Coronavirus

"Covid, caos Italia. Parla chiunque: ​​​​​​veterinari, attori, giornalisti"

Di Monica Camozzi

La confusione in Italia sul Covid? Disserta chiunque. Intervista a Pietro Luigi Garavelli, primario di Malattie infettive a Novara/ Seconda puntata

Informazione, comportamenti, vaccini e cure domiciliari precoci: il poker per uscirne

La strategia, secondo Garavelli è molto chiara. Quattro punti fondamentali. “Una comunicazione onesta ed educativa. La gente deve caprie che lockdown e politica vaccinale NON risolvono il problema. Deve capire che i comportamenti responsabili devono essere parte della nostra vita ancora per tanto tempo! Ripeto: questo virus ha capacità  di mutare rapidamente sotto pressione della risposta anticorpale quindi tende a modificarsi e  a sfuggire. Bisogna fare informazione seria, mantenere comportamenti responsabili, proseguire la campagna vaccinale e battere sulle cure precoci! Le cure a casa, intraprese nei primi giorni, salvano vite. Soprattutto, va capito che il vaccino NON è liberi tutti!

Ma chi è vaccinato continua a essere infettivo?

Si, chi è vaccinato può infettarsi e infettare. Con una differenza: il vaccino impedisce che l’infezione delle alte vie scenda e si trasformi in malattia grave. Ma NON impedisce che il virus si impianti nelle nostre alte vie (gola, naso) e si replichi! Per questo bisogna continuare a restare distanziati e indossare dispositivi di protezione. Nel frattempo, le cure domiciliari sono preziose per evitare che si intasino gli ospedali. Ora quando arriverà il caldo spero che non si faccia l’errore di attribuire il calo dell’onda solo alla campagna vaccinale: teniamo presente che c’è il fattore clima a dare il suo contributo.

In quali altre aree vede improvvisazione o anomalie?

Mandare in prima linea a vaccinare persone con poca esperienza non è una grande idea. Ripeto il concetto: non si può arruolare chichessia, servono persone con esperienza. Non bisogna mandare allo sbando colleghi  con formazione diversa, che non hanno prontezza di reazione. Un altro grosso problema è la gestione del rapporto con le case farmaceutiche. Io sono un uomo libero da sempre ma non è un segreto che la ricerca, soprattutto nei grandi istituti,  avvenga primariamente grazie a finanziamenti da parte delle case farmaceutiche. Che da un certo punto di vista è cosa nobile, perché consente di pagare borse di studio a giovani di valore, a mantenere tutta una serie di professionalità. Ma va mantenuto un equilibrio. Per evitare che l’interesse economico prevalga sul bene collettivo.