Giustizia, ddl Nordio al Quirinale. Presto il confronto politico con Meloni
Palazzo Chigi vuole mediare visto che Meloni aveva finora evitato scontri con i magistrati
Mattarella prenderà certamente in mano il pallino della mediazione e lo farà non solo con la moral suasion che gli è universamente riconsociuta
L’iter del ddl della riforma della Giustizia targata Carlo Nordio è giunto al Quirinale per la firma e poi passerà alla Camera, alla Commissione Giustizia.
Si tratta di una decina di articoli scritti dal Consiglio dei ministri a giugno.
Il presidente Mattarella, appena tornato dal viaggio in Cile e Paraguay, ha cominciato a leggere il testo che prevede, ricordiamolo, la cancellazione del reato di abuso d’ufficio, una stretta sulle intercettazioni, un freno alle misure cautelari, e, per certi reati, viene impedito l’appello in caso di assoluzione.
Tuttavia, incombe come una mannaia nell’aria infuocata di Roma, la misura “fine di mondo” e cioè la separazione delle carriere e la riforma del Csm che essendo modifiche di tipo costituzionale hanno bisogno di più tempo e saranno presentate –sempre come ddl del Cdm- a partire da settembre.
Quindi l’attuale ddl Nordio 1 –chiamiamolo così- ha assunto, soprattutto alla luce dei recenti fatti, un ruolo di banco di prova e di test.
C’è da dire che in tutta la storia repubblicana un ddl presentato dal governo non è mai stato respinto, al contrario dei decreti legge, però le sorprese potrebbero esserci a cominciare dal troppo tempo che il Quirinale si sta prendendo per sbrigare quella che dovrebbe essere appunto una mera formalità e cioè la firma di Mattarella.
Il governo aveva in mente di fare tre ddl, il primo che è alla firma e poi quello sulla riforma del Csm, dopo i recenti fatti legati al caso Palamara, e poi un terzo sulla separazione della carriere.
Quest’ultimo però era stato congeniato come una forma di pressione, insieme alla riforma del Csm, per fare passare il primo.
Dicevamo che i recenti fatti e cioè l’inedito confronto tra la Meloni e la Magistratura ha cambiato le carte in tavola soprattutto come tempi che adesso corrono come treni.
Il caso Santanchè, il figlio di La Russa accusato di stupro, l’imputazione coatta di Delmastro, sono stati –come noto- interpretati da Palazzo Chigi come un attacco all’Esecutivo ed un tentativo da parte di un potere costituito, appunto la Magistratura, di fare politica in vista delle prossime Europee.
Questo si legge in un irrituale comunicato stampa di “fonti di Palazzo Chigi” che di fatto ha aperto una guerra tra poteri dello Stato.
Per questo forse già sabato la Meloni incontrerà Mattarella per parlare, mentre dalla Anm, Associazione Nazionale Magistrati, vengono segnali di dialogo.
C’è anche da dire che Palazzo Chigi vuole anch’esso mediare visto che la Meloni aveva finora evitato scontri con i magistrati ed anzi aveva spesso parlato di come lei sia scesa in politica grazie all’esempio di Falcone e Borsellino.
Dal canto suo Nordio è stato invece puntuto e non ha resistito alla voglia di bastonare gli ex colleghi:
"Per il risultato raggiunto, anche di fare innervosire le opposizioni che si sono divise, mi darei anche un dieci. Vedere che il maggiore partito dell’opposizione si spacca in due, per noi è un risultato importante. Siamo infarciti di errori giudiziari che hanno tenuto persone in carcere per mesi o per anni prima di essere assolte e alcuni dei magistrati responsabili sono stati promossi o siedono in Parlamento".
Repubblica ricostruisce così il “sentiment” della Meloni:
"Un’uscita scomposta, ecco come Giorgia Meloni ha giudicato in privato le parole del Guardasigilli. Una sortita che imbarazza il governo. Peggio: qualcosa di simile a un sabotaggio dell’operazione sotterranea portata avanti da Palazzo Chigi con una porzione della Magistratura – quella più dialogante - per evitare che la riforma appena approvata dal consiglio dei ministri si trasformi nei prossimi mesi in scontro totale. Tutto inutile, tutto da rifare".
In ogni caso Mattarella prenderà certamente in mano il pallino della mediazione e lo farà non solo con la moral suasion che gli è universamente riconsociuta ma forse userà qualcosa di più, visto che oltretutto il capo formale della Magistratura è proprio lui.