Cinque libri per coccolarsi nell’autunno 2024
Cinque romanzi selezionati e raccontati per voi, tra le recenti uscite di libreria
Dalla storia al fantasy, passando per i capolavori internazionali, ecco cinque titoli di recente pubblicazione in compagnia dei quali trascorrere questo autunno iniziato da poco.
1) Elizabeth di Ken Greenhall (Adelphi)
Elizabeth, romanzo oscuro e inquietante di Ken Greenhall edito di recente in Italia da Adelphi, è un’opera che risuona di ambiguità e seduzione, in cui la narrazione si intreccia a visioni distorte e al perturbante fascino del male. Pubblicato originariamente nel 1976, il libro si è imposto come una pietra miliare del gotico moderno, capace di manipolare le convenzioni del genere horror con una freddezza e una raffinatezza rare.
La trama ruota attorno alla figura di Elizabeth Cuttner, un’adolescente di innegabile bellezza e ambizione, che vive in una dimora decrepita insieme ai suoi genitori in una piccola cittadina rurale americana. Sin dalle prime pagine, ci appare evidente che Elizabeth non è un’adolescente comune: è intelligente, calcolatrice e dotata di un potere sinistro che sembra controllare il destino di chi la circonda. La giovane protagonista intrattiene un dialogo costante con uno specchio antico, che si rivela essere non solo un simbolo di vanità, ma anche uno strumento di contatto con forze occulte. Lo specchio, quasi un personaggio autonomo, incarna il legame tra Elizabeth e l’altrove, fungendo da intermediario con entità oscure che nutrono la sua sete di potere.
Quando la ragazza, a soli quattordici anni, va a vivere con la famiglia del padre, dopo la misteriosa morte dei genitori, tra lei e lo zio James – così come con altre figure – si instaura un rapporto di erotismo perturbante e venato sadismo, tale da far sì che il romanzo non sia un’opera adatta a tutti, ma vada letta e interpretata con un certo grado di pensiero critico, probabilmente non consigliata ai minori. Oltre alla componente del mistero, della personalità instabile, della sensualità fatta di eccessi, si aggiunge anche un tocco di mistery e di fantasy nel coinvolgimento delle streghe, da cui la stessa Elizabeth sembrerebbe discendere. Specchi, gatti, rospi, serpenti e incantesimi sono solo una piccola parte, quella più concreta e visibile, del rapporto ancestrale che la giovane intrattiene con le sue pericolose antenate. Una Lolita gotica, viene definita nella sinossi della casa editrice Adelphi, e in questa espressione così pregna di significato si cela un mondo complesso, inquietante ma anche intrigante, tutto da scoprire.
Elizabeth non si limita ad essere un personaggio del male nel senso più ampio del termine, ma è una protagonista ambigua, che incarna l’archetipo della donna manipolatrice e pericolosa, diabolica nel suo fascino e nella sua capacità di suggestionare chi la circonda. Sottile e imperturbabile, il suo agire è motivato da un desiderio di dominare e di sfuggire alle limitazioni imposte dalla società e dalle convenzioni morali; la sua evoluzione da adolescente inquieta a strega consapevole dei propri talenti è il cuore pulsante del romanzo. Tuttavia, non mancano elementi di fragilità in lei e di fatto il suo agire è mosso da una forma di ribellione alle costrizioni.
Il romanzo in libreria per Adelphi, con una potente cover dark, affronta una serie di temi universali con un approccio intenso e originale, che per qualcuno potrebbe apparire disturbante. L’adolescenza, con le sue pulsioni e insofferenze, è ritratta come un periodo di inquietudine e mutamento, ma in Elizabeth questo processo di crescita si trasforma in un percorso verso l’oscurità: la bellezza, l’innocenza e la seduzione vengono infatti utilizzate come armi di manipolazione, mentre il potere assume connotati sia magici che psicologici. Greenhall esplora magistralmente il sottile confine tra realtà e illusione, mettendo in discussione le certezze del lettore e obbligandolo a riflettere sui limiti dell’etica e della morale.
