Governo, Draghi lascia (a breve). Elezioni dopo l'estate. Quasi fatta

Draghi anticipa la Legge di Bilancio e si dimette, nuove conferme. Prende quota il rumor di Affaritaliani

Di Alberto Maggi
Politica
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Ministri di Forza Italia nei ranghi, ok del Colle e Draghi "stufo"


Legge di Bilancio a luglio ed elezioni politiche nella seconda metà di ottobre. Il rumor lanciato nei giorni scorsi da Affaritaliani.it prende corpo e fa discutere in Parlamento. Il punto di svolta, come si è visto plasticamente ieri con la ri-discesa in campo di Silvio Berlusconi alla convention di Forza Italia, è il ritorno nei ranghi dei ministri azzurri. "Renato Brunetta, Mariastella Gelmini e Mara Carfagna hanno capito che non è più utile fare i draghiani e ben presto faranno iniziative sotto la bandiera di Forza Italia", osserva ad Affaritaliani.it Luigi Bisignani, che sul quotidiano Il Tempo scrive proprio di manovra in piena estate e di voto in autunno (quando i parlamentari avranno assicurato il diritto alla pensione).

L'altro punto chiave, spiegano fonti qualificate, è la presa d'atto che molto probabilmente la guerra in Ucraina non terminerà a breve e quindi attendere febbraio-marzo del 2023 per andare alle urne non ha molto senso. Dalle parti del Quirinale, si osserva in Parlamento, sanno ad esempio che la Lega potrebbe uscire dalla maggioranza in ogni momento (vedi scontro su delega fiscale e catasto) aprendo così una crisi profonda che non potrebbe essere risolta con un rimpasto e che danneggerebbe l'Italia anche sui mercati finanziari. Meglio quindi anticipare i tempi e andare al voto prima dell'inverno.

Anche perché Draghi "si è stancato di fare il premier e di mediare continuamente tra i partiti" e - scrive Bisignani - tratta con Joe Biden per la guida della Nato nel 2023. Altre ipotesi di poltrone internazionali per SuperMario sono la guida della Banca Mondiale o della Commissione europea alla fine del mandato di Ursula von der Leyen. Quando alla legge elettorale, con lo scenario delle Politiche nella seconda metà di ottobre al 99,99% non verrà modificato il Rosatellum e quindi resteranno le coalizioni.

Nel Centrodestra verrà confermato lo schema classico con un Berlusconi tornato in campo e la solita competizione tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Enrico Letta parte forte nei sondaggi ma per vincere le elezioni dovrà cercare di tenere insieme il cosiddetto campo largo, operazione difficile. Nel Pd danno per certa l'intesa con Giuseppe Conte (anche se bisognerà vedere se i 5 Stelle resteranno uniti), con ciò che resta di LeU (ma non Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni) e con una parte dei renziani di Italia Viva. Improbabile, ma non esclusa, la nascita di un centro autonomo, anche se Carlo Calenda (fortissimo nei sondaggi) non farà mai accordi con Conte e, invece, potrebbe guardare al Centrodestra visti i buoni rapporti con Forza Italia e con una parte della Lega (Giancarlo Giorgetti).

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