L'avvocato del cuore

Giornata mondiale contro la violenza. Non solo donne...

Avv. Annamaria Bernardini de Pace

“Il 25 novembre è la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Proporrei subito un cambiamento del titolo e suggerirei, quindi, di celebrare la giornata mondiale contro la violenza. È vero che la violenza si manifesta e si esprime di più contro le donne. Ma è anche vero che vittime ne sono pure i bambini, gli uomini e gli omoaffettivi. Qualunque sia la diversità di percentuale che caratterizza l’una e le altre violenze, non è giusto trascurare quelle che si esprimono in numeri più piccoli. La violenza è un comportamento orrendo, schifoso, portatore di morte, fisica e psichica. E carnefici sono i maschi come le femmine. 

La violenza non è solo quella fisica, che ferisce, distrugge e annienta, ma anche quella psicologica, che si insinua subdolamente nell’anima della vittima sino a devastarne i pensieri e a condizionarne le azioni. Sono infinite le forme di violenza psicologica: l’intimidazione, cioè la minaccia che alimenta la paura e provoca l’ansia; la svalorizzazione dell’altro: si violenta la psiche esasperando gli errori commessi dall’altro e sminuendone i pregi; l’isolamento, che si ha quando il carnefice priva la vittima della vicinanza delle persone care; la critica ossessiva, che non risparmia niente e nessuno che sia in relazione con la vittima e che la pone nel continuo terrore di sbagliare a rischio della reazione aggressiva del carnefice. Ma è violenza anche dire sempre di no, centellinare il denaro per la spesa familiare, frapporre ostacoli; colpire con minacce, contestazioni e accuse. In sostanza, allestire molestie e atti vessatori, che uccidono la forza di vivere dell’altro. Sapersi difendere dalla violenza fisica e da quella psicologica vuol dire imparare a non subire il primo schiaffo, la prima umiliazione, la volontà di sopraffazione, la tortura, la minaccia anche velata. Vuol dire capire che il controllo continuo denota l’esistenza della forza della violenza; bisogna comprendere che la volontà di prevaricazione è vessatorietà e maltrattamento. E questo è reato. 

Dalla violenza fisica o psicologica al delitto il passo è breve. Solo chi sta per essere usata e designata come vittima, può e deve individuare, purtroppo, i segnali della violenza: violenza è anche il tramonto della tenerezza e del dialogo, il silenzio scontroso, la rinuncia, la rassegnazione, l’indifferenza, la sprezzante disistima. Una persona davvero consapevole, che sia donna, uomo, gay o lesbica, deve intuire il potere malefico dei primi segnali di violenza e scappare dal carnefice senza aspettare che diventino secondi, terzi o definitivi atti di violenza. Non si può sempre chiedere altri, alle istituzioni, agli amici, l’aiuto risolutivo. Arriva troppo tardi, quando quasi tutto il danno è già fatto. Solo i bambini hanno il diritto e il dovere di chiedere l’aiuto al genitore o all’adulto in genere. Tutti gli altri, diventati grandi, dopo avere ascoltato il mondo (giornali, tv, radio, social) che racconta la violenza, dopo avere inquadrato quali ne sono i sintomi, devono sapere difendersi subito, senza illudersi di poter cambiare il carnefice in un angelo del focolare. Bisogna trovare il coraggio di assumersi la responsabilità; abituarsi ad avere la capacità di giudicare; bisogna convincersi a denunciare e a scappare il più lontano possibile dalla violenza. Non accettare mai più le carezze del nemico. Solo così, un giorno, la violenza potrà essere sconfitta.”