Cronache
Brandizzo, parla un operaio: "Tirato per la maglietta altrimenti sarei morto"
Il caso dei cinque tecnici travolti dal treno non è isolato. Si susseguono testimonianze: "Accadeva spesso"
Brandizzo, emergono i precedenti tutti simili: "Non voglio mai più fare questo lavoro. Ecco cosa mi è successo"
La strage di Brandizzo non è stato un fatto isolato ma quel modo pericoloso di lavorare era una prassi per quegli operai. Adesso cominciano a parlare gli ex dipendenti Sigifer e svelano dettagli inquietanti. "Ogni tanto mi attaccavo con i capi. Dicevo - racconta un tecnico e lo riporta Repubblica - che non volevo salire sui binari se non c’era l’interruzione del servizio. E i capi mi chiamavano peperoncino. Dicevano che saltavo sempre su. Non era solo Massa. Atri tecnici Rfi autorizzavano i lavori anche senza permesso. Ci mandavano a salire sui binari per fare in fretta e aumentare il lavoro". Una collezione di precedenti. Di procedure violate. Di situazioni di rischio gestite senza seguire le regole. Un Far West. Le rivelazioni degli operai (o ex) della Sigifer stanno per dare la svolta all’indagine sulla strage di Brandizzo costata la vita a cinque operai travolti da un treno che viaggiava a 106 km/h.
Già oggi - prosegue Repubblica - il tecnico che accusa i suoi capi potrebbe essere convocato in procura. E Martinez ha da raccontare un precedente da brividi. "Quattro mesi fa ero sul binario a Chivasso — dice — è passato un treno. Se non fosse stato per un mio collega che ci tirava dalla maglietta non saremmo qui". Sarebbero potuti morire anche altri manutentori. "Ci mandano sui binari come se fosse un parco giochi — denuncia Giuseppe Cisternino, Sigifer — quella sera avrei dovuto lavorare con loro. Non è arrivata la chiamata e sono salvo".