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"Il teatro è in ginocchio". Parla la 'voce' di Iron Man, Tom Hanks e altri

di Mirko Crocoli

Intervista ad Angelo Maggi. L'attore e doppiatore, voce storica di personaggi celebri del cinema d'oltreoceano

"Il teatro è in ginocchio".

A parlare è Angelo Maggi, attore e doppiatore, voce storica di Tom Hanks (Cast Way, The Terminal, Prova a Prendermi etc.), di Iron Man/Tony Stark, di Bruce Willis, del Commissario Winchester ne “I Simpson”, di Leroy Jethro Gibbs in NCIS, di James Gordon ne “Il cavaliere oscuro”, del Dott. Peter Cox  in “Scrubs” e di Jorah Mormont in “Il Trono di Spade”.   

“Ci si è concentrati su molte cose, ma non sull’anima, sull’umore delle persone che, durante una pandemia, può essere risollevato anche da un’ora passata ridendo, piangendo, emozionandosi".

"Vittorio Gassman il mio maestro". E sul doppiaggio: "Con Tom Hanks legame affettivo, 28 anni non si dimenticano. Spider-man (Alex Polidori) così come nel Marvel è mio 'figlioccio' anche nella vita…” 

Tony Stark/Iron Man: “Onorato e orgoglioso di aver prestato la mia voce in Italia al protagonista dei movies che più hanno incassato nella storia del cinema”. (…) “Devo ammettere che è stato traumatico, dopo dodici anni, vederlo morire, anche se la sua dipartita, gloriosa, è diventata iconica”.

"Spero di ripartire presto con la mia creatura: 'Il Doppiattore: La voce oltre il buio', un tuffo tra musica, doppiaggio e recitazione…" 

"Ci vuole giusto un supereroe degli Avengers per far capire alle istituzioni di questo 'pianeta' che forse è il caso di tornare ad aprire i teatri, pur con le dovute precauzioni, come d’altronde sta avvenendo da tempo negli studi televisivi. Artisti, addetti ai lavori, maestranze, indotto, famiglie, tutto fermo da oltre un anno e il settore è allo stremo".

“Non ci ascoltano, siamo in milioni a ruotare attorno alla categoria” sussurra laconico Angelo Maggi, alias Tom Hanks, Robert Downey Jr, Mark Harmon, Gary Oldman, John C. McGinley, Iain Glen, John Turturro, Hugh Grant e un numero imprecisato di importanti protagonisti (in carne ed ossa o animazione) di Hollywood. Uomini nascosti nel “buio”, a cui siamo noi tutti  indelebilmente legati, che danno voce, anima, imprinting e personalità ai nostri beniamini.

Hanks Maggi
 

Maggi nasce attore a Firenze con Vittorio Gassman e Giorgio Albertazzi, tra Shakespeare e Pirandello, poi lavora con i Vanzina per il grande schermo in “Sapore di mare” e prende parte in alcune delle più seguite fiction per la Tv – quali il Maresciallo Rocca e Distretto di Polizia. Timbro vocale inconfondibile, caldo e rassicurante, Angelo, Leggio d’oro voce dell’anno 2008, Nastro d’Argento per il doppiaggio 2019 (“Stanlio e Ollio”) e premio internazionale “Vincenzo Crocitti”, è oggi uno dei principali esponenti del doppiaggio nazionale, ma anche e soprattutto attore che, fino a poco prima della pandemia, portava sui palcoscenici di tutta Italia uno spettacolo straordinariamente originale, dal titolo “il Doppiattore”, mix tra due discipline che si mescolano magicamente in un’unica arte. 

“Ci si è concentrati su molte cose – dice nell’intervista - ma non sull’anima, sull’umore delle persone che, durante una pandemia, può essere risollevato anche da un’ora passata ridendo, piangendo, emozionandosi”.

E come dargli torto. A poco sono serviti gli appelli che da mesi lanciano i suoi colleghi, lui in primis, ma a quanto pare, la cultura e il mondo dell’intrattenimento sembra essere stato completamente tagliato fuori. Tuttavia il buonumore non manca e Angelo Maggi, speranzoso in una celere riapertura, ci ha lasciato un breve video di saluti da parte di tre delle sue inconfondibili “primedonne” dell’emisfero mediatico; l’esilarante Commissario Winchester de “I Simpson”, il poveraccio Viktor Navorski di “The Terminal”, incastrato all’uscita 67 (interpretato da un magistrale Tom Hanks) e quell’istrionico “genio, miliardario, playboy, filantropo” di Tony Stark. 

