Transizione energetica, effetto boomerang. Lavoro, 2,6mln rischiano il posto

L'Ue, nonostante produca solo l'8% del gas serra a livello mondiale, vuole emissioni zero nel 2050. Per 130mila imprese i costi sono insostenibili

Economia

Transizione energetica, la concorrenza "sleale" di Cina e Stati Uniti 

L'Europa corre veloce e ha deciso di intraprendere un percorso molto complicato, con l'obiettivo dichiarato di diventare il primo continente al mondo a raggiungere il traguardo delle emissioni zero entro il 2050. Una scelta - si legge su Libero - che rischia di sbriciolare gran parte dell'industria Ue. Il prestigioso obiettivo provoca delle conseguenze e rischia anche di non essere decisivo per questa battaglia sull'ambiente se si considera che l'Ue produce solo l'8% dei gas serra a livello mondiale. Questa scelta, tra l'altro, potrebbe rivelarsi controproducente per la concorrenza a livello mondiale, perché Stati Uniti e Cina si guardano bene di sacrificare sull'altare dell'ambientalismo le proprie economie. Per raggiungere questo obiettivo, secondo il presidente di Confindustria Bonomi, solo l'Italia "potrebbe superare i 650 miliardi di euro nei prossimi dieci anni di spesa e solo il 6% di questa cifra sono fondi derivanti dal Pnrr. Il restante 94% lo dovranno investire le imprese".

In uno studio condotto su 683mila società di capitali - prosegue Libero - un campione che copre l'80% del fatturato totale delle aziende italiane e 10 milioni di addetti, la banca dati delle camere di commercio evidenzia che 35mila imprese non sono in grado di sostenere i costi per adeguarsi ai diktat europei. In totale, quelle classificate come ad alto "rischio di transizione" sono 57mila e impiegano 1,3 milioni di dipendenti. A rischio medio ci sono 130mila imprese manufatturiere, un totale di 2,6 mln di addetti. Certo, la transizione dovrebbe anche dare impulso all'economia, con un incremento degli investimenti, ma mentre alcuni settori prospereranno, altri rischieranno di essere spazzati via dalla concorrenza dei Paesi extra Ue, a cominciare dalla Cina, meno attenta ai problemi ambientali.

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