Autonomia, Mattarella e Meloni frenano e così spaccano la Lega. Inside

Autonomia, asse Quirinale-Chigi per rallentare e annacquare il provvedimento

Di Alberto Maggi
Politica

Quirinale e Palazzo Chigi si fanno portavoce dei rilievi e dei dubbi (tanti) dei Governatori del Sud


Ormai è scientifico. Quasi scontato. Ogni volta che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la premier Giorgia Meloni parlano del provvedimento sull'autonomia differenziata, messo a punto dal ministro leghista Roberto Calderoli, c'è comunque quel "ma", quel "però". Va bene l'autonomia differenziata, nel rispetto della Costituzione, "ma nessuno resti indietro". Oppure, "però si garantiscano gli stessi diritti da Nord a Sud". Un leitmotiv, una costante, una sorta di litania che cela - spiegano fonti di Centrodestra - la volontà di andare con i piedi di piombo su un tema potenzialmente esplosivo.

Nessuna fretta, il testo andrà rivisto, sistemato, aggiustato e soprattutto prima del via libera, contestualmente, dovrà esserci l'avvio dell'iter per la riforma della Costituzione in senso presidenzialista (tanto cara a Fratelli d'Italia). Quirinale e Palazzo Chigi si fanno portavoce dei rilievi e dei dubbi (tanti) dei Governatori del Sud, non solo di Centrosinistra come Vincenzo De Luca (Campania), ma anche di Centrodestra come Roberto Occhiuto (Calabria). Tempi lunghi dunque e provvedimento certamente annacquato.

Il problema è che proprio sul tema dell'autonomia differenziata la Lega sia in fortissima fibrillazione. Sono passati ormai più di cinque anni dai referendum consultivi (2017) in Veneto e in Lombardia e ai cittadini da parte dello Stato centrale non è stata data alcuna risposta. Tradita, in sostanza, la volontà popolare. In Lombardia prende sempre più piede il "Comitato Nord" che si rifà a Umberto Bossi e che rilancia il verbo del federalismo chiedendo un ritorno alle origini del Carroccio, come ha spiegato ad Affaritaliani.it uno dei co-fondatori, Paolo Grimoldi.

Tra l'altro a febbraio si vota per le Regionali e proprio in Lombardia nella Lega aleggia lo spettro della scissione che potrebbe far tremare il Governatore uscente e ricandidato del Centrodestra Attilio Fontana. I recenti congressi provinciali hanno mostrato un partito diviso. I bossiani hanno vinto a Brescia, dopo Bergamo, e hanno perso per soli dodici voti a Varese. Matteo Salvini, concentrato sul suo lavoro al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti - stando alla tesi degli oppositori interni -, non difende abbastanza l'autonomia e il progetto Calderoli.

Non solo. Ora anche il Veneto di Luca Zaia ribolle. Ieri ad Affaritaliani.it l’assessore allo Sviluppo Economico e all’Energia Roberto Marcato ha attaccato il centralismo romanocentrico di Meloni e FdI con parole fortissime, denunciando il rischio che la riforma Calderoli resti nel cassetto. Per ora la Lega tiene, almeno al Nord, solo in Piemonte, grazie al lavoro del segretario regionale, e capogruppo alla Camera, Riccardo Molinari. Ma più Mattarella e Meloni frenano sull'autonomia differenziata (e sarà sempre così anche nelle prossime settimane e nei prossimi mesi) e più nella Lega si apre una crepa che mette in difficoltà Salvini. In tutto questo Giancarlo Giorgetti, bossiano della prima ora, tace. Silenzio assoluto e assordante, eppure lui, varesino, è sempre stato in prima fila sui temi del federalismo. Ma tutto l'impegno e le dichiarazioni sono, da ministro dell'Economia, sulla manovra e sull'interlocuzione con l'Unione europea.

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