Cronache

Bruxelles, Paniccia: "Un grave errore isolare la Russia"

Intervista al docente di studi strategici Arduino Paniccia

di Lorenzo Lamperti
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Arduino Paniccia, docente di Studi strategici all'Università di Trieste e direttore della nuova Scuola di Competizione Internazionale in collaborazione con Ca' Foscari a Venezia, analizza in un'intervista ad Affaritaliani.it gli scenari geopolitici dopo gli attentati di Bruxelles.

Arduino Paniccia, ancora nessuno ha parlato dei temi geopolitici che nascono dagli attentati di Bruxelles...

Ah no, in Italia e non solo se ne parla poco. Non possiamo pensare agli attacchi di Bruxelles come a un evento completamente avulso dal problema del Mediterraneo, dalla guerra in Siria e da tante altre cose. Purtroppo c'è sempre questa tendenza a spaccare e frammentare le analisi e a ridurre tutto a visioni semplicistiche. Un vero e proprio rifiuto della geopolitica che non esiste solo da parte dei media ma anche a livello istituzionale e politico. Le falle dell'intelligence, e della diplomazia politica europea, dipendono anche da questo.

Quanto ha inciso questa visione ristretta sugli attentati di Bruxelles?

Molto, ha inciso molto. Non sono stati coltivati i rapporti con i servizi dei paesi arabi, per esempio. Saranno anche spesso inaffidabili, ma l'intelligence deve coltivare comunque i rapporti. Confrontarsi anche con i servizi russi sarebbe servito. Sono cose che l'intelligence non tende a fare ma che invece consentirebbero di passare da un allarme generalizzato a indicazioni ben più precise e specifiche. Bisogna passare dall'ampio al ristretto e non viceversa, altrimenti si arriva sempre dopo. Come abbiamo visto altrimenti si rischia di setacciare 500 volte Molenbeek e poi questi ti fanno l'attentato a poche centinaia di metri di distanza. Qui il problema è molto complesso. Stiamo parlando di un'organizzazione transnazionale che ha basi in diversi paesi, composta da centinaia di foreign fighters che vengono aiutati da elementi della crminalità internazionale. Non si può raggiungere una soluzione usando solo la lente di ingrandimento.

Si parla di caccia all'uomo ma non crede che il commando di attentatori sia formato da molti più elementi?

Sicuramente il commando è formato da molte persone. Si parla di circa 400 foreign fighters che girano per le capitali europee, sopratttutto del Nord ma forse anche del Mediterraneo. Non solo, questi combattenti godono anche di supporti locali come abbiamo visto nel caso del Belgio. C'è una branca dell'Isis che controlla direttamente la guerra in Europa. Non si tratta di terrorismo fai da te, qui c'è gente esperta che ripropone modalità militari tipiche dei vecchi regimi siriani e iracheni. E hanno un'organizzazione sempre più rodata, come dimostra il salto di qualità, per noi negativo, che c'è stato tra le azioni di Parigi e Bruxelles.

Mentre i nostri nemici migliorano la loro organizzazione l'Europa com'è messa? C'è stato l'auspicato avvicinamento con la Russia per formare una coalizione internazionale anti Isis?

Assolutamente no. L'avvicinamento tra Ue e Russia che serviva dopo Parigi non c'è stato. E' un peccato perché i servizi di sicurezza russa conoscono il nemico meglio di noi e sanno come far fronte a situazioni del genere. Ma l'Europa ha preferito non avvicinarsi e mantenere l'impostazione tradizionale retaggio del codice Nato continuando dunque a considerare la Russia come un nemico.

Apparentemente però un avvicinamento c'era stato con l'incontro tra Hollande e Putin...

Sì, ma è stata solo una parentesi subito interrotta. Abbaimo assistito passivamente, e con un po' di ostilità, all'intervento militare russo in Siria che con grande abilità è stato trasformato in tavolo negoziale. Ma il nostro pensiero è stato quello di dare seguito a quegli approcci iniziali.

Una collaborazione più stretta con la Russia avrebbe potuto impedire altri attentati come quello di Bruxelles?

Sono convinto che con una collaborazione seria tra Ue e Russia sarebbe più semplice evitare nuovi attentati. Ma purtroppo questo avvicinamento non c'è stato, a discapito dei cittadini europei. E gli Usa, complice il distaccamento degli ultimi anni, non sono in grado di sostituire Mosca.

Che cosa può cambiare con le elezioni americane del novembre prossimo?

Con la vittoria della Clinton credo cambierebbe poco nell'equilibrio globale e nell'approccio di Washington sulla politica estera. Trump invece porterebbe sicuramente un cambiamento. Credo che per prima cosa cercherebbe di far saltare l'asse che si è creato, anche a causa della politica di Obama, tra Russia e Cina.

Quale giudizio ha dell'accordo sulla gestione dei migranti tra Europa e Turchia?

Pensare che la frontiera europea possa essere la Turchia mette i brividi. E' come pensare che la difesa dell'Occidente era affidata a Costantinopoli. Ritengo un errore quello di affidare la frontiera europea a una Turchia che si trova per lo più in condizioni precarie e che ha rapporti ambigui con l'Isis. Si tratta di una mossa a base tedesca di non grande intelligenza motivata più dagli affari che da una riflessione seria e completa.

Ritiene che possa essere vicino un netto cambiamento politico europeo in grado di travolgere anche Angela Merkel?

No, non credo. Le lobby che governano il nostro continente sono molto più addestrate a mantenere il potere ed evitare stravolgimenti che non a combattere il terrorismo. Ecco, in Europa nel mantenere le poltrone siamo dei veri combattenti.