Cronache
Brusca,Di Matteo (pentito): "Sciolse mio figlio nell'acido. E' un depistatore"
Parla l'ex mafioso Santino Di Matteo vittima dell'atroce vendetta di Giovanni Brusca: "Se lo trovo per strada non so che cosa potrebbe succedere"
Giovanni Brusca dopo 25 anni ha lasciato il carcere di Rebibbia. Il padre di Giuseppe Di Matteo, strangolato e sciolto nell'acido perché lui aveva iniziato a collaborare con la giustizia, non trattiene la collera.
Santino Di Matteo, l'ex mafioso pentito di Altofonte (Palermo), "Mezzanasca", vittima dell’atroce vendetta a opera di Brusca e del fratello Enzo, su ordine di Totò Riina, che lo voleva zittire, fa sentire la sua voce da una località che rimane ignota. Il figlio Giuseppe fu rapito nel 1993, quando aveva 13 anni, per poi essere ucciso circa due anni dopo. "Dopo trent’anni mi fanno ancora testimoniare ai processi. Io vado per dire quello che so. Ma a che cosa serve se poi lo stesso Stato si lascia fregare da un imbroglione, da un depistatore?" ha dichiarato intervistato dal Corriere.
"Non trovo le parole per spiegare la mia amarezza - continua -. A chi devo dirlo? È passato meno di un anno da quando avevano liberato un carceriere di mio figlio, a Ganci, il paesino delle Madonie, uno dei posti del calvario. Ma la verità è che tutti i sorveglianti e gli aguzzini della mia creatura sono liberi. Tutti a casa. E ora va a casa pure il capo che organizzò e decise tutto. Lo stesso boia di Capaci. Si può dire boia? Lo posso dire io?".
Quando gli viene fatto un riferimento alla norma che ha consentito la liberazione, risponde: "La legge non può essere uguale per questa gente. Brusca non merita niente. Oltre mio figlio, ha pure ucciso una ragazza incinta di 23 anni, Antonella Bonomo, dopo avere torturato il fidanzato. Strangolata, senza motivo, senza che sapesse niente di affari e cosacce loro. Questa gente non fa parte dell’umanità". Dopo 29 anni può essere cambiato, gli chiedono. "Si fanno prendere per i fondelli" è la risposta di Di Matteo. "Suo ‘parrino’, Riina, è morto in carcere. E così doveva andare per Brusca. Tu hai fatto cose atroci. Statti tranquillo, dentro. Ti diamo qualcosa, ma non puoi uscire. Perché se esce, che giustizia è? Se lo dico io, forse vale poco, ma dovrebbero essere tanti a ribellarsi. Invece, so come finirà".
"Due anni fa il presidente della Cassazione bloccò tutto. Gli disse: stati dentro. E Tina Montinaro, la vedova del caposcorta di Falcone, tuonò che non doveva accadere. Come invece ora regolarmente accade. Che cavolo di Stato è questo?".
Infine, come riporta il Corriere, quando gli viene chiesto che cosa si dimentica in questa storia, racconta: "Si dimentica che ‘u verru, cioè il maiale, come chiamavano Brusca, conosceva Giuseppe, mio figlio, da bambino. Ci giocava insieme con la play station. Eppure l’ha fatto sciogliere nell’acido". E conclude: "Mi auguro di non incontrarlo mai, come chiedo al Signore. Se dovesse succedere, non so che cosa potrebbe accadere".