Tumore al seno e al polmone, i nuovi farmaci che difendono dalle recidive

All’ ASCO di Chicago presentate le nuove terapie contro le temute ricadute

di Daniele Rosa
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Tumori e recidive, i nuovi farmaci scendono in campo

La lotta contro il tumore è l’obiettivo numero uno della ricerca mondiale da diverso tempo. Questa ricerca si riempie di successi fallimenti e statistiche. Statistiche, queste ultime, utili per i ricercatori ma molto meno per i pazienti. Il rapporto invece con i pazienti è stato al centro nell’annuale incontro dell’Asco, l’ American Association for Medical Oncology che si svolge a Chicago con la partecipazione di migliaia di oncologi e rappresentanti delle più importanti Big Pharma di tutto il mondo. 

Proprio la collaborazione con i pazienti è stata vista come elemento base per la cura e la ricerca. A questo proposito il Presidente di Asco, Eric Winner, ha sottolineato quanto sia importante capire perchè alcuni pazienti rispondono alla malattia, altri no, alcuni siano meno collaborativi o decisamente negativi. E questo soprattutto per quanto riguarda la spada di Damocle delle “recidive”. Molti preferiscono dimenticare quello che hanno passato e chiedono di continuare con un farmaco che, pur avendo effetti collaterali, può infondere la falsa idea di essere capace di allontanare il ritorno del male.

Tumori e recidive, le novità dello studio Natalee

Quest’anno la novità nel simposio è venuta dai nuovi trattamenti che sembrerebbero poter dare un po’ di speranza a chi è passato da questo tunnel difficile. Tra quelli che hanno riscosso interesse sicuramente il primo posto spetta a Natalee, uno studio clinico con una nuova combinazione di farmaci rivolta a prevenire le recidive nei tumori al seno più frequenti. I tumori si caratterizzano per i geni che esprimono le loro cellule, che determinano il loro comportamento, la velocità con cui si espandono e il tipo di farmaci che li bloccano.

La malattia progredisce lentamente e di solito viene diagnosticata quando si può operare con successo e cercare di controllarla, anche con chemio e radioterapia. Purtroppo tra il 25% e il 30% dei pazienti ricade nel problema nei successivi 5 anni. A ridurre questo rischio ecco un trattamento ormonale che, dopo tre anni, ha lasciato  l'87,1% dei pazienti liberi dalla evoluzione del cancro. La percentuale è aumentata al 90,4% con l’uso di Ribociclib, un farmaco di Novartis.

Tumori e recidive, novità anche per il tumore al polmone

Un altro risultato positivo, sempre in questa direzione, e in pazienti ad alto rischio di recidiva è stato ottenuto da Abemaciclib, un farmaco di Lilly. Mediamente le donne a cui è stato diagnosticato un cancro al seno hanno circa 50 anni e queste terapie, insieme a chirurgia e radioterapia, permettono condurre di una vita professionale e familiare relativamente normale.

Un’altra novità nel simposio è stata dedicata alle recidive nel cancro del polmone, più letale perché non ha esami come la mammografia e si palesa quando è già in stato avanzato. Lo studio Adaura ha testato il farmaco Osimertinib in pazienti con carcinoma polmonare in stadio iniziale e con una mutazione nel gene che produce la proteina EGFR. Questa proteina aiuta la crescita del tumore. Ebbene il farmaco blocca la proteina e sembra dare buoni risultati nelle recidive.

Tumori e recidive, ridotto del 51% il rischio di morte dopo 5 anni

Dopo un follow-up di cinque anni si è visto che nei pazienti il rischio di morte si è ridotto del 51%, evitando un decesso su due. In totale, l'85% dei pazienti era ancora vivo cinque anni dopo l'inizio del trattamento, rispetto al 73% tra coloro che avevano ricevuto il placebo. I progressi della ricerca in oncologia sono quasi sempre piccoli, ma anche un solo 2% di sopravvivenza in più tocca tante donne, uomini con famiglie e figli alle spalle.

Anche se la battaglia non è ancora stata vinta i progressi sono stati tanti. Basti pensare , per quanto riguarda il tumore al seno, quante mastectomie radicali  pesanti venivano fatte per evitare ricadute che puntualmente arrivavano. Ora è molto facile vedere il paziente che entra per un controllo accompagnato e non distinguerlo dall’accompagnatore in quanto il suo stato di salute è buono e quindi anche quest’anno il messaggio da Chicago è stato di ottimismo e di rinnovato impegno nella ricerca.

 

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