Angelo, lei debutta da giovanissimo in teatro con personaggi del calibro di Vittorio Gassman, Giorgio Albertazzi e Mario Carotenuto e – oltretutto - in lavori piuttosto impegnativi, da Pirandello a Shakespeare. Un ricordo particolare di quegli anni?

"Il mio ricordo più bello è il giorno della première al Teatro della Pergola con lo spettacolo 'Fa male il Teatro'. Un varietà, con protagonista Vittorio Gassman, la figlia Paola, io e altri cinque giovani. Eravamo usciti da una lunga selezione che Vittorio aveva fatto nel lontano 1979. Abbiamo debuttato a Firenze a Gennaio del 1980 per poi partire in una tournée di cinque mesi, girando i più grandi palcoscenici italiani con un immenso successo. Vittorio interpretava il maestro della nascitura bottega teatrale, bottega che incomincia a frequentare qualche mese dopo a Firenze. Il corpo docenti era formato oltre che dal già citato Gassman anche da Giorgio Albertazzi, Edoardo De Filippo e Roberto Benigni (che venne, giovanissimo a fare una lezione). Successivamente ho incontrato la mia compagnia con la quale ho fatto molti spettacoli e, poi, sono entrato in sala doppiaggio per dare la voce a me stesso, nell’altro debutto, quello cinematografico in 'Sapore di mare'. Non c’è dubbio che io nasco e morirò a Teatro, anche se l’ho dovuto abbandonare per sette o forse otto anni, perché mi ero dedicato completamente al doppiaggio".

Al cinema. Ne dico due per tutti: “Sapore di mare” di Carlo Vanzina (come già ricordava poc’anzi) e “Mi faccia causa” del padre Steno. I Vanzina family. L’approdo al grande schermo rispetto al teatro?

"Si, tutto in famiglia! Ho lavorato prima con i figli di Steno nei due film 'Sapore di mare', poi con il padre in 'Mi faccia causa', dove ero personaggio principale in uno degli episodi. Il cinema è stata una bella avventura, poi, un anno dopo 'Sapore di Mare', ho fatto il mio primo vero film da protagonista ovvero 'Zero in condotta' con Elena Sofia Ricci. Successivamente la mia carriera cinematografica si è interrotta. Bruno Cortini aveva scritto una sceneggiatura assegnandomi il ruolo di maggior rilievo; le riprese avrebbero dovuto incominciare a settembre, ma io, contemporaneamente, vinsi un provino per lo spettacolo 'Ragazzi irresistibili' di Neil Simons a teatro. A quel punto, come succede spesso nella vita degli attori, ci si trova costretto a scegliere tra il cinema e il teatro. Ho scelto il teatro. E, anche se mi è dispiaciuto allontanarmi dal mondo del grande schermo, non me ne pento, tant’è che quello spettacolo vinse, nell’anno di uscita, il biglietto d’oro. Lo vide tutta Italia!"

Televisione e fiction. Il Maresciallo Rocca, Distretto di Polizia, Papa VI - il Papa nella Tempesta etc.. L’anno scorso abbiamo perso Gigi Proietti. Quale è stato il suo rapporto con il grande attore romano durante le riprese della celebre fiction?

"Purtroppo ho lavorato poco con lui. Era l’episodio in cui rapivano suo figlio (del Maresciallo Rocca) e io ero uno dei capi della banda rapitrice, quindi avevo poche scene al suo fianco. Venivo ferito durante una sparatoria con i carabinieri e per tutto il resto dell’episodio rimango ferito. Alla fine i compagni mi abbandonano in una grotta, proprio quando sta per arrivare Rocca (Gigi) che mi trova, ma morto. Però di Gigi ho altri ricordi. Lui era un po’ un delfino di Gassman, molto legati. Quindi, durante gli anni in cui lavorai con Vittorio eravamo soliti frequentarci: andavamo a cena insieme e una volta andammo a vedere il suo 'A me gli occhi, please' che mi colpì tantissimo. Ormai è qualche anno che ho messo su degli spettacoli con una mia band (faccio 'Teatro-canzone'), e questo perché rimasi colpito da ciò che, magnificamente, riusciva a trasmettere Proietti. Non ho frequentato la sua scuola, però l’ho conosciuto bene ed era una persona stupenda, sotto tutti punti di vita. Aveva un carisma incredibile, contagioso".

Ulteriore specializzazione della sua professione, il doppiaggio, che possiamo considerarla una sfumatura aggiuntiva e molto complessa dell’attore stesso. Leggio d’oro voce dell’anno 2008 e Nastro d’Argento per il doppiaggio 2019. A livello di soddisfazioni personali può considerare quest’ennesima arte – senza togliere nulla al Teatro o al Cinema - come un’altra parte di sé?