Uno degli aspetti più affascinanti del romanzo è lo stile freddo e distaccato dell’autore. Greenhall scrive infatti con una prosa essenziale, quasi chirurgica, che non indulge in inutili orpelli o descrizioni ridondanti, ma che, proprio per questo, riesce a creare un’atmosfera claustrofobica e ossessiva. La narrazione, volutamente impersonale, segue i pensieri di Elizabeth senza giudicarla, esponendo le sue azioni e riflessioni con una precisione glaciale. Questo distacco emotivo amplifica “l’orrore”, rendendo ogni atto di violenza o crudeltà ancora più inquietante nella sua apparente normalità. La descrizione dei paesaggi e dei personaggi secondari è invece ridotta al minimo, forse per lasciare al lettore il compito di immaginare e proiettare le proprie paure nei vuoti narrativi che Greenhall lascia sapientemente aperti. Dalla casa editrice la prosa dell’autore è definita in poche parole “tagliente, allucinata ma del tutto razionale”. E dunque verosimile, pur nella parvenza surreale del tutto.
Nonostante le sue evidenti qualità letterarie, ai tempi in cui uscì, e poi successivamente, Elizabeth non ricevette l’attenzione meritata sia dalla critica che dal pubblico, forse anche a causa della sua natura sottilmente provocatoria. Solo negli ultimi anni, grazie a una nuova ondata di interesse per l’horror psicologico e il gotico contemporaneo, il romanzo ha ottenuto il giusto riconoscimento. Alcuni critici letterari hanno sottolineato la sua capacità di reinventare i canoni del romanzo gotico, paragonandolo per atmosfere e temi a classici come Carmilla di Sheridan Le Fanu e Il giro di vite di Henry James. I lettori, specialmente dopo la riedizione di Adelphi, hanno accolto invece con estremo favore questa storia di inquietante splendore, elogiando la costruzione della protagonista e la densità tematica del libro.
Ken Greenhall stesso, in rare interviste, ha dichiarato di aver concepito Elizabeth come una figura di potere e di ribellione contro le strutture patriarcali. Andando a ripescare una delle sue dichiarazioni del 1977 a Conversations with Horror Writers, affermò che “Elizabeth è il riflesso delle forze che la società non può controllare. Lei è ciò che accade quando non si pone limite alla volontà individuale”. Queste parole incarnano perfettamente il senso di minaccia che pervade l’intero romanzo, dove la libertà individuale diventa una forza distruttiva e irreversibile.
Lo consigliamo perché: Elizabeth è un capolavoro dell’horror e del mistery gotico, una discesa nelle tenebre dell’animo umano che, pur facendo leva su elementi soprannaturali, pone domande profonde sulla natura del potere, del desiderio e della trasgressione. Un libro che non si dimentica facilmente, come una figura che ci osserva, invisibile, da dietro uno specchio.
2) Starling House di Alix E. Harrow (Mondadori Oscar Fabula)
È giunto in Italia in copertina originale grazie a Mondadori e alla nota collana Oscar Fabula, apprezzata soprattutto dalle giovani generazioni, il romanzo Starling House di Alix E. Harrow, un riuscito intreccio di fantasy gotico e horror contemporaneo, che seduce il lettore con una trama oscura e suggestioni profonde. Ambientato in una cittadina americana dall’atmosfera sinistra e decadente, il romanzo ruota attorno a una casa misteriosa, la Starling House, che custodisce segreti dimenticati e pulsioni pericolose. Si tratta del luogo in cui visse cent’anni prima la misteriosa scrittrice E. Starling – da cui il nome della dimora –, autrice del celebre romanzo Il Sottomondo: è ovviamente un’opera di fantasia immaginata dall’autrice, che tuttavia, grazie alle descrizioni precise e alle descrizioni suggestionanti, portano a immaginare con verosimiglianza una donna e un romanzo realmente esistiti.
La protagonista della nostra storia, Opal, è una giovane donna che combatte ogni giorno per sopravvivere. Orfana e abituata a prendersi cura del fratellino Jasper, Opal è il prototipo dell’eroina resistente e disincantata, il cui pragmatismo feroce la rende una figura di grande forza e impatto emotivo. Quando la conosciamo, all’inizio del libro, vive di lavori precari, cercando di sfuggire alla trappola della miseria e a un passato ingombrante; tuttavia, Opal è inspiegabilmente attratta da Il Sottomondo sin da quando era bambina e di conseguenza anche da Starling House, un luogo avvolto da leggende e maledizioni che sembra chiamarla da lontano con una forza irresistibile.
