Aborto, Fdi presenta un nuovo ddl "pro-life"

Il senatore Roberto Menia chiede il riconoscimento della capacità giuridica nel concepito

Politica

Il testo presentato in Senato da Menia: "Indispensabile individuare con chiarezza il significato giuridico di essere umano"

È arrivato in Senato un nuovo disegno di legge (ddl) "pro-life", targato Fratelli d'Italia (Fdi). Dopo il ddl presentato da Forza Italia a inizio legislatura arriva quello del senatore di Fdi Roberto Menia, intitolato "modifica dell'articolo 1 del codice civile in materia di riconoscimento della capacità giuridica ad ogni essere umano".

Obiettivo del disegno di legge, che ricalca nei contenuti il testo di ottobre, a firma Maurizio Gasparri, è "dichiarare che ogni uomo ha la capacità giuridica in quanto uomo, cioè che la soggettività giuridica ha origine dal concepimento, non dalla nascita".

"Si tratta di riconoscere, anche nell’ambito giuridico, che embrione, feto, neonato, bambino, ragazzo, adolescente, giovane, adulto, anziano, vecchio sono diversi nomi con cui si indica una identica realtà, un identico soggetto, lo stesso essere personale, lo stesso uomo", spiega il senatore Menia.

Secondo il relatore del testo, "urge una completa disciplina dell’intervento manipolatore dell’uomo nell’ambito della genetica. Per questo  è preliminare la definizione dello statuto giuridico dell’embrione umano, come richiesto anche dal Parlamento europeo nelle due risoluzioni del 16 marzo 1989 sui problemi etici e giuridici della ingegneria genetica e della procreazione artificiale umana".

“Anche nel campo dell’aborto è indispensabile individuare con chiarezza il significato giuridico dell’essere umano nella fase più giovane della sua esistenza. Se si riconosce, come ha fatto la sentenza n. 25 del 1975 della Corte costituzionale, che anche il concepito è titolare del diritto alla vita, garantito a livello costituzionale dall’articolo 2 della Costituzione, come si fa a escluderne la soggettività giuridica?" chiede  Menia.

E aggiunge: "C’è gente che ci parla della sensibilità delle piante, ci preoccupiamo delle foche monache, siamo diventati tutti animalisti, il Covid ci ha insegnato che c’è addirittura un superpotere che protegge la nostra salute, devono decidere pure quando dobbiamo morire ma sul diritto di nascita si può giocare con la vita… Non si può giocare con la vita" asserisce. 

Le critiche al ddl "Pro-life"

"Ritorna in Senato un disegno di legge sul riconoscimento giuridico del nascituro intriso dell’approccio pro-life. Quarta proposta, che si aggiunge ad altre tre in tal senso presentate dalla maggioranza in Parlamento, che mostra lo spirito reazionario di questa destra sulla libertà di scelta e l’autodeterminazione della donna": lo dichiara Carla Taibi, vicepresidente dell’Assemblea di Più Europa.

"È un dibattito che ci accompagna da prima e durante la discussione della Legge 194: quello tra vita e persona. Certo tutto è vita, anche il sangue, ma la persona è un’altra cosa. E infatti, nel corso del tempo, ci si è attestati sull’assunto per il quale l’embrione o il feto non possono essere considerati soggetti giuridici perché non hanno ancora le caratteristiche necessarie per essere considerati tali.
In generale, per essere considerato un soggetto giuridico, un individuo, deve avere una certa capacità di agire e di essere soggetto a diritti e doveri. L’embrione, durante le prime fasi dello sviluppo, non ha ancora raggiunto queste caratteristiche. Inoltre, l’embrione è ancora parte del corpo della donna e non ha una soggettività giuridica indipendente.
Riconoscere diritti giuridici all’embrione o al feto inficerebbe la libertà di scelta delle donne: potrebbe portare ad una limitazione delle opzioni disponibili per le donne in gravidanza, aumentando il rischio di aborti clandestini e pericolosi.
Mentre la questione dell’ aborto dovrebbe essere valutata come una questione di salute pubblica e di accesso alle cure mediche, piuttosto che come una questione morale o religiosa.
Anni di battaglie delle donne per la loro emancipazione e autodeterminazione rischiano in questo modo di essere spazzate via, a favore di una visione medievale, in cui il loro solo ruolo sia quello di essere mogli e madri. È inaccettabile”, Taibi.

 

 

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