"Bè si, sicuramente. Il doppiaggio è arrivato in un secondo momento, quando già avevo lavorato in teatro e al cinema. L’ho scoperto doppiando me stesso in 'Sapore di mare'. Io credo sia una skill del mestiere dell’attore, una sorta di sfumatura appunto. Il doppiaggio è stato un completamento. Non nasco caratterialmente estroverso e nel buio della sala l’uso della voce mi ha aiutato sicuramente, più del teatro, più del cinema e sia la gavetta che gli insegnamenti di Vittorio sono anch’essi stati alla base del mio percorso. Tenga presente che ho iniziato a prestare la voce agli attori importanti, come Tom Hanks, Bruce Willis e Robert Downey Junior, verso i trentotto anni. Non proprio un ragazzino. Avere una lunga esperienza alle spalle è essenziale sia nel doppiaggio, sia nel cinema che nel teatro".

Con quale dei suoi colleghi ha un rapporto migliore anche fuori della sala di doppiaggio?

"Il rapporto è buono con tutti e posso dire che ho un 'figlioccio' artistico, con cui è nata una simbiosi perfetta negli anni, anche grazie al ruolo di Iron-man, ovvero la voce di Spider-man, Alex Polidori, ma proprio per il legame che hanno i due personaggi all’interno dei film. Ho molti altri amici con i quali ho avanzato dei progetti, come Christian Iansante, un doppiatore eccezionale, con il quale ho realizzato una raccolta di poesie di Jacques Prévert, Pablo Neruda e Federico Garcia Lorca intitolata “Io ti amo”, che abbiamo curato insieme a Elia Iezzi, Luca Ward, Giuppy Izzo e Chiara Colizzi. Quest’opera è uscita l’anno scorso in edizione Dante Alighieri, è un libro diviso in triplo CD audio. Ho anche fatto parte di un lavoro curatissimo di Christian sui Pooh, da lui voluta quando è morto Valerio Negrini e all’interno del quale recitiamo (noi e altri esimi colleghi) diverse canzoni del gruppo, accompagnati da musiche arrangiate. Ed infine ho realizzato, insieme al mio amico Giorgio Borghetti (la voce di Elliot di E.T.), un cortometraggio, unitamente a Francesco Prando, Pino Insegno, Mino Caprio e Francesco Pezzulli. Quindi posso dire di andare d’accordo con tutti, anche se, ormai, anche in sala, purtroppo, ci si incontra molto meno. È diventato raro lavorare a stretto contatto".

Gliene cito solamente tre, ma la lista è lunga e corposa. Tony Stark/Iron Man (Robert Downey Jr), James Gordon (Gary Oldman) e Tom Hanks in tutti i suoi film. Ci può parlare delle varie particolarità di ognuno di loro?

"Ci sono degli attori che doppio da tantissimi anni. Forse il più 'vecchio' anagraficamente è Tom Hanks che, tra l’altro, è l’attore a me più affine. Ho anche avuto il piacere di conoscerlo a Venezia! Esperienza indimenticabile. Ho doppiato tantissime volte Gary Oldman (il commissario Gordon della trilogia de 'Il cavaliere oscuro' di Nolan), ma se mi fa questi tre nomi devo dire che gli altri due mi sono più vicini. Robert Downey JR. mi ha accompagnato per dodici anni, fino alla morte del suo personaggio Iron Man. Sicuramente l’ho amato molto ed è decisamente l’attore tramite il quale mi sono legato ad un gran numero di Fans, anche se io mi riconosco maggiormente in tutti gli 'antichi' ruoli di Tom Hanks. Hanks è mio coetaneo e avere la stessa età dell’attore che doppi non è secondario, comporta meno sforzo. Robert Downey JR ha dieci anni meno, ciò significa una rapidità nel parlato e nella dizione più impegnativa, diciamo che è stato un po' più faticoso. Invece non è stato faticoso doppiare un altro personaggio che mi accompagna da diciotto anni: Leroy Jethro Gibbs di NCIS (Mark Harmon), molto amato dagli italiani, in quanto protagonista di una delle serie di punta della RAI. Tuttavia sono onorato e orgoglioso di aver prestato la mia voce in Italia al protagonista dei movies che più hanno incassato nella storia del cinema, ovvero Iron-man in Avengers: Endgame. Devo ammettere che è stato traumatico, dopo dodici anni, vederlo morire, anche se la sua dipartita, gloriosa, è diventata iconica.

