Cronache
Assenteismo a Catanzaro: 57 indagati tra ospedale e azienda sanitaria
Disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca, anche per equivalente, delle somme di denaro corrispondenti agli stipendi illecitamente guadagnati
Cinquantasette persone sono indagate nell'ambito di un'inchiesta della Guardia di Finanza su casi di assenteismo registrati fra dirigenti e dipendenti dell'azienda sanitaria provinciale e dell'azienda ospedaliera "Pugliese Ciaccio" di Catanzaro. Nei confronti di 15 persone (un dirigente e sei dipendenti dell’azienda sanitaria provinciale e otto lavoratori dell’azienda ospedaliera “Pugliese-Ciaccio”) è stata disposta, su richiesta della Procura della Repubblica del capoluogo calabrese, che coordina le indagini, la sospensione dell’esercizio di un pubblico servizio, con durate variabili tra 3 mesi ed 1 anno. Nei confronti di 18 persone (oltre ai 15 sospesi, altri due ex dipendenti dell’azienda ospedaliera e un ex dirigente dell’azienda sanitaria provinciale, tutti in quiescenza) è stato disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca, anche per equivalente, delle somme di denaro corrispondenti agli stipendi illecitamente guadagnati durante i periodi di indebita assenza, per un importo totale di circa 20.000 euro.
A ognuno degli indagati è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari del pubblico ministero. le telecamere installate dagli inquirenti negli uffici amministrativi dei due presidi sanitari avrebbero permesso di rilevare oltre 2.100 episodi di assenteismo, di ingiustificato allontanamento dal luogo di lavoro e di falsa attestazione della presenza, per un totale di circa 1.800 ore di servizio non effettuate. I finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria/gruppo tutela spesa pubblica hanno poi proceduto ai riscontri sia attraverso controlli documentali che per mezzo di osservazione e pedinamento degli indagati. "Variegato e per certi versi fantasioso", scrivono gli inquirenti, era il sistema illecito ideato per eludere gli obblighi di registrazione della presenza in servizio attraverso l’utilizzo dei cartellini marcatempo. In moltissimi casi gli indagati si allontanavano dall’ufficio senza alcuna valida ragione lavorativa: molto spesso per fare la spesa, per esigenze di carattere personale o addirittura per recarsi a giocare ai videopoker in un vicino esercizio commerciale. Alcuni indagati, anche di rango dirigenziale, consegnavano il badge a colleghi o dipendenti compiacenti, affinché lo utilizzassero al loro posto per far rilevare falsamente la presenza dell’interessato.
Un dipendente, evidentemente intento a strisciare il cartellino per conto di altri colleghi assenteisti, è stato ripreso con l’ombrello aperto all’interno della struttura, per evitare di essere ripreso da eventuali sistemi di videosorveglianza. I delitti contestati sono quelli di truffa ai danni di un ente pubblico e di fraudolenta attestazione della presenza in servizio che comporterebbe, tra l’altro, il licenziamento disciplinare senza preavviso per i responsabili delle condotte assenteistiche. Nell'ordinanza, il Gip ha stigmatizzato le condotte di chi avrebbe dovuto adoperarsi per reprimere il fenomeno con la conseguenza di consentire che l'assenteismo diventasse “sistema collettivo, nel quale tutti si beano di un’imperante e generalizzata sensazione d’impunità proprio perché tutti complici, controllori e controllati”.