La casa, vero e proprio cuore pulsante del romanzo, è sorvegliata da Arthur Starling, l’ultimo discendente di una dinastia antica segnata dal destino. Arthur, personaggio cupo e tormentato, è a sua volta legato alla dimora da una serie di vincoli e obblighi che trascendono la logica e la realtà quotidiana, sfociando quindi nell’ambito del fantasy e del realismo magico, con una predilezione per il goticismo anglosassone. La sua relazione con Opal, un misto di diffidenza e desiderio, diventa uno dei fili narrativi più intricati del romanzo, arricchendo l’intera trama di una tensione psicologica e romantica in grado di amplificare la profondità e la caratterizzazione dei personaggi.
Starling House è un ottimo romanzo di genere che esplora con leggerezza e con una narrativa scorrevole tematiche complesse, tra cui il desiderio di appartenenza, il potere distruttivo dei segreti, il confronto tra realtà e mitologia. La casa, con i suoi corridoi infiniti e le ombre animate, rappresenta non solo un luogo fisico, ma anche una dimensione simbolica in cui si concentrano paure, desideri repressi, nonché la tensione verso l’ignoto. L’elemento gotico si mescola quindi abilmente con una riflessione sui legami familiari, sul peso della storia e sulla possibilità di redenzione, creando un’atmosfera che ricorda le opere di Shirley Jackson e Neil Gaiman.
Alix E. Harrow, già nota e apprezzata a livello mondiale per i suoi romanzi precedenti Le diecimila porte di January e Le streghe in eterno (sempre editi da Mondadori nella collana Oscar Fabula), utilizza qui una scrittura evocativa e lirica, capace di dare vita a immagini potenti, creando atmosfere dense. La sua prosa è ricca, ma mai eccessivamente ornata; ogni parola sembra scelta con cura per creare un effetto ipnotico, che trascina il lettore in un mondo dove il confine tra sogno e incubo si assottiglia fino a scomparire. La narrazione, alternando momenti di introspezione profonda a sequenze d’azione e suspense, è costruita con una sapiente dosatura di colpi di scena e rivelazioni che mantengono alta l’attenzione del lettore fino all’ultima pagina.
Uno dei punti di forza del romanzo risiede senza dubbio nella costruzione dei personaggi. Opal, con la sua testardaggine e il suo desiderio di riscatto, è una protagonista vivida e complessa, lontana dagli stereotipi dell’eroina femminile convenzionale. Allo stesso modo, Arthur, enigmatico e ferito nel profondo, incarna la figura del guardiano silenzioso e tormentato, il cui passato è intrinsecamente legato alle ombre della casa. Entrambi sono costantemente in bilico tra la volontà di sfuggire al loro destino e l’impossibilità di farlo, tanto che questo conflitto interiore costituisce uno degli aspetti più affascinanti del romanzo.
In un’intervista con Locus Magazine, Alix E. Harrow ha rivelato che la sua ispirazione per Starling House è nata dall’amore per le vecchie dimore abbandonate e per il folklore oscuro che spesso le circonda: “Le case hanno memoria – ha dichiarato l’autrice – e questa memoria può diventare una prigione o un rifugio, a seconda di chi la abita”. La Harrow ha inoltre sottolineato come il suo intento fosse quello di esplorare la tensione tra il desiderio di libertà e il peso delle radici, un tema che risuona potentemente lungo l’intera narrazione.
Entusiasta la ricezione dell’opera da parte tanto della critica quanto del pubblico. Molti hanno lodato la capacità di Harrow di creare un’ambientazione suggestiva e angosciante, arrivando in qualche caso a paragonare Starling House a opere come Hill House di Shirley Jackson – a cui probabilmente l’autrice si è almeno in parte ispirata – per il suo uso sapiente dell’elemento soprannaturale e per lo spessore dei personaggi. «Questa è la storia di Starling House e del romanzo che le ho dedicato – ha scritto Alix nei ringraziamenti finali a proposito della genesi dell’opera – Ha avuto origine da un sogno, come capita a molte case. All’epoca vivevo ancora in Kentucky, ma mi stavo preparando a partire: scorrevo i siti web delle agenzie immobiliari, impacchettavo vecchi abitini da neonato, cercavo di convincere i nostri amici a trasferirsi con noi. Avevo già cambiato casa prima di allora – l’avevo fatto diverse volte, a dire il vero –, perciò avevo un sogno che conoscevo bene: speravo di trovare il modo di rimanere.
