Borsellino-Crocetta, il remake del caso Cirillo-Petruccioli - Affaritaliani.it

Cronache

Borsellino-Crocetta, il remake del caso Cirillo-Petruccioli

Claudio Petruccioli, ex senatore del PD, su Twitter : "Fino a questo punto, la storia della intercettazione sui Borsellino sembra il remake del documento sul "caso Cirillo", che mi coinvolse nel 1982", costringendolo a rassegnare le dimissioni da direttore dell'"Unità".

Tra il 16 e il 18 marzo 1982, il quotidiano del Pci pubblico' tre servizi sulle trattative per la liberazione dell' assessore dc alla Regione Campania, Ciro Cirillo, vicino a Gava, rapito da sedicenti brigatisti. Una giovane cronista, Marina Maresca, aveva portato al giornale un foglio, intestato "Mininter", che accusava altri due esponenti dc, Vincenzo Scotti e Francesco Patriarca, di essere piombati da don Raffaele Cutolo, nel carcere di Ascoli Piceno. Motivo: chiedergli di darsi da fare per il rilascio dell' assessore catturato. Quel foglio era falso. L' aveva fornito Luigi Rotondi, uno di quei figuri oscuri, che popolano le pagine ingiallite di tanti, troppi misteri italiani. Informatore e millantatore, Rotondi disse alla giornalista di lavorare all' ufficio "Affari riservati" del ministero degli Interni, diretto dall'inquietante prefetto Umberto Federico d'Amato. A Petruccioli, Maresca racconto' che il documento proveniva dalla magistratura di Napoli.

Il Pci accuso' la Dc di pastetta con la camorra e lo scandalo esplose. Per poi ritorcersi contro il direttore dell'"Unità". Come si seppe più' tardi, altre visite a Cutolo, pero', c' erano state davvero. E Cutolo, spiegò il camorrista "pentito" Galasso, intendeva ricattare l'allora potente Gava, pretendendo il rispetto di patti e minacciando di far scoppiare, "con rivelazioni e documenti", uno scandalo tale da travolgere i servizi, che avevano tramato.

Dopo tanto tempo, trascorso da quei giorni drammatici, Petruccioli, che è stato il braccio destro di Occhetto nel PDS e poi presidente della Rai, è convinto che vi fu una trattativa, che coinvolse uomini della Dc, camorra, pezzi di servizi segreti deviati. E su quella trattativa si sono intrecciati ricatti e omicidi.

Per quanto riguarda l' errore giornalistico sul documento, "e' innegabile. Rimane". E lei si dimise, a differenza del direttore de "L'Espresso", Vicinanza. "Io mi dimisi per quello, perche' il documento, che mi era stato presentato da una cronista, come proveniente dagli atti giudiziari, si rivelo' falso. Non perche' avessi dubbi nell' individuare nel caso Cirillo un patto scellerato. Altri, invece, nel mondo politico e giornalistico, non colsero la portata di quegli eventi... anzi, si fecero trascinare da un certo cannibalismo".

Chi ha in mente? "Ricordo una vignetta di Forattini, su "La Repubblica" : un rotolo di carta igienica con sopra stampata "l' Unita'". Il giornale non lo meritava. Facemmo la parte di un quotidiano, impegnato per ottenere pulizia. Il contrario del consociativismo. Semmai, ci mosse l' intransigenza. Ecco, quella vignetta mi e' rimasta sul gozzo".

Il 21 marzo 1982, lei dichiaro' : "Vogliamo la verita' totale sull' origine dei documenti giunti all' Unita' ". Oggi quale movente crede che ci fosse? "Da quando mi resi conto della sua falsita' materiale, mi sono convinto che ambienti, vicini a Cutolo, volevano sollecitare la riscossione di vantaggi attesi. Cosi' decisero di far trapelare alcune cose. Affidarono a Rotondi una "soffiata" per farla entrare in circolazione sulla stampa".

Analogie e differenze con la vicenda attuale, con la presunta telefonata anti-Borsellino, che Antonio Ingroia ha definito una "bufala" e di cui tutte le Procure della Sicilia hanno smentito l'esistenza ? Come nel pasticcio-Cirillo, a Palermo, si sono mosse fonti, evidentemente considerate attendibili da "L'Espresso", per aumentare la confusione e la delegittimazione delle istituzioni e del fronte antimafia.

I veleni, nel capoluogo siciliano, circolavano da mesi, da quando di un colloquio telefonico, molto imbarazzante, erano a conoscenza Crocetta, Lucia Borsellino e un deputato. E, al di là della patacca, come ha osservato il capogruppo del PD alla Regione, Cracolici, "emerge un sistema, inquinato, che va mandato a casa". Anche se non sarà facile trovare 46 deputati pronti a lasciare le poltrone e gli stipendi, con 2 anni di anticipo. Ma stavolta c'è la novità di un magistrato serio e rigoroso, Lo Voi, il Capo della Procura del "Palazzo dei veleni", che ha detto, con fermezza, ai politici : se volete rottamare il Governatore, non saremo noi a fornirvi gli appigli giudiziari a cui attaccarvi.

Molti elementi torbidi, inquietanti, come 33 anni fa. Il sequestro Cirillo potrebbe essere stato progettato per determinare la trattativa tra le istituzioni e la camorra ? Petruccioli, assolto dall'accusa di aver diffamato Scotti e Patriarca : "E un' ipotesi. Nel senso, banale, che poteva essere attivata una trattativa, in cui la posta fosse un patto su appalti e altro. Nella calata al Sud delle Br, c' era un tentativo di collegare il terrorismo alla criminalita'. Alcuni brigatisti ne facevano un ragionamento politico".

E, ieri come oggi, un Mezzogiorno disgregato, in crisi, trascurato dal governo, con i clan mafiosi, che spadroneggiano. Nel 1982, le cosche riuscirono a ottenere una sorta di riconoscimento dallo Stato, che 4 anni prima l'aveva rifiutata ai sequestratori e ai carnefici di Aldo Moro.

Nel 2015, la politica si spacca su una telefonata, che non c'è. E dimentica i 37 assessori di Crocetta, in 32 mesi, il deficit della Regione, che ha superato gli 8 miliardi, provvedendo a sfornare nomine su nomine, senza varare una legge di riforma.

Un contesto, come lo avrebbe definito Sciascia, dove non avrebbe dovuto entrare donna Lucia Borsellino che, ingenuamente, aveva creduto alla "rivoluzione", promessa ai siciliani dal deludente, pur se "mascariato", don Rosario Crocetta.

Pietro Mancini