Bombe a grappolo a Kiev, la Nato "litiga" ma la pace è un miraggio. Commento

Mentre si discute sull'invio di bombe a grappolo all'Ucraina, la questione di come arrivare a una pace rimane un tema assente dall'agenza internazionale

di Daniele Trabucco e Filippo Borelli*
Esteri

Guerra Ucraina, convenzione di Dublino e bombe a grappolo: il commento 

ll Presidente degli Stati Uniti d’America Joe Biden ha annunciato l’invio delle c.d. bombe a grappolo (cluster bombs), inasprendo ancor più i già tesi rapporti con la Federazione Russa. Fermo e risoluto il no dell’Italia espresso dalla Presidente del Consiglio dei Ministri Onorevole Giorgia Meloni (anche Gran Bretagna, Nuova Zelanda, Canada e Spagna hanno espresso la loro contrarietà), la quale ha ricordato come l’Italia sia parte della Convenzione sulle Munizioni a grappolo (Convention on Cluster Munitions) sottoscritta a Dublino il 30 maggio 2008 e che ha rappresentato il compimento del processo negoziale avviato ad Oslo nel febbraio del 2007.

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La Convenzione è entrata in vigore il 01 agosto 2010, ad oggi è stata ratificata da 111 Paesi e firmata da 12: tra gli Stati che non l'hanno sottoscritta figurano Stati Uniti, Federazione Russa, Cina, India, Pakistant, e Brasile. Neppure la Repubblica d’Ucraina vi ha aderito.

La Convenzione (che si ispira a quella di Ottawa sul bando delle mine antipersona) prevede il divieto di uso, produzione, commercio (diretto od indiretto) e stoccaggio delle bombe a grappolo che occorre ricordarlo sono ordigni lanciati da aerei od elicotteri oppure da sistemi di artiglieria, lanciarazzi e lanciamissili, che si aprono disseminando tante submunizioni più piccole (c.d. bomblets) che dovrebbero esplodere all’impatto al suolo ma che, spesso, non esplodono depositandosi nel terreno e diventando così armi letali, ne' piu' ne' meno, come le mine antipersona.

L’Italia ha ratificato la convenzione nel settembre del 2011 e non è mai stata prodruttice di bombe a grappolo ed ha distrutto tutte le dotazioni in possesso alle Forze Armate ancora nel 2015, come riporta il sito italiarappginevra.esteri.it.

Sebbene più Paesi abbiamo espresso la loro contrarietà all'iniziativa statunitense, la Commissione Europea ed il Parlamento europeo (che a metà giugno aveva votato l'ennesima risoluzione di aiuti alla Repubblica d'Ucraina) intanto non risulta si siano espressi sul punto ed ora la questione si pone all’interno dell’alleanza atlantica che ci ha sempre tenuto sin dall’inizio della crisi internazionale tra Federazione Russa e Repubblica d’Ucraina a dare un apparente segno di coesione ed univocità: ricordiamo infatti che tra i Paesi aderenti alla Convenzione vi sono anche Francia, Germania, Spagna, Danimarca, Belgio, Olanda, Regno Unito, Italia, Canada, ossia il “cuore” della Nato.

Nel frattempo la questione di come arrivare ad una pace rimane il tema del tutto assente dall'agenda internazionale, nel totale silenzio della Unione Europea ed Onu, la cui assenza per un concreto impegno per la pace rievocano le parole della celebra poesia di Bertolt Brecht "ecco gli elmi dei vinti".

"Ecco gli elmi dei vinti, abbandonati in piedi, di traverso o capovolti. E il giorno amaro in cui voi siete stati vinti non è quando ve li hanno tolti, ma fu quel primo giorno in cui ve li siete infilati senza altri commenti, quando vi siete messi sull’attenti e avete cominciato a dire si” (“Ecco gli elmi dei vinti”, Bertolt Brecht (Augsburg,10 febbraio1898–Berlino Est, 14 agosto1956).

*Commento a cura di Daniele Trabucco, Professore universitario strutturato di Diritto Costituzionale, Diritto dell’Unione Europea e Diritto Internazionale presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici/Istituto ad Ordinamento universitario «san Domenico» di Roma/Campus universitario e di Alta formazione Unudolomiti di Belluno. Associato di Diritto Costituzionale italiano e comparato e Dottrina dello Stato presso la Libera Accademia degli Studi di Bellinzona (Svizzera)/Centro Studi Superiore INDEF (Istituto di Neuroscienze Dinamuche «Erich Froom») e Filippo Borelli, avvocato del Foro di Verona. 

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