Coronavirus
Natale 2020: Galli, Crisanti, Ricciardi e Ippolito schierati per il lockdown
Spostamenti fra comuni e feste natalizie, la scienza stavolta ha una voce sola: serve il lockdown
Il coro della scienza stavolta è unanime: sì al lockdown per le feste natalizie, altro che spostamenti fra comuni come si iniziava a pensare qualche giorno fa. I dati delle ultime ore non lasciano spiragli per alcun rallentamento nella prevenzione del contagio. Stretta già decisa in altri Paesi Ue come in Germania – che ha una condizione epidemiologica migliore - e nei Paesi Bassi (lockdown per 5 settimane). In Francia la situazione migliora e sono state concessi gli spostamenti fra regione ma resta il coprifuoco dalle 20 alle 6 del mattino e alcune attività come cinema e teatri resteranno chiusi.
Il premier Giuseppe Conte ha parlato di un piano dedicato alle festività natalizie, anche alla luce dei suggerimenti del Comitato Tecnico Scientifico. "Ora si rende necessaria qualche ulteriore misura restrittiva. Ci stiamo riflettendo in queste ore. Dobbiamo scongiurare a ogni costo una terza ondata, perché sarebbe devastante anche sul piano della perdita di vite umane''. "La mia posizione non cambia, e' sempre stata cristallina. Allentare proprio adesso le misure di contenimento sarebbe un grave errore. Bisogna chiudere, non aprire, ha detto con più decisione il ministro della Salute Roberto Speranza in un'intervista al Corriere della sera, facendo presente che si devono "assolutamente evitare gli assembramenti". "Non andate tutti nello stesso posto - osserva - quando vedete che ci sono luoghi con tante persone, evitateli, se non vogliamo poi essere costretti a restrizioni molto dure".
Si deve fare un lockdown totale per le feste di Natale? "Se continua cosi' assolutamente si" risponde ad Agora' su Rai 3 Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute. "Quando si fanno solo le raccomandazioni - osserva - le persone fanno tutto quello che e' consentito, e questo riduce il contagio soltanto del 3%. Con questo tasso non riusciremo mai, non solo ad appiattire la curva epidemica, ma a diminuirla. Invece il lockdown riduce del 15%, e con altri interventi si arriva a dimezzare i contagi". "Queste sono le uniche strada possibili - conclude il professore - in un momento in cui non c'e' piu' la possibilita' di tracciare, cosa che dovremo ricominciare a fare non appena avremo abbassato i contagi".
Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani, componente del Comitato tecnico-scientifico (Cts), in un'intervista al Corriere della Sera ha parlato di timori che "oggi sono gli stessi che noi, Cassandre inascoltate, avevamo quando a giugno-luglio si pensava di aver superato l’epidemia e si riaprivano le discoteche", il risultato ce l’abbiamo "sotto gli occhi ancora adesso". Al primo cenno di rallentamento dell’epidemia "stiamo commettendo lo stesso identico errore: ma allora la storia non ci ha insegnato nulla".
In un'intervista a La Stampa invece, il virologo Andrea Crisanti spiega che rispetto a due mesi fa "è cambiato tutto" ma "non è solo questione di scelte, ma anche di obiettivi. Possiamo fare tutti i lockdown che vogliamo fino all'arrivo del vaccino, però senza una strategia si rischia di sprecarli come quest'estate e come stiamo facendo adesso". Il caso Lombardia secondo Crisanti "ha dimostrato che la zona rossa porta dei risultati, allora per me questa è la scelta migliore da applicare in tutta Italia. Con un'annotazione fondamentale: per non dilapidare i risultati del lockdown nel frattempo bisogna fare degli investimenti", ha concluso.
"L'Europa si blinda, da noi continua il tira e molla. In troppi non hanno capito", ha rintuzzato in una intervista a La Repubblica, Massimo Galli, direttore delle Malattie infettive del Sacco di Milano. Sul dibattito di questi giorni in Italia, in merito alla possibilità di allentare le misure, Galli spiega che, dal suo punto di vista, ci sia "il solito tira e molla della politica, dovuto alla la presenza di anime diverse dentro al governo e nella stessa opposizione". "Bisogna limitare al massimo le situazioni pericolose - sottolinea -. L’impressione è che, appena si dà un minimo segnale di rilassamento delle misure, la gente si prenda il braccio e non solo il dito". "Rischiamo una ripresa gagliarda della seconda ondata e di vanificare tutti i sacrifici fatti - aggiunge - E questo su e giù, questo apri e chiudi mi sembra finisca per danneggiare l’economia più di una cura magari un po’ intensa, ma dalla durata certa". "Se si va avanti così, ci porteremo dietro il coronavirus per chissà quanto - conclude -. Almeno fino all’immunità di gregge che, se andrà tutto bene, arriverà tra un anno".