Coronavirus
Clamoroso ricorso in Cassazione sui casi di Covid in Italia
"Il 98,8% dei positivi era un falso materiale"
L'intervista all'avvocato Mauro Sandri prova l’inattendibilità della numerazione dei casi Covid 19, attuata dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) durante lo stato di emergenza
"Per la prima volta abbiamo provato concretamente che i dati statistici dell’ISS sulla pandemia, quindi sulla diffusione della malattia, sono falsi sotto due profili fondamentali. La raccolta di prove su questi dati ha richiesto un anno e mezzo di lavoro e ora io e l’avvocato Nino Moriggia abbiamo formulato innanzi alla Corte Costituzionale l’istanza per la nomina di uno o più esperti, deputati a definire se le modalità di diagnosi e numerazione dei casi del virus Sars Cov 2 e della malattia Covid 19 siano state rispettate in Italia".
Avvocato, lei parla di dati falsi diffusi da ISS, cosa intende? Sotto che profilo sarebbero falsi?P
Per prima cosa, ISS disattende le disposizioni di OMS e dello stesso ECDC europeo nella modalità di numerazione e catalogazione dei malati. Vengono catalogati come malati soggetti positivi alla PCR (tampone) che non evolvono verso alcun sintomo o malattia.
Questo contravviene alla prassi secondo la quale nessun esame strumentale può definire una malattia se non vi è la diagnosi di un medico. La stessa OMS distingue fra “detected” e “truly infected”: riscontrare un virus nel corpo non significa che il soggetto è malato.
Abbiamo miliardi di virus in corpo ma non per questo possiamo essere definiti malati! Per decretare la malattia serve una diagnosi, servono evidenze e non lo dico io, ma la scienza. Non si può confondere l’agente virale con la malattia, OMS stessa esorta a non usare con leggerezza il termine “pandemia”, chiedendo di svolgere la diagnostica con il più assoluto rigore.
In che percentuale sarebbero stati definiti, secondo la sua analisi, come malati soggetti sani?
Il 98,8% delle persone positive al tampone (PCR) non ha riscontrato l’evoluzione in malattia. Quello di ISS è un falso materiale. E anche per quell’1,2% rilevato con sintomi, abbiamo le contestazioni del ECDC sulla modalità con cui l’Italia ha fornito i dati.
Cosa eccepisce, esattamente, l’ECDC all’Italia?
L’ECDC rilascia una censura pesantissima all’operato delle autorità sanitarie nazionali. In particolare, precisa di aver ricevuto complessivamente solo 20.889 esiti di meri “casi rilevati” (tavola 9, pag.12 e seguenti – quindi di “casi PCR detected”, irrilevanti ai fini epidemiologici) su oltre 13 milioni di casi asseritamente verificatisi e testati in Italia (si veda la tabella n. 2 del bollettino Epicentro del 23 febbraio 2022, sotto riprodotta): un campione evidentemente irrilevante, sia quantitativamente, che qualitativamente, per svolgere una qualsiasi statistica attendibile.
In secondo luogo, l’ECDC precisa che i dati sono stati forniti dalle regioni, e non dall’ISS. L’ECDC eccepisce che i dati inviati da molte regioni presentavano diversi problemi di incongruenza, incoerenza, assenza di referti, eccetera. In quarto luogo, l’ente europeo evidenzia la non coerenza nemmeno delle modalità di acquisizione ed elaborazione dei dati da parte delle regioni italiane tra loro. Tale pot-pourri incoerente di informazioni rende del tutto inattendibili i dati inviati ed elaborati.
Cosa significa che la PCR (tampone), ovvero la rilevazione del test, non ha rilevanza ai fini epidemiologici?
Significa due cose. Prima di tutto, per essere valida la PCR deve avere un’espansione non oltre i 30 cicli, come confermato dalle linee guida ECDC e OMS. Ho chiamato tutti i 400 e più laboratori italiani che hanno fatto i test, trovando evidenza del fatto che il numero di campioni organici vengono amplificati a un numero di cicli superiore a 40.
Significa che il test è privo di significato. Qui si va contro la scienza. Come possiamo fondare una dichiarazione di pandemia su test che non sono validi perché svolti in modo a-scientifico? Se poi vogliamo guardare proprio tutto, l’inventore della PCR definì questo strumento inidoneo a rilevare virus… Inoltre, il solo test non ha rilevanza a fini epidemiologici perché un esame strumentale non può diagnostica la malattia. Avere il Covid è una cosa, avere in corpo il virus Sars Cov 2 è un’altra cosa.
E i test rapidi antigenici?
OMS dice che possono essere utilizzati solo in alcune circostanze, quando la prevalenza della malattia è oltre il 10%. Nello screening di massa fatto in Alto Adige nel novembre 2021, in pieno picco, la prevalenza era dell’1%.