembra avere grandi disponibilità di capitali da investire né immagina come crearli.

Bruegel, think tank del Parlamento Europeo di Bruxelles, ha calcolato che solo gli interessi sul Recovery Fund che la UE si troverebbe a pagare entro il 2027, lieviteranno dai 15 miliardi a 30 miliardi. Il 2027 è l’anno in cui scade il Recovery Fund. Accade perché il fondo per la ricostruzione è strutturato in modo tale da far sì che gli interessi vengano pagati dal bilancio dell'UE. Il piano del Recovery è stato deciso durante la pandemia da Covid, per stimolare la ripresa dell'economia europea: per la prima volta la UE ha emesso obbligazioni su larga scala a scopo di finanziamento.

Ma quando il fondo è stato concepito, spiegano gli economisti tedeschi di Handelsblatt, sempre ben informati su quanto accade nelle segrete stanze di Bruxelles, gli investitori hanno chiesto tassi di interesse estremamente bassi e gli oneri finanziari previsti erano stimati corrispondentemente come bassi. Ora invece la situazione è mutata. L’impennata dell’inflazione ha costretto la Banca Centrale Europea ad aumentare il tasso di interesse di riferimento nel continente, portandolo a circa il 3,75%.

Il quadro così descritto fa sì che lievitino i costi dei finanziamenti del fondo per la ricostruzione, data la strutturazione prevista degli interessi. Gli interessi da pagare potrebbero rappresentare circa il 5,3% del bilancio dell'UE nel 2027. Per questo motivo è probabile che altri programmi di investimento UE ne risentano pesantemente e che le prossime politiche di investimento UE siano fortemente pervase da annunci privi di conseguenze.

Per molti anni, contrastando le proposte italiane (non va dimenticato l’ultimo governo Berlusconi, dicastero del ministero Giulio Tremonti), la Commissione UE è stata solo un’emittente obbligazionaria limitata. Il cambio è avvenuto solo con la drammatica stagione della pandemia da Covid, giungendo ad un’emissione di circa 750 miliardi di euro. In prima fila tra i Paesi che hanno preso i prestiti di denaro ci sono i motori portanti dell’Europa: Germania, Francia, Italia e Spagna.

Ma oggi l’inflazione alle stelle, la guerra in Ucraina, l’aumento esponenziale del prezzo dell’energia stanno mettendo alle corde l’UE come mai in passato, aprendo un periodo complicato per la sua stessa tenuta. Il 2024 sarà un anno decisivo che definirà il futuro a venire e un nuovo scenario. Perché tra il 6-9 giugno 2024 si vota per il parlamento Europeo e a novembre si tengono le presidenziali USA.

 

 

 

Tags:
elezionigermaniainteressiitaliamelonipnrrproblemiucrainauevon der leyen