Sono stato da Pino (Insegno) più volte in radio e in televisione suo ospite nella bella trasmissione 'Voice Anatomy' andata in onda su RAI 2 e proprio lì ho interpretato il monologo di Iron-man in Endgame, con tanto di statua del supereroe che ora uso nel mio spettacolo! Al livello temporale non posso non menzionare il commissario Winchester de I Simpson, al quale mi legano trenta lunghi anni. Ecco, forse sono loro; Tom Hanks, Iron-man e Winchester i personaggi a me più vicini. Poi, se vuole che le faccia una classifica metto subito dopo Leroy Jethro Gibbs e Perry Cox di Scrubs".

Maggi, parliamo un attimo di Covid-19. Come ha vissuto la pandemia? In Teatro aveva dei bei progetti poi immaginiamo sospesi. Un dramma sia a livello personale che professionale.   

"Tutta la categoria dello spettacolo, da un anno ormai, è rimasta ferma. La cosa assurda è che si pensa solo ai grandi finanziatori, ma non si pensa che dietro a tutto questo ci sono cinque milioni di lavoratori che stanno a casa da un anno, con le relative famiglie. Persone che spesso, purtroppo, non hanno risorse e non sanno, quindi, come poter vivere.

Sentire vari politici parlare di riaprire qualsiasi cosa, tranne cinema e teatri, mi rattrista immensamente. Con i colleghi abbiamo fatto numerosi appelli e redatto un manifesto, più di una volta, esponendolo al ministro Franceschini affinché ci ascoltasse. Il teatro è stato il settore che più ha sofferto. Un po' anche il doppiaggio perché, chiaramente, non arriva quasi più niente dall’industria cinematografica statunitense, ma comunque va avanti.

Lavoriamo, ma poco. Ciò che più rammarica è la drammatica situazione del teatro. Fermo. Qualcuno dovrebbe spiegarci perché è possibile fare trasmissioni televisive con il pubblico in sala, ovviamente tamponato e protetto, e non lo è per i teatri. Nonostante i teatri (come anche ammesso dal precedente governo) sono tra le strutture più sicure, risultano però pericolose per le file che si vanno a formare all’entrata. Non mi sembra una motivazione valida per restare chiusi. A questo punto la speranza è che, avvicinandosi il vaccino, si possa riaprire al più presto, considerando che ci sono persone che versano in una situazione veramente critica.

Mi sembra che il teatro sia stato trattato come una cosa superflua, quando invece è vita. Vita capisce! Ci si è concentrati su molte cose, ma non sull’anima, sull’umore delle persone che, durante una pandemia, può essere risollevato anche da un’ora passata ridendo, piangendo, emozionandosi. Bisogna, adesso, sforzarsi per una riapertura in sicurezza, facendo rispettare attentamente le regole, ovvero: indossare la mascherina in platea e inserire dei controllori. Si può fare e si deve fare assolutamente. Mi duole dirlo ma non è stato fatto tutto ciò che doveva e poteva essere fatto. Spero che, ora, con il nuovo esecutivo si possa tornare a ragionare. Nel mio piccolo non mi resta altro da fare che portare tutta la mia solidarietà alla categoria (come sto cercando di fare ora), soprattutto alle maestranze e i tecnici del dietro “le quinte”, che sono molti, mi creda, troppi!"

Ci parla del bellissimo progetto denominato “il Doppiattore” e dei suoi futuri impegni a Teatro?

"Spero, prima dell’estate, di riprendere a fare alcuni spettacoli con le mie band musicali. Sono tre e dal vivo: il primo, un mio vecchio cavallo di battaglia, con la 'Iron Band' che ho formato tre anni fa e s’intitola 'Ma cos’è questa crisi?', e sono tutte cover brillanti con del cabaret annesso. Poi, altri due, che metterò in scena con altre band. Questa pandemia ha fermato sul nascere la mia creatura, 'Il Doppiattore' nel quale univo i miei due grandi amori, il doppiaggio e il teatro. Volevo raccontare al pubblico che cosa c’è dietro a quelle voci che sentono tutti i giorni in tv o al cinema. Cerco di raccontare il nostro lavoro, doppiando dal vivo, cantando, accompagnando con dei video per due ore circa, cercando di coinvolgere il pubblico in sala, anche scendendo in platea. Di volta in volta ci sono vari ospiti d’onore, che si alternano ogni sera. E’ 'Il doppiattore: La voce oltre il buio'. Ho aperto al Teatro Delfino di Milano, per poi portarlo in scena per cinque stagioni, l’ultima replica un mese prima che scoppiasse la pandemia. Poi, come detto, si è bloccato tutto. Il mio sogno è quello di portare questo spettacolo in tutta Italia, soprattutto nelle piccole provincie! È un qualcosa di unico che, sono sicuro, piacerebbe a tutti gli italiani. Adesso, in attesa della nuova (si spera) apertura lo sto trasformando in uno 'One man show'. Attendo, fiducioso".