Coronavirus
Molnupiravir: la pillola di Merck per curare il Covid-19 arriva in Italia
Distribuito con il nome commerciale di Lagevirio, è il primo antivirale orale autorizzato per il trattamento della malattia provocata dal virus
Molnupiravir: dal 4 gennaio la pilola anti-Covid in distribuzione alle Regioni
Un passo importante nella lotta al Covid è segnato dalla disponibilità in Italia del Molnupiravir, la pillola anti-Covid prodotta da Merck con il nome commerciale di Lagevirio. Il suo utilizzo è infatti stato autorizzato da Aifa (l'Agenzia italiana del farmaco) lo scorso 30 dicembre, contestualmente a quello del remdesivir, un altro antivirale. Martedì 4 gennaio inizia la distribuzione da parte della struttura commissariale diretta dal Generale Figliuolo alle singole Regioni, competenti per la materia sanitaria.
Come funziona il trattamento con Molnupiravir per i malati di Covid-19
Molnupiravir è il primo antivirale orale che può essere utilizzato per il trattamento del Covid. Vi possono fare ricorso solo pazienti non ricoverati, affetti dal virus in forma lieve o moderata e i cui sintomi siano comparsi da non più di cinque giorni. Il trattamento consiste nell’assunzione di 4 compresse da 200 mg due volte al giorno, da ripetere per cinque giorni. Per la sua prescrizione, per la quale è previsto l'utilizzo di un registro di monitoraggio che sarà presto accessibile online sul sito di Aifa, è fondamentale escludere la presenza di condizioni cliniche che rappresentano specifici fattori di rischio per lo sviluppo della malattia grave.
Quali sono i benefici nell'utilizzo del Molnupiravir
L'impiego del farmaco ha ridotto il rischio di ospedalizzazione o morte dal 9,7% nel gruppo placebo (68/699) al 6,8% (48/709) nel gruppo Molnupiravir, “per una riduzione del rischio relativo del 30%”. Gli studi preliminari di fase 3 indicavano invece una riduzione del rischio del 50%. A spiegarlo sono i produttori: la multinazionale americana Merck (che in Europa si chiama Msd), con il partner Ridgeback Botherapeutics. Molnupiravir agisce interferendo con la capacità del virus di replicarsi, introducendo appositamente errori nel codice genetico del virus. Il farmaco, inoltre, non colpisce la proteina spike del virus, la chiave d'accesso del virus nella cellula, e questo dovrebbe dunque garantire l'efficacia a prescindere dalle varianti.
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