Cronache

Carabinieri, Cocer al Capitano Ultimo: "Il generale Nistri non si deve dimettere"

Emanuele Silvestri

Carabinieri, il delegato Cocer al Capitano Ultimo: "Il generale Nistri non si deve dimettere"

Carabinieri, il Cocer al Capitano Ultimo: "Il generale Nistri non si deve dimettere"

In questi giorni l’Arma dei Carabinieri è scossa da una polemica interna sul caso Cucchi, con Sergio De Caprio (Capitano Ultimo), segretario del sindacato interno SIM Carabinieri, ha chiesto le dimissioni del generale Nistri. Vincenzo Romeo, delegato Cocer, analizza il tema in un’intervista ad Affaritaliani.it. E ne approfitta per mettere in luce le difficoltà operative dei militari.

-Il generale Nistri ha paventato la possibilità che l’Arma dei Carabinieri si costituisca parte civile nel processo sulla morte di Stefano Cucchi e ha scritto una lettera alla sorella Ilaria. Che cosa ne pensa del suo operato in merito? Guardi, il comandante generale sta seguendo il caso con il massimo rispetto per la magistratura e per i colleghi che hanno operato. Ovviamente, il generale tende a precisare che chi sbaglia paga. Non esistono carabinieri che non hanno pagato dopo uno sbaglio. Il rispetto delle regole per noi ha un costo. Noi abbiamo molti doveri ma non è che possiamo dire “ah scusate ho sbagliato”. Poi un altro conto è l’inesattezza nell’operare fatta senza malafede. Conosco Nistri e so come agisce, quindi parto da un concetto di fondo dove lui ha certamente ben meditato l’espressione della lettera e delle parole che ha scritto. Poi purtroppo questa non è una sfera così trasparente ed è molto complessa. Noi siamo le guardie del presidente e del nostro paese. Dobbiamo svolgere un ruolo nel rispetto delle regole perché viviamo di regole e regolamenti per far si che queste vengano rispettate e che l’ordine sul territorio sia garantito proprio dal nostro operare. E poi i carabinieri sono tutelati anche da loro stessi. Il solo dovere di fare il proprio lavoro significa essere rispettati.  

-Soprattutto siete vincolati da un giuramento fondamentale per il vostro lavoro, o sbaglio? Noi italiani non perdiamo mai i valori e non li perderemo mai. Anche se va detto che ogni tanto li dobbiamo rispolverare. Ma quel giuramento di fedeltà significa essere fedeli a tutto ciò che deve essere rispettato ed è la garanzia dell’incolumità dei cittadini. A volte noi nell’operare abbiamo di fronte una persona scalmanata, che sta agendo sotto effetto di alcol o di sostanze stupefacenti. In questo caso l’intervento dei carabinieri è un intervento energico per fermare una persona. Per mettere in sicurezza egli stesso, oltre che i carabinieri.

-Ma senta, in un’intervista per il Fatto Quotidiano il Capitano Ultimo Sergio De Caprio ha detto che non ha nulla di personale contro il generale Nistri, ma che comunque deve dimettersi per tutelare l’istituzione. Lei che cosa ne pensa? Io rispetto il colonnello De Caprio perché è un collega, è un ufficiale dei carabinieri ed è noto per quello che ha fatto, come tanti altri colleghi, in nome della sicurezza del nostro paese. Ma per quanto io svolga questo incarico centrale da diversi anni, non ho mai avuto modo di confrontarmi appieno con il colonnello De Caprio. Però capisco il suo essere passionale e a volte la passione ti porta a fare dichiarazioni forti, che non significa che sono affermazioni sconclusionate o che non siano a tutela dei carabinieri. Ovviamente, De Caprio parla come capo di un’organizzazione e ha sentito la necessità di fare questa affermazione che io ritengo passionale. Inoltre, ho riflettuto molto in merito a quello che è stato pubblicato dai giornali e so bene che, quando viene articolata una comunicazione, si fa una sintesi a effetto per far si che l’articolo venga letto (giustamente) e leggendo l’istinto da carabiniere può far pensare ad una presa di distanza dagli stessi e dall’Arma. Ma non credo proprio che questa fosse l’intenzione di De Caprio.