I sogni non si trasformano in case (o libri) senza il tempo, il talento, l’impegno, l’affetto, la pazienza e la pura volontà di decine di persone. L’ingiustizia sta nel fatto che, se è ben fatto, quando arrivano gli ospiti il lavoro risulta praticamente invisibile». Eppure in questo caso si può ben dire che il lungo e accurato lavoro di immaginazione, di scrittura e di editing dell’autrice – insieme alla casa editrice – è alquanto evidente nell’ottimo risultato raggiunto.
Lo consigliamo perché: Starling House è un romanzo che brilla per la sua originalità e per la capacità di esplorare i meandri dell’animo umano attraverso il filtro del gotico e del fantastico. È un’opera di valore, capace di catturare il lettore con il suo intreccio avvolgente e con personaggi indimenticabili, destinata a lasciare un segno nella letteratura contemporanea di genere.
3) Il mantello d’inverno di Elizabeth Chadwick (Tre60)
Ci immergiamo ora nelle atmosfere storiche della Normandia nel XII secolo, una terra a cui la celebre autrice di libri storici Elizabeth Chadwick non è particolarmente avvezza; siamo infatti abituati a leggere le vicende delle sue appassionanti eroine in Inghilterra, in Irlanda o in Francia, ma in questo caso ci dirigiamo verso il grande Nord grazie a un’opera di rara intensità, che ancora una volta si distingue per la capacità di trasportare il lettore nel cuore del Medioevo, epoca tanto affascinante quanto spietata. Il mantello d’inverno, recentemente arrivato nelle librerie italiane grazie a Tre60 (che detiene i diritti della Chadwick per tutte le sue opere, molte delle quali da noi già recensite) è ambientato a partire dal 1067 e intreccia abilmente fatti storici con vicende immaginarie, offrendo un affresco vivido e vibrante del periodo. La Chadwick, tra le autrici più acclamate della narrativa storica contemporanea, tradotta in 24 Paesi e definita dalla celebre Historical Novel Society “la migliore autrice di fiction medievale dei nostri tempi”, ci regala questa volta una storia che, seppur radicata in tempi e luoghi lontani, è intrisa di una sensibilità umana che risuona fino ai giorni nostri.
Al centro della trama troviamo Waltheof, conte di Northumbria, e Giuditta, la bella nipote del re Guglielmo di Normandia. La passione sboccia velocemente e si concretizza in un matrimonio anche politicamente strategico, tuttavia la loro vita insieme si rivelerà tormentata, burrascosa, mai del tutto serena; la figura di Waltheof non gode di troppa simpatia né in famiglia né a corte, tanto da arrivare in breve tempo alla sua condanna a morte per tradimento. È in questo momento che entra in scena Simone di Senlis, il fedele scudiero del deceduto conte, per cui perde la testa proprio la figlia di Waltheof e Giuditta. Simone e Matilde diventano quindi i nuovi, veri protagonisti di questo romanzo storico che si trasforma in una focosa vicenda d’amore, mai scevra di pregiudizi, malcontento, ostacoli. Costretti a separarsi per la partenza di Simone verso la Terra Santa – non dimentichiamoci che ci troviamo proprio nel periodo delle Crociate –, i due saranno costretti a mettere più volte a dura prova il loro legame, contro nemici più o meno dichiarati.
Tutte le figure presenti in questo libro, storicamente esistite, sono ritratte dalla Chadwick come personaggi di straordinaria complessità, le cui scelte e il cui destino si fondono con quelli della Storia. «Si dice che Giuditta abbia tradito il marito denunciandolo a Guglielmo, ma che dopo l’esecuzione di Waltheof fosse in preda al rimorso. Leggendo tra le righe, penso che si aspettasse che lo zio esiliasse Waltheof come aveva esiliato molti altri signori inglesi che gli si erano ribellati, e rimase scioccata quando invece fu decapitato». Capiamo da queste riflessioni dell’autrice che, restando fedele al suo percorso letterario, la sua attenzione si concentra ancora una volta su quelle donne che, con il loro agire e con il potere acquisito, sono state in grado di mutare il corso degli eventi; donne che non sono né regine di ferro, né fragili creature da manipolare, ma personaggi dalle mille sfaccettature come verosimilmente furono, in un’epoca di intrighi, tradimenti, battaglie, incertezze, ambizioni per cui si era disposti a tutto.
