Coronavirus
Green Pass, Sileri: "E' presto per toglierlo, ma coi No Vax bisogna parlare"
Sugli scettici: "Bisogna distinguere tra chi ha un analfabetismo sanitario di base e le persone che sono dubbiose e impaurite: con loro si può dilalogare"
Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute: “Ci si chiede già quando togliere il green pass, ma io credo che sarà l’ultima cosa che andrà tolta"
Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute, ha commentato così l'aumento dei casi covid in Gran Bretagna e Russia: “Non possiamo paragonare le due situazioni. La ragione è legata alla percentuale di persone vaccinate che è molto diversa tra i due Paesi. Il numero di contagi alto si spiega con un’ondata che va a colpire più frequentemente coloro che non sono vaccinati, con la possibilità di una variante che potrebbe avere una diffusività maggiore, questo lo dirà la scienza, può darsi anche che serva un richiamo con una terza dose per le persone più fragili. Bisognerà vedere i contagiati e i decessi a quale categorie appartengono. E’ chiaro che quei numeri devono destare attenzione anche da noi, ma c’è una diversità: noi abbiamo il green pass, abbiamo ancora delle regole per l’uso dei dispositivi di protezione. Quando fai 500-600mila tamponi per ottenere il green pass scopri un certo numero di persone positive scoprendo nuove catene di contagio e isolandole, questa è una grande sicurezza. Ci si chiede già quando togliere il green pass, ma io credo che sarà l’ultima cosa che andrà tolta. Le discoteche non sono ancora aperte al 100%, così come gli stadi, quindi non è ancora tutto aperto oggi. Prima guadagniamo altri pezzi di libertà e guardiamo che succede, poi togliamo la mascherina e vediamo che succede, poi potremo anche pensare di togliere il green pass, ma non oggi, bisogna procedere con gradualità”, ha detto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, su Radio Cusano Campus.
Sulla terza dose del vaccino, Sileri ha detto: “La scienza ci dirà se col passare dei mesi chi si è vaccinato per primo ha un’immunità ancora presente oppure no. Tutti i Paesi occidentali stanno valutando questo, ma oltre alla presenza degli anticorpi esiste anche un’immunità di memoria. Bisognerà valutare anche l’evidenza clinica, se coloro che si sono vaccinati a gennaio-febbraio inizieranno a infettarsi e ad avere dei sintomi allora vorrà dire che la protezione è calata molto e dunque bisognerà fare un richiamo. E’ verosimile che dovranno farlo tutti, ma ce lo dirà la scienza se e quando. Il green pass dura quasi un anno perché in genere queste vaccinazioni un’immunità di almeno 10 mesi te la danno, magari scopriremo che per alcuni durerà anche di più e allora capiremo come, quando e a chi fare i richiami”.
Sul prolungamento dello stato di emergenza: “Dipenderà dai contagi. Se dovessimo avere i contagi ancora in discesa, se non dovessero esserci varianti, allora non servirà prolungare lo stato di emergenza. Io al momento sono ottimista sull’andamento dell’epidemia, però bisogna osservare ciò che accade. Ondate ci saranno, ma saranno contenute e riservate prevalentemente ai non vaccinati. Ciò non toglie che anche tra i vaccinati potrà esserci un aumento anche se minore”.
Sulle proteste dei no vax: “Distinguiamo tra il no vax puro che non sa quello che dice e che parla di microchip sotto la pelle, lì c’è poco spazio per convincerlo perché c’è un analfabetismo sanitario di base. Invece tra le persone che sono dubbiose e impaurite, in quel caso c’è molto spazio di dialogo. Le farmacie alle persone che fanno il tampone offrono anche la vaccinazione, è un modo per mettersi seduto insieme alla persona e parlarci”.