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Cronache
Blitz antimafia in Puglia: criminali sui social e gli interrogatori. Esclusivo
Auto dei Carabinieri

Maxiblitz antimafia in Puglia, attenti al "Lupo"

Non sapendo che Lupo, come loro nominano il tenente Alberto Bruno comandante del Nor di San Vito dei Normanni che ha condotto le indagini, li ascoltava già da un po’. Lupo di cui Ciccio Turrisi ha avuto il terrore dal giorno in cui l’ha arrestato la prima volta nel 2018.

“Il fatto di qui è che Lupo mi cucina, capito? Quello è il problema…nemmeno quei mongoloidi mi preoccupano…il fatto di Lupo, quello mi fa! Quello mi mette sotto, lo sai no?” ha detto Turrisi durante alcuni dei colloqui avuti con la moglie Marina nel Borgo San Nicola.

E, tornando alla mafia 3.0, sempre Savio Di Gioia quando è stato sottoposto agli arresti domiciliari, in alcuni video ha mostrato in primo piano il braccialetto elettronico con una musica neomelodica napoletana, “Tu piens solo a sta buon…” in sottofondo con le frasi “Io so chi tradirà e chi lo sta già facendo ma il vero guaio è che io non dimentico mai…” e che secondo gli investigatori del Nor è un chiaro messaggio diretto al gruppo rivale.

Maxiblitz antimafia in Puglia: l’ostentazione del lusso, dai cavalli di razza alle maniglie in oro come i Casamonica

Le mafie 3.0 sono amanti della musica, dalla trap al neomelodico, delle auto di lusso, delle armi, dei gioielli e dei cavalli. Come il boss Gianluca Lamendola che emulando la famiglia mafiosa dei Casamonica, possiede due cavalli di razza e che proprio come loro vorrebbe apporre alcuni inserti dorati sulla stalla e all’ingresso della sua base operativa, masseria Mascava, tra le campagne di Brindisi, San Vito e Mesagne, per ostentare la propria mafiosità sui social, acquisendo consenso sociale e consolidare il proprio potere intimidatorio.

Où, ora sto facendo come ai Casamonica, ora mi devono fare tutti i bordini dorati e le scritte Louis Vuitton” dice in una intercettazione al suo affiliato Adriano De Iaco, tra i 22 arrestati. E il padre, Cosimo Lamendola alias “bicicletta”: “Vai dall'amico nostro della gioielleria e ti fai fare tutte di oro le maniglie”.

Sul cellulare del boss Gianluca Lamendola sono stati trovati dei video, uno con il paese di Platì (Reggio Calabria) e uno con il santuario della Madonna dei polsi, a San Luca (Reggio Calabria), simbolo ndranghetista noto alle cronache per il suo rapporto storico-tradizionalista proprio con la mafia calabrese, dove ogni anno si riuniscono i boss della regione in occasione della festa mariana. Video incorniciati da canzoni neomelodiche.

Come tutte quelle che inneggiano alla malavita e agli “uomini d’onore”, in cui emerge un disprezzo esplicito per “sbirri” e “infami” e sono espressione di solidarietà al sistema delle mafie. Si pensi ai casi celebri dei cantanti Niko Pandetta (nipote del boss Turi Cappello, recluso al 41-bis) e Daniele De Martino, le cui canzoni e video sono molto d’impatto nel celebrare la “legge dell’omertà” e una vita notturna sfrenata.

Ma ora, al boss Lamendola, con testa rasata e lunga barba all’Emanuele Sibillo, spetta la sorte di Toto Riina rilanciata da lui stesso su TikTok e relativa a una scena tratta dalla serie “Il capo dei capi”, in cui riproduce il testo: “Lo hanno rinchiuso in quattro mura, senza problemi e senza paura, il rispetto non gli mancava, il rispetto era importante, ci furono arresti e latitanti”.

Tuttavia, la battaglia alla criminalità è ancora aperta sui social ed è per questo che Lupo, il tenente Alberto Bruno, ha istituito da tre anni il Premio Honestas su Instagram attraverso cui dona delle borse di studio agli adolescenti.

Si tratta di un video contest che ha la finalità di instillare nei giovani il seme della legalità, parlando loro con il linguaggio dei social e trasmettere i valori e i principi che formeranno le donne e gli uomini di domani. Perché la legalità, l’essere onesto e corretto, coerente e credibile ripaga anche in termini monetari.

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