Malattie epatiche, killer silenziosi per un fegato che non si lamenta

Scoperti gli indicatori per prevenire il rischio di ammalarsi fin da giovani

di Daniele Rosa
Medicina

 

Malattie epatiche, killer silenziosi per un fegato che non si lamenta

La malattia epatica cronica è un killer silenzioso che si insinua, si sviluppa negli anni senza sintomi evidenti alimentata da eccesso di alcool, infezioni da virus dell'epatite o steatosi epatica iin un contesto, magari, di sovrappeso o peggio obesità. Solo negli passaggi finali della malattia, il fegato, sempre silenzioso, comincia a lamentarsi, ma la cirrosi o il cancro sono spesso troppo avanzati. Quindi l’obiettivo principale della medicina è scoprire in tempo questa patologia. Oggi una ricerca pubblicata su “The Lancet” misura otto variabili che possono dare al medico informazioni per identificare, tra i “sani”, quelli che sono a rischio di sviluppare una grave malattia del fegato. Coordinatore della ricerca è Pere Ginès, consulente dell'Hospital Clínic Hepatology Service e capo del gruppo IDIBAPS Chronic Liver Diseases. Spiega così i risultati: ”Abbiamo cercato di renderlo facile da calcolare, economico, accessibile a tutti i sanitari. Include otto variabili: l'età, il sesso e sei variabili analitiche che sono nelle analisi convenzionali che una persona esegue in un check-up”.

 

Malattie epatiche, un rilevatore per migliorare gli screening a largo spettro

Questo strumento potrà diventare un rilevatore precoce per migliorare gli “screening” della popolazione. Fino ad ora il medico non aveva gli strumenti adeguati per rilevare l’arrivo della malattia epatica. Ma come si sviluppa la malattia sul fegato? Ginès risponde che “Succede che qualcosa ferisce il fegato. Questo qualcosa è molto variabile, ma il più delle volte si tratta di virus dell'epatite, che causano l'infezione.  L'altra causa principale è il consumo di alcol, non necessariamente straordinario, ma a volte in limiti normali, ma può danneggiarlo. Altra causa, oggi molto frequente, è associata all'obesità, al sovrappeso e al diabete. Più grasso nel fegato, alla lunga, porta ad  infiammazione. Infiammazione che crea cicatrici (fibrosi). Il fegato perde elasticità, si indurisce e ciò favorisce la cirrosi. La peggiore evoluzione è poi il tumore al fegato. E questo si associa all’obesità, al sovrappeso ma anche ad alcool o epatite”. Per fortuna la progressione della malattia puo’ essere fermata se scoperta in tempo. Ad esempio i pazienti affetti da epatite C possono ora, ad esempio, essere curati con la nuova generazione di antivirali.

Malattie epatiche, un nuovo profilo dei pazienti

 

Nella ricerca è stato fatto anche un profilo dei pazienti. Solo 15 anni fa, oltre il 50% delle persone affette da una malattia epatica cronica avanzata con cirrosi ,aveva l'epatite C. O l'epatite C combinata con un uso rischioso di alcol. Ora l'epatite C è al minimo mentre la problematica più diffusa è il fegato grasso metabolico, associato a sovrappeso e obesità. E le previsioni dei medici confermano che questo trend continuerà ad aumentare in futuro, e in maniera drastica. I "junk food" sono sul tavolo degli imputati anche se le persone non sono del tutto coscienti del pericolo.Peggiore è cibo, più sedentaria è la vita, prima si sviluppa la cirrosi. Una conferma a questo assunto si vede chiaramente negli Stati Uniti, dove si è cominciato a vedere cirrosi negli adolescenti: fast food, molti carboidrati, grassi, poche verdure e poco esercizio. Sui 30 anni si aumenta di peso e si puo' sviluppare la malattia verso i 60 senza sintomi premonitori. Per quanto riguarda il consumo di alcool il ricercatore conferma che “La maggior parte delle persone che diagnostichiamo per la cirrosi alcolica non sono state ubriache nella loro vita. Ubriacarsi è l'effetto acuto dell'alcol sul sistema nervoso centrale, sul cervello; ma l'effetto cronico è quello che colpisce altri organi e quello che ne risente di più è il fegato. Più si beve, più aumenta il rischio. E se, inoltre, sei obeso o diabetico, ancora di più”. Come difendersi? Secondo il ricercatore ci sono tre alternative terapeutiche: “ Il primo è di rimuovere l'agente eziologico e, se questo si ottiene, è molto efficace, specialmente se si fa presto; il secondo è di correggere e cercare di prevenire le complicanze che si verificano nel paziente, come le infezioni; l'ultima alternativa è la più drastica, il trapianto. Con questi obiettivi di cercare di identificare precocemente le malattie del fegato, ciò che vogliamo ottenere è di non avere la necessità di utilizzare il trapianto. Questa nuova scala di rischio potrà indirizzare i sanitari in giusti consigli preventivi”.

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