Roma, 12 ott. (askanews) - Un evento a Capri in omaggio a Pablo Neruda. I familiari del grande poeta cileno premio Nobel per la letteratura morto nel 1973, sono sempre più convinti che il decesso non avvenne per cause naturali ma per avvelenamento da botulino, pochi giorni dopo il golpe di Pinochet in Cile. Il nipote di Neruda, Rodolfo Reyes, lo ha ribadito a Capri in occasione del cinquantenario della morte dello scrittore che proprio sull'isola azzurra trascorse un lungo soggiorno da esule e dove scrisse alcuni dei suoi più bei versi. "Ci piace molto che a Capri si continui a ricordarlo con i versi del Capitano, con il Postino, con la gioia di vivere dei capresi, con i suoi disegni e la sua arte" ha detto Reyes.I familiari del poeta sono impegnati da anni in una battaglia legale, dopo aver ottenuto la riesumazione della salma, che punta alla verità. Per Reyes, sono cruciali le conclusioni di due laboratori in Danimarca e in Canada che hanno già certificato la presenza di botulino nelle spoglie di Neruda."Aveva un tumore ma non fu il tumore a ucciderlo, fu un intervento dall'esterno""Vengo qui a Capri dove Paolo si innamorò della gente a dire la verità. La verità deve emergere in Europa, perché in Cile non la vogliono"."Capri regina di roccia", scriveva Neruda, versi che ancora oggi sono incisi nelle strade dell'isola e nei luoghi a lui tanti cari tra cui il belvedere di Punta Tragara. All'evento caprese, promosso dalla amministrazione comunale, ha preso parte anche lo scrittore Roberto Ippolito autore del libro "Delitto Neruda".