Il mantello d’inverno, presentato con poche ma significative frasi dalla casa editrice Tre60 - «Due donne, due destini in lotta tra cuore e dovere» - arriva dopo la celebre trilogia dedicata ad Eleonora d'Aquitania e ad altri romanzi di successo come La principessa d’Irlanda, La corona contesa, La prima dama della regina e La favorita del re, tutti autoconclusivi. Tradotto da Ilaria Katerinov, ci trasporta con abilità e pathos nella Normandia del 1067, subito dopo la famosa Battaglia di Hastings. Il romanzo si apre con la figura di Sibilla, dama di compagnia della nobile Giuditta, nipote di Guglielmo il Conquistatore, che si chiede come siano fatti gli inglesi. Ciò accade perché, mentre Guglielmo torna trionfante in Normandia con un ricco bottino e ostaggi inglesi, Giuditta osserva insieme alla sua dama con orgoglio lo zio che ora è anche re d’Inghilterra. Tra i prigionieri, spicca il giovane Waltheof Siwardsson, conte di Huntingdon e Northampton, che con la sua presenza segnerà il destino della stessa Giuditta.
Il romanzo esplora con delicatezza le dinamiche di potere, i conflitti personali e la fedeltà ai legami familiari in un’era dura e feroce. La Chadwick, grazie alla sua abilità narrativa, rende vivide le ambientazioni medievali e dà vita a personaggi variegati, intrisi di emozioni e desideri che, nonostante l’epoca, restano straordinariamente moderni. Il tema dell’onore, della conquista e delle scelte personali sono centrali, mostrando le profonde lacerazioni interiori dei protagonisti. Come sempre, la scrittura della Chadwick si distingue per il suo ritmo avvincente e per le descrizioni minuziose: il Medioevo si forgia nelle sue pagine, anche grazie alla meticolosa ricerca storica che l’autrice è solita fare: «Una nota per i lettori che sono interessati a sapere quanto di questa storia sia vero e quante libertà mi sono presa. È una domanda difficile cui rispondere, perché alcune ricerche sono stare a dir poco contradditorie e sfuggenti», ci tiene a spiegare l’autrice stessa in coda al volume.
Il successo de Il mantello d’inverno non si deve però solo alla precisione storica, ma anche alla capacità di rendere accessibili temi universali, suscitando grande apprezzamento sia dal pubblico che dalla critica. Centrale è ad esempio il tema dell’amore, che nelle sue opere non è mai ridotto a semplice romanticismo, ma è anzi presentato come una forza che talvolta plasma i destini dei personaggi, sebbene sia spesso anche la causa di sconquassamenti interiori, specie in un contesto in cui i doveri si ponevano in contrapposizione ai piaceri. Qualunque relazione non può quindi che essere complessa per risultare credibile in conformità al periodo storico, spesso fatta di compromessi, rinunce e passioni trattenute, simbolo di una società in cui i sentimenti erano spesso sacrificati sull’altare dell’obbedienza e della lealtà.
In questo, come negli altri suoi romanzi, la Chadwick possiede la capacità straordinaria di evocare atmosfere lontane facendole sembrare vivide e presenti. Le descrizioni della vita medievale sono dettagliate, intrise di particolari che non risultano mai pedanti, ma anzi migliorano la narrazione, immergendo il lettore in un tempo straniero, eppure familiare. L’autrice ha dichiarato in un’intervista alla Historical Novel Society che “il Medioevo non è solo un periodo storico, ma una dimensione mentale”; la sua scrittura fluida e al contempo impreziosita da un vocabolario ricercato genera una profondità emozionale che rende ogni pagina densa di significato.
Lo consigliamo perché: Elizabeth Chadwick è una delle voci più autorevoli della narrativa storica anglosassone. Ha pubblicato numerosi bestseller, tutti ambientati nel Medioevo, periodo che ha approfondito non solo tramite studi accademici, ma anche attraverso la pratica del reenactment, una forma di ricostruzione storica che permette di vivere in prima persona alcuni aspetti della vita medievale. Questo approccio immersivo si riflette chiaramente nella sua scrittura, che combina accuratezza e narrativa avvincente. Le sue opere sono quindi perfette per gli amanti del romanzo storico, specie per chi è affascinato dal Medioevo.
