Costume

Martedì grasso, il giorno che si porta via il Carnevale

Nel martedì grasso si congeda ufficialmente il Carnevale e ci si avvia verso la Quaresima

Il Carnevale che volge al termine e la Quaresima dietro l'angolo

Il martedì grasso è il giorno che tradizionalmente si porta via il Carnevale, e subito dopo il quale si imbocca la strada della Quaresima, che si apre con il mercoledì delle Ceneri. Quest'anno il martedì di Carnevale cade oggi, martedì 16 febbraio, segnando l'ultimo appuntamento di quello che per via della pandemia è stato un Carnevale contenuto e  senza le usuali sfilate e i carri allegorici, in Italia così come nel resto del mondo.

Martedì Grasso, perché si chiama così

Con il martedì grasso giunge al termine la settimana dei giorni grassi di Carnevale, delle sfilate, delle feste in maschera, dei carri allegorici. Stretto è il legame originario con l'aspetto religioso, sebbene nel tempo si sia affievolito, ed è proprio in esso che trova spiegazione la denominazione di 'martedì grasso'. Secondo la tradizione, infatti, in questa giornata venivano consumati tutti i cibi più prelibati, "grassi", rimasti in casa, ad esempio la carne, che poi durante la quaresima imminente non potevano essere mangiati. Per la stessa ragione in Francia è il Mardi gras.

Coriandoli

Compagni fedeli del Carnevale fino all'ultimo giorno, il martedì grasso. I coriandoli sono pezzetti di carta, inventati nell’Ottocento dall'ingegnere Enrico Mangilli da Crescenzago (Milano), che commercializzò i cerchietti della carta usati per le lettiere dei bachi da seta in allevamento. Ma i coriandoli non sono sempre stati di carta. Qualche secolo fa durante le parate carnevalesche venivano gettati sulla folla mascherata granoturco, arance, gusci d’uovo profumati, monete. A partire dal 1500 circa, inoltre, si racconta che i frutti del coriandolo, da cui deriverebbe il nome odierno, venissero ricoperti di zucchero per ottenere dei confettini profumati, prodotti appositamente per essere gettati dai carri o dai balconi durante il carnevale. Poi l'usanza, alquanto costosa, cadde in disuso e ai confetti bianchi si sostituirono piccole palline di gesso. Saranno infine resi famosi  dall’ingegnere Ettore Fenderl che, come da lui stesso tramandato, quando era solo un 14enne privo di mezzi, per festeggiare il Carnevale di Trieste del 1866, pensò di ritagliare dei triangolini di carta per lanciarli sulle teste mascherate della gente intorno, diffondendo il caratteristico brio che riverbera l'essenza stessa della festa del Carnevale.