Rocca sbrocca
Vaccino covid: trasparenza nella comunicazione e task force per distribuirlo
Covid vaccino: trasparenza nella comunicazione può sciogliere le resistenze. Piano di distribuzione con una Task Force di tutte le Forze operative dello Stato
Una volta terminata la fase di sperimentazione dei vaccini per il Covid-19, la partita si giocherà principalmente su due tavoli: l’organizzazione nella distribuzione e la trasparenza nella comunicazione nel dialogo con i cittadini.
Premetto che in generale sono a favore dei vaccini, nel senso, che ho nel tempo, vaccinato i miei figli contro tutte le malattie obbligatorie e anche quelle solo raccomandate. Non sono un’allarmista, anzi, attendo con fiducia l’analisi della comunità scientifica per l’autorizzazione ai vaccini. Ma, in attesa dei dati finali da parte della case farmaceutiche, vorrei sollevare un paio di questioni che mi stanno a cuore.
Innanzitutto, i giovani. Ossia coloro che non rischiano la vita con il Covid-19 ma che potrebbero avere delle ripercussioni dalla campagna di vaccinazione, fosse solo perché con un’aspettativa di vita più lunga rispetto a chi invece è a più a rischio in questo momento.
Tra gli undici vaccini candidati, sviluppati da Paesi diversi e giunti all’ultima fase di sperimentazione, alcuni di loro sembrano essere costruiti con modalità sperimentali rispetto alle procedure standard, modalità che potrebbero andare ad incidere sul materiale genetico in maniera irreversibile con eventuali conseguenze che potrebbero portare alla sterilità. E’ assai probabile, quindi, che ad un certo punto saranno disponibili diversi tipi di vaccino efficaci. Perciò, mi chiedo: si potrà scegliere il tipo di vaccino a cui sottoporsi?
Inoltre, si sta parlando molto del cosiddetto patentino sanitario che però preferisco chiamare certificato, in quanto l’idea stessa del patentino, in un’ottica di comunicazione efficace e necessaria per evitare il panico, mi riporta, invece, per associazione di idee a scenari apocalittici che non voglio neanche prendere in considerazione.
Per ora, sembra scongiurata l’obbligatorietà del vaccino ma sappiamo tutti che per essere efficace deve essere effettuato da almeno il settanta per cento della popolazione e in tempi rapidi. Per di più, sembra ci sia la possibilità di doversi vaccinarsi più volte nei prossimi anni, proprio come accade con il vaccino antinfluenzale che ad ogni stagione invernale deve essere ripetuto per essere immuni.
Sembra proprio che sorgeranno delle limitazioni per chi non vorrà vaccinarsi. La compagnia aerea australiana Quantas, per esempio, ha già annunciato che per imbarcarsi occorrerà la vaccinazione. Insomma, ci sono già delle pressioni solo mediatiche, per ora, ma che potrebbero diventare reali.
E mi chiedo. Se non posso fare il vaccino per questioni mediche, come per esempio potrebbe accadere per i portatori di allergie, come sarò trattato? Forse rientra nella casistica di quelle persone che potranno non effettuarlo e allora a maggior ragione diventa importante che si vaccinino la maggior parte delle persone per raggiungere quel settanta per cento che garantisca l’immunità di gregge. Il Governo, per tentare di convincere i più è disposto anche, e questa è una notizia dell’ultima ora secondo le dichiarazione del sottosegretario alla Sanità Sandra Zampa, a riconoscere a tutti i vaccinati una copertura assicurativa garantita dallo Stato, cioè il cittadino non verrà lasciato solo di fronte ad eventuali conseguenze post vaccino. Da una parte, mi sembra una buona iniziativa avere un’assicurazione sul vaccino, dall’altra sento ancora di più la necessità di una comunicazione trasparente una volta terminato l’iter procedurale riguardo i dati e la composizione reale delle sostanze utilizzate nei vari vaccini. Per quanto riguarda, l’altro tavolo di discussione, ossia, l’organizzazione logistica per la distribuzione del vaccino, spetta a noi non farci trovare impreparati perché oltre all’obiettivo della salute pubblica, non è da sottovalutare il fatto chi meglio si organizza, prima può pensare di riaprire tutto e rilanciare l’economia del proprio Paese. Sono momenti decisivi, manca un mese a gennaio. E allora, perché si deve lasciare l’incombenza dell’organizzazione della gestione dei vaccini a Domenico Arcuriche già ha mostrato tanta fatica nell’incarico come Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 e che a breve avrà anche l’incarico di Commissario dell’ex Ilva di Taranto, in quanto amministratore delegato di Invitalia?
Non possiamo permetterci di arrivare in ritardo a questo appuntamento come è successo con le mascherine durante la fase I della prima ondata, oppure con i banchi a rotelle per la scuola che si sono rivelati inutili sia nella salvaguardia, che nell’operatività visto l’ormai predisposta didattica a distanza, rispetto alla prevenzione sanitaria che doveva essere programmata durante il periodo estivo e attivata alla ripresa scolastica. Inoltre, il governo ha organizzato una task force per ogni cosa e ora si vuole lasciare in una fase così delicata ad Arcuri che, può essere utile ma nel supervisionare le attività. Qui serve un struttura organizzativa di tipo militare come l’esercito che,come vociferato, potrebbe utilizzare le caserme per la vaccinazione di massa. Una Task Force che coinvolga tutte le forze militari del Paese. Forze operative che costano all’anno allo Stato e quindi al cittadino stesso. Parlo dei corpi nazionali dell’Esercito, Marina, Aeronautica, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia, fino ai Vigili del Fuoco, le Guardia Forestali e chiaramente la Protezione Civile. Insomma, persone addestrate e abituate a gestire le emergenze e a stare in prima linea con una disciplina tale che possano essere organizzati su tutto il territorio per contribuire a creare un’organizzazione capillareper la distribuzione del vaccino. Forze in campo che farebbero sentire il cittadino più tranquillo anche per il dispiegamento numerico del personale.
In Germania, per esempio, vogliono far riferimento ai pompieri nel predisporre i piani operativi per la distribuzione del vaccino e stanno già chiedendo ai medici di base la lista dei nominativi degli individui che presentano delle comorbilità, ossia la coesistenza di più patologie nelle stessa persona come problemi cardiaci, di obesità. Queste persone, infatti, saranno le prime a dover essere vaccinate dopo gli operatori sanitari, in quanto sono coloro che secondo i dati sui decessi, in assenza di vaccino rimangono le reali e potenziali future vittime del coronavirus. In Francia, che sono più patriottici e non sono ancora organizzati come i tedeschi, i farmacistiche vaccinano attualmente la popolazione contro l'influenza stagionale, si sono dichiarano volontari per "contribuire" alla futura campagna di vaccinazione contro il Covid-19.
Noi siamo un Paese disorganizzato, lo dimostrano, nonostante le stiracchiate attenuanti del caso, i ritardi e la confusione nella gestione del Covid ma basta anche vedere cosa è successo queste ultime settimane con i vaccini antiinfluenzali, che sono tuttora introvabili anche per le categorie di fasce d’età più a rischio. Dobbiamo assolutamente mettere in campo tutte le Forze operative che abbiamo a disposizione per un piano logistico nazionale di distribuzione del vaccino. Il tempo stringe e il coronavirus ancora non arretra in maniera significativa. Non facciamoci trovare impreparati.