Il successo di Wanna Marchi è la prova che a noi italiani piacciono i furbi

Dominò il palinsesto televisivo nostrano per almeno un decennio. Wanna Marchi è la prova che, sotto sotto, gli italiani ammirano il truffatore, non il truffato

Di Giuseppe Vatinno
Wanna Marchi
MediaTech

Wanna Marchi, la regina della tv che accumulò 64 miliardi di lire: ma il suo successo glielo garantì l'italiano medio...

Su una cosa si può essere totalmente d’accordo con Wanna Marchi e cioè quando urlava con fare ducesco: “I coglioni vanno inculati, cazzo!”, così si esprimeva rudemente ma efficacemente anni fa la regina delle televendite italiane. Una donna lei che, insieme alla figlia Stefania Nobile (debutta nel 1983), ha flagellato le orecchie degli spettatori italioti che si sentivano irresistibilmente attratti dalle sue urla acute, dal suo look irritante, dai suoi modi volgari e popolani.

La Marchi è un’estetista di ormai 80 anni che alla fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 si accorse dell’enorme potere che davano le televisioni private e lo sfruttò con una metodologia che non esiterei a definire “scientifica” e precorritrice degli odierni influencer sulla Rete.

L’imbonitrice bolognese vendeva creme e cremette alle alghe e similari che definiva “scioglipancia” al modico prezzo di 100.000 lire di allora, una somma enorme. Come spesso avviene nel nostro Paese divenne famosa, una vera icona del trash ed ora alcune sue urla sono diventati oggetti di culto per i feticisti della Tv che ne hanno orgasmi spirituali e anche fisici.

Le cose filarono bene per un decennio e le entrate furono stellari, ma all’inizio degli anni ’90 arrivarono i guai. Nel 1990 “WM” venne arrestata e condannata a 1 anno e 1 mese per bancarotta fraudolenta. Nel 1996 la ritroviamo però insieme alla figlia Stefania Nobile e al mitico sedicente mago Mario Pacheco do Nascimento, un altro oggetto di culto feticistico per la Rete. Si dice che servisse a piedi nudi il caffè a casa di un misterioso marchese, “Attilio Capra de Carré”. Sembra un film di Renzo Arbore, ma è la realtà.     

Striscia la notizia fa uno scoop a proposito di una serie di truffe riguardanti la serie di numeri personalizzati del lotto, amuleti e kit per riti all’olio, aglio e peperoncino con una spruzzatina di edera spiccata dagli arbusti di una provvidenziale pianta aziendale. Anche “Mi manda Rai Tre” condotta da Piero Marrazzo si occupa della sua condotta. Nel gennaio 2002 la figlia, “WM” e il mago vengono arrestati dopo una denuncia e si scopre che la somma lucrata sarebbe stata di 64 miliardi di lire. Una cifra astronomica.

La Marchi e la Nobile vengono condannate per truffa aggravata insieme al mago di colore che nel frattempo era fuggito in Brasile, come in un film comico anni ‘60 di Franco e Ciccio. Do Nascimento beneficia di un indulto e gli resta un solo anno di carcere che non farà mai perché non viene mai richiesto il mandato di cattura internazionale sebbene si sappia che sta a Salvador de Bahia e se la passa molto bene.

La sentenza passa in giudicato con condanne per Wanna Marchi a 9 anni e sei mesi e 9 anni e 4 mesi per Stefania Nobile. In seguito il duo familiare viene condannato anche per bancarotta fraudolenta e arrestate nuovamente. Ma tra sospensioni di pena e similari –siamo in Italia- ce li ritroviamo dopo pochi anni nuovamente in giro e ricompaiono in video. David Parenzo le invita subito a “La Zanzara” su Radio 24 mentre Maurizio Costanzo, a cui già incominciava a sibilare la s, le invita a “L’Intervista” su Canale 5.

A settembre Netflix manda in onda la docu-serie “Wanna” di Alessandro Garramone che ne ha fatto un efficace ritratto sociologico. Ma veniamo al punto. Le storie della Marchi e del mago sono rimarchevoli non per la storia criminale del nostro Paese quanto per le analisi sociologiche che si possono compiere su di esse.

Da quanto si evince, l’italiano medio è lusingato, attratto e ammirato da truffatori e similari perché sotto sotto tifa per il truffatore stesso e non per il truffato. Alla fine prevale il lassismo enotrico per cui “non ha ammazzato nessuno” e anzi magari si pensa pure di imitare questi personaggi per fare soldi. E quanti ce ne sono di questi.

Basti pensare agli amministratori di condominio ladri che, tra l’altro, sono protetti proprio dalla legge visto che l’appropriazione indebita, ad esempio, è considerata da alcune procure come un “reato minore” perché non desterebbe “allarme sociale”. Certo che i casi sono diversi. E se per i condomini la dabbenaggine non è eccessiva per chi compra lozioni magiche lo è certamente, da cui l’appoggio incondizionato alla dichiarazione di apertura di “WM” di questo articolo.

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