Dossier sull'Autonomia: "Trappola di La Russa e Fdi". I sospetti della Lega

Calderoli e Salvini furiosi per il documento spuntato al Senato che sottolinea che quella riforma aumenta le disuguaglianze: la telefonata di fuoco

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Autonomie, i sospetti di Salvini e Calderoli. Foto Lapresse
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Dossier Autonomia, i leghisti temono che non sia stato un errore

Una telefonata di fuoco tra Salvini e Calderoli ha risollevato il caso sulla riforma delle Autonomie differenziate tra Regioni. Ieri, infatti, in un post con il timbro del Senato, è comparso un dossier che recitava più o meno così: "La misura è sbagliata e aumenta ulteriormente le disuguaglianze tra Nord e Sud". Nemmeno il tempo di leggerlo - svela Repubblica - che subito il ministro Calderoli ha chiamato il suo leader: "Matteo - tuona Calderoli, è una manovra politica degli alleati per affossare il nostro progetto, se non ritirano quel documento io lascio", dice il ministro al leader Salvini in una telefonata dai toni risoluti. Non è certo lui la controparte, i due sono d’accordo. Quel dossier mette del resto nero su bianco tutti i loro sospetti: Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia, col sostegno di Forza Italia e della ministra per le riforme Elisabetta Casellati, stanno portando avanti un’altra manovra, perseguono altri obiettivi. La priorità di Palazzo Chigi adesso è la riforma costituzionale che dovrebbe portare al premierato, quanto meno con una prima lettura in Parlamento prima delle Europee del prossimo anno.

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Giorgia Meloni - prosegue Repubblica - è lontana, giusto in quelle ore in volo verso Reykjavik per partecipare al Consiglio d’Europa. Ma Ignazio La Russa è lì. A Palazzo Madama. E se c’è un nome cerchiato in rosso dai leghisti, è proprio quello della seconda carica dello Stato. I sospetti leghisti sono accresciuti dal fatto che siamo alla vigilia delle audizioni sulla riforma, partiranno dalla prossima settimana in commissione Affari costituzionali. La presiede Alberto Balboni, meloniano che proprio pochi giorni fa aveva già criticato l’uscita di Calderoli sul “governatorato”, ovvero la via leghista all’elezione diretta del capo del governo tanto cara a Fdi e alla premier. "Ma da quando Calderoli ha scambiato le deleghe con Elisabetta Casellati? Spetta a lei non a lui istruire la proposta, che comunque è nelle mani del presidente del Consiglio", aveva attaccato il senatore di FdI. Poi il testo incriminato è stato cancellato, ma la questione non sembra chiusa.

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