Berlusconi/Renzi "vs" Meloni/Schlein, il potere “più vero” è femmina - Affaritaliani.it

Lo sguardo libero

Berlusconi/Renzi "vs" Meloni/Schlein, il potere “più vero” è femmina

Di Ernesto Vergani

La premier e la segretaria del Pd sono dotate di forte leadership

Da Alessandro Magno a Giulio Cesare a Napoleone Bonaparte, "sapere è potere"

Da che mondo è mondo “sapere è potere”. Si pensi alla nobiltà nell’antichità, che aveva la conoscenza e comandava sul popolo che ne era privo. O alla borghesia che si emancipa acquisendo la cultura. O ai grandi uomini della storia: da Alessandro Magno, educato da Aristotele, a Giulio Cesare, autore del De bello Gallico e del De bello civili, o a Napoleone Bonaparte, brillante nel comunicare le disposizioni di guerra ai propri generali. Fino ai politici della nostra prima Repubblica, in molti casi figli del popolo, diventati leader del Paese semplicemente grazie all’istruzione fornita dalla scuola pubblica italiana (il nostro Paese è/era? l’unico al mondo dove si insegna/insegnava? il greco e il latino a vantaggio di alquanto estesi strati della popolazione). Per non dire della logica di potere di Confucio, che persiste nella attuale Cina comunista (massimo potere è comandare da morti tessendo da vivi le alleanze che porteranno a quel leader).

Chi comanda perché possiede vero potere è rispettato, giusto, empatico; superiore (nel senso positivo del termine; non cristiano; gli uomini non sono uguali; il creato è basato sulla dialettica che nasce dalla differenza… ovvio tutti hanno gli stessi diritti e tutti sono uguali di fronte alla legge), ma non prepotente; chi riceve i suoi comandi, è contento di eseguirli; il capo è cercato, la sua conoscenza e la sua vicinanza sono desiderate. Nella disciplina manageriale, nel mondo del lavoro e delle professioni, tutto ciò si traduce nel concetto di leadership (obbligatoriamente in inglese; con tutto il rispetto, pare sbagliata la posizione di chi, come il senatore Fabio Rampelli, è contrario in modo risoluto all’uso dell’inglese. L’inglese nel mondo globalizzato è “essenziale al valore” (come la toga per un giudice, la divisa per un carabiniere etc. etc.); si dice marketing non “strumenti per affrontare il mercato”… per giunta gli italiani sono avvantaggiati: cultura classica e conoscenze scientifiche/economiche/finanziarie in inglese… armi formidabili…).

Stridono le due forme, pur sempre di potere, ma per così dire di rango secondario, di Silvio Berlusconi e Matteo Renzi. Il primo, di punto in bianco, per intenderci, lo si dice in senso metaforico, fa saltare la testa di qualche potente da lui scelto e a lui vicino – si veda la sostituzione improvvisa di Alessandro Cattaneo alla presidenza del gruppo di Forza Italia alla Camera con Paolo Barelli e la defenestrazione della fedele Licia Ronzulli dal coordinamento del partito in Lombardia. Matteo Renzi applica la tecnica (toscana?) della mossa a sorpresa, si rifletta sulla repentina decisione di staccare il proprio partito, Italia Viva, dall’alleanza con quello di Carlo Calenda, Azione.

Più congruente con la forma più alta, nobile per così dire, e a questo punto femminile, di potere, è quella delle due donne ai vertici della politica italiana. La premier Giorgia Meloni semplicemente decide di scegliere lei, anche contro le indicazioni del suo stesso partito, alcuni manager da nominare ai vertici delle aziende partecipate di Stato, mentre la neosegretaria Elly Schlein impone i componenti della segreteria del Partito Democratico. Del resto, è tautologico che comandi chi è scelto per farlo.