Di Battista presenta “Schierarsi": roba vecchia e stantia, riciclata da Grillo

Manca solo il “Faccio cose e vedo gente” di Ecce bombo

Di Giuseppe Vatinno
Alessandro Di Battista
Politica

 

Piccoli grilli crescono ma non saltano

Da qualche tempo si aveva notizia del “movimentino” di Alessandro Di Battista, “Schierarsi”, una associazione culturale che serve a: “Trasformare il pensiero in azione, fare progetti insieme, raccogliere fondi, inventarsi idee per aiutare e sostenete le giuste cause come la questione palestinese”.

Trasformare il pensiero in azione”, roba che neppure Hegel.

Manca solo il “Faccio cose e vedo gente” di Ecce bombo di morettiana memoria e il quadro è completo. Intanto è prassi dire che “migliaia di persone hanno aderito”, perché –come noto- quando c’è, il “numero è potenza”.

Questa “cosina gialla” era in realtà attesa per le scorse politiche del settembre 2022 ma clamorosamente non se ne fece niente e Di Battista rimase di nuovo appiedato.

Lui è vestito da figo postmoderno, con jeans e camicia blu rigorosamente arrotolata sulle braccia. Peccato che dietro i giovinotti digiuni di politica ma ancor più di organizzazione continuino a muoversi sullo sfondo, ciondolando alle sue spalle e provocando un inquietante effetto oratorio.

Durante la presentazione le idee gli sgorgano come acqua chiara e sorgiva dal microfono, ma sono le solite, peraltro abbastanza balzane.

L’ex deputato vuole una casa farmaceutica pubblica per mettere un freno a Big Pharma causa –secondo Di Battista- della «scandalosa assenza di vaccini prodotti in Europa». E poi c’è il sempreverde tema della guerra in Ucraina in cui andando controcorrente trova sempre qualche riflettore disposto ad accendersi: «Chi dissentiva veniva dichiarato putiniano ma adesso si scopre che aveva ragione». Embè? Cioè era veramente putiniano? Quindi c’avevano ragione i critici. Vabbè un po’ di allentamento delle giunture logiche del discorso fanno sempre la loro porca figura perché sembra che dietro ci sia nascosto qualcosa di intelligente.

Ai tempi belli e peppinelli del Primo Movimento Beppe Grillo straparlava di magiche palline da lavatrice che lavavano senza detersivo e quindi Di Battista, fedele al copione atavico del Padre Padrone del Movimento, lancia un sempreverde (è il caso di dirlo) dell’ambientalismo e cioè un “servizio civico ambientale”.

Ma il piatto forte -come una quaglia condita con il peperoncino del Volga- è sempre quello di una “supposta” diversità della sua politica contro il cattivo mainstream, territorio in verità assai viscido che confina inevitabilmente con il complottismo di cui spesso sono stati accusati i Cinque Stelle.

Ma i toni si alzano e le note sgorgano chiare e limpide solcando l’aria dello stanzone -affittato per l’evento in un albergone di 800 posti dai prezzi economici- con il richiamo ai cittadini incazzati contro il mondo per le ingiustizie terrene: “Defraudati di tutto il mondo unitevi!”, sembra dire il Lenin di Ponte Mammolo.

Così apprendiamo che ci vuole la “partecipazione diretta dei cittadini” con “il fare, l’agire, il proporre, l’organizzarsi in gruppi di lavoro, contro le chiacchiere” e viene in mente ad esempio quello che è successo con la Raggi a Roma, poi giustamente punita dai cittadini con un tonfo elettorale all’ultimo posto.

E ancora la retorica populista contro il potere anzi contro la mitica “poltrona” che –ci fa sapere- “io ho lasciato in Parlamento senza alcun rimpianto”. Come è andata a finire con i Cinque Stelle è noto a tutti, con gli eletti attaccati alle poltrone con il mastice più potente del mondo quello della retorica sul potere fatta solo per ghermirlo e non mollarlo più. La gente è stata già fregata una volta, la seconda sarebbe troppo.

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