Coronavirus
Super Green Pass, eliminarlo non basta: dal 15 giugno via l'obbligo vaccinale
Il timore è (anche) che dall'obbligo del vaccino si torni all'obbligo del tampone, e come nel gioco dell'oca al punto di partenza
Secondo. Se, come ci auguriamo, il governo decidesse di far cadere l’obbligo vaccinale per gli over 50, cosa ne sarà dell’obbligo vaccinale imposto ad alcune categorie di lavoratori? Al momento l’obbligo vaccinale vige per il personale medico-sanitario (decreto-legge n. 44 del 1° aprile 2021), per quello del comparto della difesa, sicurezza (forze dell’ordine) e soccorso pubblico e infine per il personale scolastico compresi insegnanti e docenti universitari (decreto-legge n. 172 del 26 novembre 2021).
Successivamente, il decreto-legge n. 1 del 7 gennaio 2022 - oltre ad introdurre l’obbligo vaccinale per gli over 50 - ha esteso l’obbligo del Green Pass rafforzato a tutti, sia per andare a lavorare (pena la sospensione dal lavoro e dalla retribuzione) che per salire sui mezzi pubblici, compresi treni e aerei. Se il 15 giugno decadesse l’obbligo vaccinale per gli over 50, e probabilmente qualche settimana prima anche il Green Pass rafforzato, cosa ne sarà degli obblighi di vaccinazione imposti alle altre categorie di lavoratori?
Non vorremmo che, già a partire da settembre, ricominci la musica che insegnanti e professori universitari, oltre che medici e personale delle forze dell’ordine, pur venendo meno l’obbligo del Green Pass rafforzato, siano comunque obbligati alla vaccinazione e dunque ad esibire – al posto del certificato verde – un certificato medico attestante l’avvenuta vaccinazione, pena la sospensione dal lavoro e dalla retribuzione.
Questo, oltre a creare una stridente discriminazione tra cittadini e categorie di lavoratori, creerebbe non pochi problemi in tema di privacy. Nello specifico. In ragione della loro natura, i dati sanitari sono qualificati come dati sensibili dal Regolamento Ue n. 679/2016 (regolamento, quindi direttamente applicabile agli Stati membri), in linea con quanto già previsto dalla Direttiva madre n. 95/46/CE. Il Regolamento richiede al titolare del trattamento (in questo caso il servizio sanitario nazionale - Regione di residenza del cittadino che conserva il fascicolo sanitario) di adottare delle misure di sicurezza tecniche e di tipo organizzativo dirette ad assicurare la “minimizzazione” dei dati. L’eventuale permanenza dell’obbligo vaccinale solo per alcune categorie di lavoratori lederebbe proprio questo principio.
(segue)