Buonasanità
Covid-19, l'idea terapeutica: "Antinfiammatori prima che scoppi l'infezione"
Giusi Urgesi
L'ipotesi terapeutica di Giuseppe Chirulli, medico di Medicina Generale: il periodo definito "di incubazione" è il momento più propizio per intervenire
Condivido e dunque riporto nel mio Blog BUONASANITÀ la proposta inerente una ipotesi terapeutica relativa al periodo prodromico dell'infezione da Covid-19, di uno stimato collega della medicina di base della provincia di Brindisi."Sono il dottor Giuseppe Chirulli, Medico di Medicina Generale del Comune di Ceglie Messapica (Brindisi).Scrivo superando la mia naturale riluttanza, perché credo sia mio dovere esprimere nel presente contesto la mia opinione.Sono, come del resto tutti, estremamente preoccupato per l'evolvere della situazione coronavirus.I provvedimenti presi, gravi e insostenibili per l'intera Nazione nel medio-lungo periodo, ispirati prevalentemente a criteri igienici ed epidemiologici, non sembrano arginare in maniera soddisfacente l'epidemia provocata dal Coronavirus.Il messaggio che giunge alla gente comune di impotenza e di ineluttabilità dell'infezione, di una guerra che va combattuta soltanto a livello di norme igieniche e nel peggiore dei casi di terapia intensiva, a mio avviso non è del tutto corretto.Ci stiamo perdendo tutto il periodo intervallare che va dal momento in cui si contrae l'infezione fino alle prime manifestazioni cliniche della malattia.Questo periodo, definito di incubazione, è il momento più propizio per intervenire.È un intervallo pieno di manifestazioni, a volte subliminali, che dovrebbero portarci al sospetto di prossima malattia:-mialgie e artralgie inspiegabili;-un senso di spossatezza che prima non c'era;-starnutazione;-un pizzicore in gola.Sono tutti segni ben noti a chi come me è sensibile al freddo e ogni anno, prevalentemente nella stagione invernale, viene sistematicamente colpito.Le patologie da raffreddamento, di cui sicuramente fa parte l'infezione da Covid-19 e in genere tutte le patologie infettive e infiammatorie, risentono favorevolmente dell'uso tempestivo di FANS (antinfiammatori non corticostereidei, ossia non cortisonici) e Antipiretici.Nei miei quarantacinque anni di professione medica, per giustificare i miei provvedimenti terapeutici, ho sempre portato ai miei assistiti l'esempio dell'incendio che parte come un fuocherello di poco conto facilmente spegnibile per diventare poi, se non domato, un incendio incontrollabile.Questa regola vale soprattutto a livello polmonare dove la risposta infiammatoria dell'organo spesso supera in pericolosità lo stesso agente patogeno.Io ritengo che se tutti i soggetti a rischio, fragili davanti alla malattia perché costituzionalmente predisposti, usassero preventivamente e quotidianamente i FANS per un periodo di sette-dieci giorni potremmo fermare l'infezione.Se adottato sembrerà di sicuro un provvedimento azzardato, controcorrente perché non sostenuto da evidenze scientifiche e anche rischioso per il Governo, ma la contropartita, se l'iniziativa avrà successo, sarà di portata planetaria.D'altronde la Medicina, a livello mondiale, non è nuova a orientamenti di questo tipo: ricordiamo in proposito l'uso sistematico dell'acido Acetilsalicilico (Cardioaspirina, Cardirene, etc.) nella prevenzione delle malattie cardiovascolari.Mi rendo conto che la mia proposta, partita da un modesto medico di provincia, sicuramente contrastata già in partenza da colleghi molto più autorevoli, avrà difficoltà ad essere accettata e sperimentata.Posso solo obiettare che attualmente non ci sono altri protocolli terapeutici contro il Covid-19.Al contrario c'è un immobilismo terapeutico nel periodo prodromico della malattia che alimenta ulteriormente la paura collettiva.L'atteggiamento fatalista e paralitico di tutta la Comunità Scientifica è consono alle scene da film viste in questi giorni, in uno scenario apocalittico che discredita l'attuale sistema sanitario e le potenzialità terapeutiche della Medicina moderna.La mia idea di utilizzare i FANS e gli Antipiretici nel periodo prodromico della malattia non è affatto cervellotica: si tratta di medicinali già utilizzati comunemente per contrastare la febbre nelle sindromi influenzali o in altre infezioni.La novità che vorrei introdurre è solo quella di utilizzare i FANS e il Paracetamolo durante l'epidemia, quando la febbre ancora non è presente.A mio avviso, solo in quel momento il farmaco può interrompere o per lo meno modulare la violenza della polmonite virale incipiente. Lo stesso farmaco, usato successivamente, perde quasi interamente la sua efficacia.L'uso preventivo dei FANS incontrerà certamente il favore di tanti italiani che già vi ricorrono frequentemente sfruttandone gli effetti antinfiammatori e antidolorifici in numerose altre patologie.La situazione attuale è la migliore per valutare l'efficacia della terapia proposta: in Lombardia le province di Bergamo e Brescia sono attualmente ugualmente colpite dall'epidemia. Basterebbe chiedere ai cittadini di una provincia di utilizzare preventivamente FANS o Antipiretici e ai cittadini dell'altra provincia di non usarli.Già nel giro di tre-quattro giorni si potrebbe osservare un'eventuale delta significativo o meno della curva epidemiologica delle due province.Non dovrebbero esserci critiche di ordine etico per una sperimentazione così breve e comunque priva di conseguenze sulla salute dei cittadini interessati.Di contro potremmo acquisire un'arma in più contro il Covid-19.Sappiamo già che alcuni individui, pur vivendo nei luoghi maggiormente interessati dal contagio, non si ammalano.Sappiamo anche che molti altri, pur contraendo la malattia, restano con pochi sintomi.Dovremmo soltanto sapere se instaurando una certa resistenza, se pur temporanea negli individui predisposti alla malattia, saremmo in grado di ridurre il contagio e/o di fermare l'epidemia.La situazione attuale ci ha fissato un appuntamento con la Storia e con la nostra coscienza politica e morale. 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