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Cronache
Allieva dei carabinieri suicida, il sindacato: "Serve formare i dirigenti"

Allieva dei carabinieri suicida, il sindacato: "Serve formare i dirigenti"

Il segretario generale nazionale di Unarma, Sindacato nazionale dei Carabinieri, Antonio Nicolosi, presenterà domani, 16 maggio, un esposto alla Procura di Firenze per chiedere che venga fatta piena luce sul suicidio di Beatrice Belcuore, la carabiniera che il 22 aprile scorso si è tolta la vita nella scuola allievi marescialli di Firenze. Ad anticiparlo ad Affaritaliani.it il segretario regionale per la Toscana di Unarma Costantino Fiori.

La lettera dei genitori: "Costretta alle adunate all'alba con il Covid"

Nel fascicolo che sarà consegnato ai magistrati verrà allegata la lettera che i genitori di Beatrice due giorni fa hanno inviato proprio a Unarma, i cui passaggi ricostruiscono alcune situazioni di stress vissute dall'allieva sottufficiale, che, come si legge in un passaggio della stessa lettera, “nei primi giorni di frequentazione della scuola aveva manifestato l’intenzione di abbandonare il percorso appena intrapreso anche se quel percorso era da sempre stato il suo sogno, questo poiché aveva percepito quello che ci riferiva essere un ambiente estremamente rigido e totalitario”. “Beatrice”, scrivono ancora i genitori, “aveva molto a cuore l’Arma ma alcune disposizioni non le erano chiare e le reputava prive di valore formativo”.

L'allieva, che aveva comunque buoni voti, aveva raccontato al padre - anche lui carabiniere, con 40 anni di servizio - di essere stata obbligata a presentarsi tutte le mattine all'adunata alle 6,15 nonostante la positività al Covid, con sintomi influenzali, di non poter indossare stivaletti tipo Dottor Martens o Timberland durante le ore di libera uscita. Dietro la porta della camera non ci doveva essere nulla tranne l’acqua, niente sotto la scrivania, né beauty case in bagno, le porte delle camere dovevano rimanere sempre aperte. E niente pernotto a chi aveva conseguito un esame con voto pari a 18-19-20.

“Quello della famiglia di Beatrice è un atto di accusa abbastanza pesante”, dice Costantino Fiori, “ma ha scritto una lettera dove emerge una grande dignità, perché non chiede qualcosa solo per Beatrice, ma chiede che le cose possano cambiare perchè un'eccessiva militarità senza uno sviluppo di resilienza che deve avere degli step può portare a fonti di stress che alla fine non vengono neanche accettati. Pretendere che con il covid e la febbre la ragazza debba scendere comunque all'adunata non è militarità, se stava male doveva rimanere a letto”.

Cosa l'ha colpita di più nella lettera dei genitori di Beatrice?

E' leggere di questo padre che poi è un collega con 40 anni di servizio che chiama la Scuola marescialli, giustamente, e che addirittura l'ufficiale che gli risponde afferma con tono perentorio e arrogante che la telefonata risulta essere non gradita e che gli stava causando una perdita di tempo preziosa. Poi al collega perviene una relazione dove dice che lui ha disatteso la scala gerarchica. Cosa fa allora questo padre? Capisce che la situazione può compromettere la situazione della figlia e quindi scrive una mail di scuse in cui dice “guardi, mia figlia è il mio tallone di Achille...."

I suicidi tra gli appartenenti alla forze dell'ordine non si fermano. Come lo spiega?

A novembre abbiamo depositato attraverso l'onorevole Ascari un progetto di una commissione sui suicidi dove portiamo come punto fondamentale proprio la formazione dei dirigenti, come fanno nell'esercito e nell'aeronautica. Non basta mettere delle persone, che magari sono anche brave, che escono dai corsi ufficiali, ma qualcuno che abbia una formazione adeguata. Se mi fai scendere una ragazza con la febbre e con il covid non è militarità, questa consiste nell'avere un'etica, una morale.

Possibile che nessuno abbia notato che Beatrice vivesse una forte situazione di stress?

Beatrice prima di entrare nel'arma dei carabinieri era stata in Marina, poi ha vinto il concorso per allievi marescialli, quindi ha superato tre test. La famiglia ci ha anche confidato che il suo desiderio era quello di diventare ufficiale.

Esiste un supporto psicologico nell'Arma?

Noi stiamo dicendo da tempo che un supporto psicologico anche esterno alle strutture stesse possa aiutare nelle scuole dell'Arma. La figura dello psicologo all'interno c'è, ma noi chiediamo che la psicologia sia fuori dalle scuole, in maniera da invogliare di più la persona a rivolgersi magari tramite la figura di un pari che ti accompagni a risolvere immediatamente quel problema. Se la struttura è all'interno, vai a creare uno stigma. Possiamo anche togliere qualsiasi tipo di insegna, lo sai che vai lì, c'è una dipendenza funzionale. Mettiamo dei questioonari anonimi, analizziamo la struttura organizzativa, facciamo come in Aeronautica, dove vengono fatti anche dei test personali che indicano la soglia di rischio di una persona. Noi il 7 giugno alle 10 saremo a manifestare davanti al ministero della Difesa, vogliamo essere ascoltati perchè è da tempo che facciamo segnalazioni e non otteniamo una risposta. Vogliamo essere ascoltati

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