4) L’emporio del cielo e della terra di James McBride (Fazi Editore)
Passiamo ora a un successo internazionale appena edito in Italia grazie a Fazi Editore che suggeriamo molto volentieri, anche a fronte del riscontro strepitoso ricevuto nel resto del mondo, con oltre un milione di copie vendute solo negli Usa. L’emporio del cielo e della terra, di James McBride, è un potente romanzo ambientato nell’America degli anni Trenta, che intreccia magistralmente la storia di due comunità marginalizzate: persone di colore ed ebrei immigrati. Pubblicato in italiano con la traduzione di Silvia Castoldi, il libro esplora le tensioni sociali di Chicken Hill, un quartiere di Pottstown in Pennsylvania, dove Moshe e Chona, coniugi ebrei di origine europea, gestiscono un piccolo emporio. Qui la comunità vive tra lotte quotidiane e atti di solidarietà, in un contesto dove razzismo e segregazione sono inevitabili parti della realtà.
Al centro della vicenda troviamo gli amabili Moshe e Chona, personaggi di straordinaria umanità. Moshe, un ebreo rumeno proprietario di un teatro, e Chona, una donna forte e generosa, conducono un’esistenza semplice ma significativa, diventando presto punto di riferimento per la comunità locale. La loro vita si complica però quando i vicini, Nate e Addie, chiedono aiuto per nascondere il nipote Dodo, un ragazzo sordo di dodici anni rimasto orfano: le autorità vogliono rinchiuderlo in un istituto per disabili, ma Chona, legata al giovane da un affetto quasi materno, è fortemente intenzionata a proteggerlo. Tuttavia, accade che un medico razzista, Doc Roberts, viene a sapere dei loro piani e cerca di ostacolarli in tutti i modi, riuscendo infine a portare via Dodo con la forza; sebbene tutto sembri perduto, la comunità intera si unisce per salvare il ragazzo, in un gesto che simboleggia la forza della solidarietà.
Chona, coraggiosa e generosa, è la protagonista femminile del romanzo, una vera eroina senza tempo; nonostante soffra di una malattia debilitante, riesce infatti a ispirare chi le sta intorno con la propria personalità indomita. Moshe, innamorato di lei, rappresenta l’altra metà di questa coppia che, con astuzia e compassione, cerca di mantenere viva la grande famiglia acquisita di cui fanno parte. C’è poi Dodo, con la sua sordità e un passato tragico, che a poco a poco diventa il fulcro emotivo della storia, mentre Doc Roberts incarna il razzismo e la brutalità di un’epoca in cui i pregiudizi dominano ovunque.
Come è facile intuire da questa breve trama qui raccontata, il romanzo affronta temi universali di grande importanza: l’ingiustizia sociale, la lotta per la sopravvivenza e il potere redentivo dell’amore, in tutte le sue sfaccettature. McBride ci porta a riflettere, con eleganza e maestria narrativa, su come le dinamiche di potere e di esclusione siano presenti tanto nel passato quanto nel presente, e su quanto sia quindi fondamentale la fratellanza tra i più deboli. In particolare, la convivenza tra ebrei e afroamericani a Chicken Hill offre uno sguardo profondo sulle difficoltà dell’integrazione e sui pregiudizi che ancora oggi affliggono la società americana.
James McBride, autore ben noto per aver vinto nel 2013 il National Book Award, possiede una capacità rara e preziosa di rendere vive tanto le atmosfere quanto i personaggi. La sua scrittura è fluida ma al contempo ricca di dettagli, in grado di alternare momenti di grande tensione a sprazzi di ironia sottile; il suo stile è inoltre arricchito da un’ironia pungente e da un profondo senso di umanità che pervade ogni pagina. I personaggi di McBride ci appaiono tutti complessi e tridimensionali, mai semplici stereotipi, ma esseri umani con pregi e difetti, in grado di suscitare empatia e riflessioni.
