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Cronache
Bari, arrestato l'ex giudice Bellomo: ecco come sottometteva le borsiste

L’ex giudice Bellomo agli arresti domiciliari: accusato di maltrattamenti ed estorsioni ai danni di alcune allieve, ma anche di minaccia e calunnia nei confronti del premier Conte

Maltrattamenti ed estorsioni nei confronti di quattro giovani borsiste della scuola di formazione giuridica "Diritto e scienza" di Bari a cui imponenva anche il dress code, ma anche calunnia e minaccia nei confronti del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

I carabinieri della sezione di polizia giudiziaria della Procura di Bari hanno posto agli arresti domiciliari Francesco Bellomo, magistrato (ora sospeso) del Consiglio di Stato e dottore e direttore scientifico dei corsi post universitari per la preparazione al concorso in magistratura. E' accusato di maltrattamenti ed estorsioni nei confronti di quattro studentesse di quei corsi nonche' di calunnia e minacce nei confronti del premier Giuseppe Conte, che - all'epoca in cui era vice presidente del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa - si occupo', insieme alla collega Concetta Plantamura, del caso Bellomo. L'inchiesta di Varese e' coordinata dal procuratore aggiunto Roberto Rossi. L'ordinanza di custodia cautelare e' stata firmata dalla gip Antonella Cafagna.

Nei confronti di Francesco Bellomo viene ipotizzato il reato di calunnia nei confronti del premier Giuseppe Conte e di Concetta Plantamura perche', con un atto di citazione chiedeva al Tribunale di Bari di condannarli. Bellomo contestava le attivita' svolte nella qualita' di vicepresidente e componente del Cpga, e chiedeva loro il risarcimento dei danni, accusandolo falsamente di esercitare in modo strumentale (e illegale) il potere disciplinare e di aver deliberatamente e sistematicamente svolto un'attivita' di oppressione della persona dell'attore mossi da un palese intento persecutorio.

giudice
 

I reati contestati a Francesco Bellomo sono inoltre maltrattamenti nei confronti di numerose allieve del corso di preparazione al concorso in magistratura, perche' abusando dell'autorita' derivatigli dal ruolo di docente svolto nei predetti corsi e dell'autorevolezza e del prestigio della sua funzione di magistrato amministrativo presso il Consiglio di Stato, "utilizzando l'artifizio delle borse di studio offerte dalla societa' per selezionare ed avvicinare le allieve nei confronti delle quali nutriva interesse ("anche al fine di esercitare nei loro confronti un potere di controllo personale e sessuale)".

Secondo quanto accertato dai carabinieri, Bellomo imponeva una serie di obblighi e di divieti, tra cui l'obbligo di fedelta' nei confronti del direttore scientifico divieto di avviare o mantenere relazioni intime con soggetti che non raggiungessero un determinato punteggio attribuito secondo l'insindacabile giudizio dello stesso Bellomo, "e instaurando, subito dopo, con le borsiste rapporti confidenziali e, in alcuni casi, sentimentali e quindi, nell'ambito dei rapporti cosi' creati, facendo leva sul rispetto degli obblighi assunti, poneva di fatto in essere, nei confronti delle stesse, sistematiche condotte di sopraffazione, controllo, denigrazione ed intimidazione in tal modo offendendone il decoro e la dignita' personale, limitandone la liberta' di autodeterminazione e riducendole in uno stato di prostrazione e soggezione psicologica". All'ex magistrato viene contestato anche il reato di estorsione per avere, costretto una allieva e borsista, a rinunciare all'impiego di co-presentatrice addetta alla postazione web in programmi televisivi in quanto incompatibile con l'immagine di aspirante magistrato e di borsista, minacciando di revocarle altrimenti la borsa di studio. 

Il Corriere della Sera riporta le testimonianze di alcune delle borsiste finite nel mirino di Bellomo. Nell’ordinanza di custodia cautelare sono molti gli sms e le mail che testimoniano il suo modo di agire "manipolativo" condotto - con la complicità del magistrato Davide Nalin - sulle borsiste del suo corso per future toghe. Una delle borsiste, confidandosi con la sorella, riferisce di aver firmato "un contratto di schiavitù sessuale" e di essere stata punita per aver violato una delle clausole. In questi casi si finiva in una rubrica sulla rivista della scuola dove si "pubblicavano dettagli intimi sulla vita privata" . La stessa ragazza, a un certo punto, dimostra di temere l’ex giudice e professore Bellomo al punto da "avere paura" al punto da "rinunciare alla borsa di studi. Sono terrorizzata dalla reazione... mi stanno facendo paura... non vogliono lasciarmi andare". Secondo il gip le tecniche usate dall’ex giudice del Consiglio di Stato si basavano su minacce di denigrazione o di rivelare dettagli intimi agli altri studenti.

"Non voglio rovinare anni di lavoro senza darti una chance. Venerdì sera, quando entro in stanza, ti metti in ginocchio e mi dici ‘ti chiedo perdono, non lo farò mai più’ ‘ Non ha il significato della sottomissione, ma della solennità. Con le forme rituali", è il testo di un sms che rivela le vessazioni inflitte alle aspiranti magistrato, dall’ex consigliere di Stato.

Ad alcune borsiste, scrive ancora il Corriere della Sera, era imposto "il divieto di contrarre matrimonio a pena di decadenza automatica dalla borsa". Ma non solo. Dovevano "attenersi ad un dress code suddiviso in `classico´ per gli `eventi burocratici´, `intermedio´ per `corsi e convegni´ ed `estremo´ per `eventi mondani" e dovevano "curare la propria immagine anche dal punto di vista dinamico (gesti, conversazione, movimenti), onde assicurare il più possibile l’armonia, l’eleganza e la superiore trasgressività al fine di pubblicizzare l’immagine della scuola e della società".

L’abbigliamento definito "estremo" prevedeva "gonna molto corta (1/3 della lunghezza tra giro vita e ginocchio), sia stretta che morbida + maglioncino o maglina, oppure vestito di analoga lunghezza"; quello "intermedio" "gonna corta (da 1/3 a 1/2 della lunghezza tra giro vita e ginocchio), sia stretta che morbida + camicetta, oppure vestito morbido di analoga lunghezza, anche senza maniche"; il "classico" "gonna sopra il ginocchio (da 1/2 a 2/3 della lunghezza tra giro vita e ginocchio) diritta + camicetta, oppure tailleur, oppure pantaloni aderenti + maglia scollata. Alternati". Il dress code imponeva anche "gonne e vestiti di colore preferibilmente nero o, nella stagione estiva, bianco. Nella stagione invernale calze chiare o velate leggere, non con pizzo o disegni di fantasia; cappotto poco sopra al ginocchio o piumino di colore rosso o nero, oppure giacca di pelle. Stivali o scarpe non a punta, anche eleganti in vernice, tacco 8-12 cm a seconda dell’altezza, preferibilmente non a spillo. Borsa piccola. Trucco calcato o intermedio, preferibilmente un rossetto acceso e valorizzazione di zigomi e sopracciglia; smalto sulle mani di colore chiaro o medio (no rosso e no nero) oppure french".

 

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