Cronache
Borsellino, tutti i misteri e gli errori nelle indagini. I pm del caso
Tinebra, Boccassini, Giordano, Petralia e... I pm delle indagini sull'omicidio Borsellino
Non solo poliziotti. Salvatore Borsellino, intervistato da Affaritaliani.it dopo la pubblicazione delle motivazioni della sentenza del processo Borsellino quater che parlano di depistaggio nelle indagini sulla morte del magistrato in via D'Amelio, ha chiesto chiarezza anche sull'operato dei magistrati che indagarono sulla strage. Ma chi sono questi magistrati?
All'epoca delle indagini il procuratore di Caltanissetta era Giovanni Tinebra, scomparso nel 2017. I giudici sottolineano la sua richiesta di collaborazione di Bruno Contrada subito dopo la strage, una richiesta considerata irrituale visto che Contrada faceva parte dei Servizi segreti. I critici sottolineano anche la mancata audizione di Borsellino che aveva chiesto di essere ascoltato come testimone sulla morte di Giovanni Falcone.
Gli altri due pm a occuparsi da subito dell'indagine furono Francesco Paolo Giordano e Carmelo Petralia. Giordano ha sottolneato che il motore delle indagini era Arnaldo La Barbera "per la conoscenza che mostrava dei fatti". Ma qualche dubbio ci sarebbe stato. "Ci rendevamo conto che il furto della 126 era stato assunto da persone che non rivestivano in un ruolo di eccellenza in Cosa Nostra. C'erano quindi molte perplessità. ma Arnaldo era convintissimo", ha dichiarato Giordano.
Poco dopo l'arresto di Scarantino, protagonista del depistaggio, viene applicata a Caltanissetta anche Ilda Boccassini, che autorizza dieci colloqui con lui a Pianosa e lo interroga subito dopo il "pentimento" nel 1994. Boccassini, durante il processo Borsellino quater, ha dichiarato: "Le perplessità per me iniziano allora". La Boccassini avrebbe poi scritto due lettere per esprimere perplessità su Scarantino, la prima rivolta a Tinebra e Giordano e la seconda rivolta a tutti i colleghi.
Ma gli altri due pm di questa vicenda, Anna Palma e Nino Di Matteo, hanno dichiarato di non aver mai ricevuto questa missiva. Secondo Scarantino sarebbe proprio Anna Palma, scrive il Fatto Quotidiano, ad aver portato a San Bartolomeo al Mare i verbali che servivano a preparare il balordo alle udienze, nella fase di "indottrinamento" che ha provocato la richiesta di rinvio a giudizio per tre poliziotti. Palma nega in maniera decisa questa versione.
Di Matteo ha invece precisato: "Non ho partecipato alla prima fase delle indagini, condotte da Boccassini, Petralia e altri, in collaborazione con La Barbera. Le perplessità su Scarantino c'erano. Con la Palma ritenemmo di utilizzarlo per quello che aveva dichiarato prima del 6 settembre 94 e solo per le parti riscontrate".