In un’intervista a The New York Times, l’autore ha descritto questo romanzo come “una storia di bontà, amore e accettazione”, ispirata dalla sua esperienza giovanile come consulente in un campo estivo per bambini disabili. Ha affermato anche che “il romanzo parla di comunità, di persone unite per una causa comune”, aggiungendo che “in un mondo sempre più diviso, abbiamo bisogno di storie che ci ricordino il potere della solidarietà”.
McBride ha anche condiviso con i lettori le motivazioni della sua scelta di ambientare il romanzo in Chicken Hill: “Volevo raccontare la storia dell’America attraverso gli occhi di chi è stato escluso, di chi ha vissuto ai margini, perché è lì che spesso si nasconde la vera umanità”, ha spiegato ai microfoni di The Washington Post.
L’emporio del cielo e della terra ha conquistato critica e pubblico, restando in vetta alle classifiche americane per oltre trenta settimane. Considerato uno dei romanzi più importanti del 2023, ha venduto oltre un milione di copie negli Stati Uniti ed è stato incluso nella lista dei libri preferiti da Barack Obama. La critica ha elogiato il romanzo per la sua capacità di affrontare temi complessi con una leggerezza apparente ma mai superficiale, definendolo “un inno alla solidarietà e all’umanità” (The Guardian).
Per chi ancora non conoscesse l’autore e le sue opere precedenti, ricordiamo che James McBride, nato a New York nel 1957 da padre afroamericano e madre ebrea polacca, è un autore poliedrico: giornalista, musicista jazz e sceneggiatore per registi del calibro di Spike Lee, ha avviato la sua carriera letteraria con il memoir Il colore dell’acqua, che ha venduto oltre due milioni di copie ed è diventato un classico americano. Nel 2013 ha vinto il National Book Award con The Good Lord Bird (in Italia pubblicato sempre da Fazi con il suo titolo originale solo nel 2021), confermandosi un punto di riferimento per la narrativa americana contemporanea. McBride continua a vivere e lavorare nel New Jersey, dove si dedica alla musica e alla scrittura, sempre con uno sguardo attento alla realtà sociale e ai diritti civili. A sua firma sempre per Fazi trovate anche Il diacono King Kong (gennaio 2023).
Lo consigliamo perché: è l’ultimo lavoro di un autore destinato a entrare nella storia della letteratura, ammesso che già non ne faccia parte. Le tematiche di grande spessore, la narrativa semplice ma intrigante e l’impegno sociale ne fanno una delle voci più autorevoli e importanti dell’editoria odierna.
5) Ritorno a casa di Kate Morton (HarperCollins)
Ritorno a casa, ultimo romanzo di Kate Morton edito in Italia da HarperCollins, arrivato da poco nelle librerie, è un’opera avvolgente che fonde il mistero con il dramma familiare, costruendo una trama intricata intessuta di segreti, ricordi e rivelazioni inaspettate. Il libro si apre su una vicenda tragica che segnerà le vite di più generazioni, trascinando il lettore in un viaggio emotivo tra il passato e il presente.
Ambientato tra l’Australia e l’Inghilterra, Ritorno a casa si svolge principalmente nel 1959, anno in cui una tragedia sconvolge la tranquilla Adelaide Hills: la famiglia Turner viene trovata morta in circostanze misteriose nella loro grande e antica dimora. Questo evento drammatico avrà delle inconsuete conseguenze sulla protagonista Jess, che nel 2018, diventata ormai un’abile giornalista, si ritroverà a fare i conti con il proprio passato mentre è alla ricerca di una storia forte da raccontare: non avrebbe però mai potuto immaginare in che genere di storia si sarebbe imbattuta e quanto questa abbia a che fare con la sua vita.
Quando la nonna Nora, una figura chiave per lei, viene ricoverata in ospedale, Jess torna infatti in Australia da Londra, dove abita, e scopre nelle stanze dimenticate di Darling House, la sua casa d’infanzia, un vecchio libro dove è narrata la vicenda dei Turner. Da qui inizia un’indagine che non solo riapre ferite mai rimarginate, ma che è destinata a portare a galla segreti sepolti ormai da decenni.
Il romanzo si dipana attraverso un sapiente intreccio di piani temporali, alternando la voce di Jess, impegnata a risolvere il mistero, con i racconti di coloro che vissero gli eventi passati, permettendo così al lettore di immergersi completamente in entrambe le epoche.
Jess, la protagonista appunto, è un personaggio sfaccettato e molto credibile nella sua ambivalenza; segnata da un’infanzia difficile e da un rapporto intenso con la nonna Nora, è divenuta una donna forte ma enigmatica. La sua figura rappresenta il punto di congiunzione tra il passato e il presente, essendo allo stesso tempo figlia delle sue esperienze personali e investigatrice della storia familiare. Attorno a lei ruotano altri personaggi altrettanto affascinanti, come Polly Turner, la madre vittima della tragedia, e suo marito Tommy: la natura della loro relazione travagliata è ovviamente al centro del mistero.
In queste quasi 600 pagine intense ma mai noiose vengono affrontati temi universali e profondi, come la famiglia, la memoria, l’identità. Il concetto di “casa”, tanto fisico quanto emotivo, è centrale in tutto il libro: la dimora dei Turner diventa infatti un simbolo delle radici e delle ombre che i protagonisti non possono evitare di affrontare, inoltre la ricerca della verità fa i conti con la necessità di riconciliare il presente con le ferite del passato, rivelando come i segreti familiari possano influenzare le generazioni successive.
Altra tematica dominante è poi quella della maternità, intesa non solo come legame biologico, ma anche come forma di cura e protezione che attraversa il tempo. La figura di Nora incarna questo ruolo, ponendosi come pilastro su cui Jess costruisce il proprio percorso di vita, sebbene la sua storia riveli come anche le madri possano custodire dolori inconfessabili.
Lo stile di Kate Morton è avvolgente e suggestivo, denso di dettagli che catturano l’atmosfera di luoghi e tempi differenti. La sua abilità nel mescolare il mistero con il dramma familiare, senza perdere mai di vista le emozioni più intime dei personaggi, rende la lettura affascinante e immersiva. I dialoghi sono misurati, i paesaggi vividi e ogni elemento narrativo è calibrato con cura per mantenere il lettore sospeso tra il desiderio di scoprire la verità e la necessità di comprendere le dinamiche emotive dei protagonisti.
Un punto di forza del romanzo, in particolare, è la maestria con cui Morton gestisce i piani temporali. L’alternanza tra passato e presente non solo aggiunge suspense alla trama, ma permette di vedere la complessità degli eventi da diverse prospettive, arricchendo così la caratterizzazione dei personaggi e la profondità del mistero.
Kate Morton, in un’intervista per The Guardian, ha dichiarato che con Ritorno a casa voleva esplorare “come i segreti e i silenzi di una famiglia possano modellare il destino di chi viene dopo”. Ha spiegato inoltre che la scelta di ambientare parte della storia in Australia deriva dal suo desiderio di “scrivere su casa e lontananza”, temi che considera centrali per la comprensione delle dinamiche familiari.
Questo suo ultimo lavoro, come d’altra parte anche i precedenti, ha ottenuto un ampio consenso sia da parte del pubblico che della critica. I lettori hanno elogiato la già nota capacità dell’autrice di creare storie intense e di tessere trame intricate, avvincenti; anche la critica e la stampa hanno riconosciuto la qualità della scrittura della Morton, lodando in particolare la sua abilità nel combinare elementi di mistero con temi emozionali di grande impatto. Il libro è stato considerato uno dei migliori romanzi dell’anno nel suo genere, un perfetto connubio di intrigo e dramma familiare.
Kate Morton, nata nel 1976 in Australia, è una delle autrici di narrativa più amate degli ultimi anni. Ha esordito con il romanzo Ritorno a Riverton Manor, che l’ha catapultata verso il successo internazionale; i suoi libri, tradotti in 38 lingue, hanno venduto oltre 10 milioni di copie in tutto il mondo. Tra i suoi titoli più celebri si annoverano Il giardino dei segreti e I segreti della casa sul lago. Laureata in letteratura inglese, è conosciuta soprattutto per la sua abilità nel fondere mistero, storia e complessi rapporti familiari all’interno delle sue opere.
Lo consigliamo perché: traendo spunto da ciò che ne scrive il Publishers Weekly, questo romanzo è “un’epopea inquietante che coinvolge le morti misteriose di una famiglia benestante nel sud dell’Australia. Il capolavoro di Morton”. Se già prima l’autrice era considerata una grande penna di questa epoca, vale davvero leggerne il suo libro più bello.