-Domanda inversa: secondo lei cosa ne può pensare il generale Nistri di queste affermazioni? Non è semplice farsi un giro nella testa del generale Nistri perché è una persona molto riflessiva, profonda e di una certa intelligenza. A primo acchito ci può rimanere male, ci sta e potrebbe rispondere a tono. Questo perché il comandante generale è la massima espressione del carabiniere, è il carabiniere per eccellenza. Ripeto, lui tiene sempre a dire che chi sbaglia deve pagare.

-Ma come mai certe cose accadono anche all’interno dell’Arma dei Carabinieri? Che periodo sta vivendo questa istituzione? Non dimentichiamoci che oggi il carabiniere che interviene in mezzo alla strada vive in una condizione di forte disagio dettata dalla carenza organica. Interviene dove mancano uomini, spesso facendo doppi turni, senza fare il riposo settimanale o senza prendersi periodi di licenza. Il carabiniere non si può permettere di dire “non ho il riposo quindi sono giustificato a sbagliare”. Però tutti devono sapere che per colpa dei governi, dei tagli degli stanziamenti, dei tagli che fa Trenta (il ministro della Difesa) noi non abbiamo e non avremo l’efficienza organica necessaria. Questo è un elemento fondamentale da cui discende la maggior parte dei problemi di reparto. Oggi, pensare di mettere un reparto e una stazione a pieno carico di organico significa poter permettere di esercitare il nostro ruolo istituzionale e di poter essere davvero i guardiani della Repubblica. Ma questo avviene in condizioni di forte disagio per un carabiniere. Non esiste una pensione di 1200 euro fra 20 anni. Io quando opero sulla strada devo stare attento a quello che faccio, perché se dovesse succedermi qualcosa mia moglie e i miei figli riceveranno una pensione che è il 50% di quei 1200 euro. E devo stare attento anche al mio stato di salute, perché se rischio di non lavorare la mia maturazione di pensione con il sistema contributivo mi porterà a una condizione di povertà fra 20 anni perché non ho garanzie adeguate. Mentre oggi si parla di pensioni d’oro, il governo su questo non dice nulla. Mi piace ricordare che, quando c’è il pericolo, il carabiniere è l’unico ad andargli l’incontro mentre gli altri scappano.

-Quanto fondo di verità c’è nelle parole del Capitano Ultimo quando dice che non è l’Arma, ma sono i vertici il problema di questa vicenda? Secondo lei si riferisce a qualcuno in particolare? Onestamente non ho potuto verificare se queste affermazioni sono state dette. Io su questo tipo di dichiarazioni ho più di qualche riserva. Se un carabiniere è al corrente di qualche informazione utile ai fini di far chiarezza su un’indagine ha il dovere di riferirle. Se invece deve fare allusioni, deduzioni o riflessioni, allora no. Penso che il Colonnello De Caprio non ha fatto un’affermazione del genere e se l’ha fatta si prenderà le responsabilità di quello che dice.

-Ma quindi un carabiniere può o non può fare deduzioni e riflessioni al pari di un filosofo o di un intellettuale? Secondo me non è opportuno farlo. Io da 16 anni mi occupo di fare il rappresentante dei carabinieri e posso fare anche filosofia della quotidianità dei carabinieri. Ma quando si tratta di episodi specifici e complessi, mi sono riservato di non trattare certi particolari. Spesso anche durante certe trasmissioni mi è stato chiesto di parlare e commentare certi fatti. Io ho sempre parlato conoscendo lo stato d’animo di quei carabinieri che mi venivano citati. Detto questo, mai sono entrato in dinamiche che non conoscevo. Solo chi ha operato direttamente in una situazione conosce i fatti. Solo chi, come scala gerarchica, ha seguito tutto l’iter che c’è stato può parlare. Quando non conosci e non sai non puoi fare considerazioni e commenti.

-Anche perché quando si parla di “vertici” non si parla di una o due persone, ma di un numero generico e considerevole… Qualsiasi vertice e dirigente dell’Arma non può mai pensare di compromettere un’attività di indagine, o un fatto. Anche perché ove ci fossero delle situazioni non chiare bisognerebbe prendersi le proprie conseguenze disciplinari. Quando un comandante opera in un certo modo e sbaglia perde soprattutto la credibilità e viene messo in condizioni di cambiare il suo ruolo. Questa è una regola morale e funzionale che spesso non viene ricordata.

-Anche a seguito delle minacce nei confronti del suo legale e di egli stesso, è necessaria la scorta per il carabiniere Tedesco? Guardi, io non conosco i particolari e non conosco le minacce, il contesto e le dichiarazioni del collega Tedesco. Ne ho lette di diverse, ma non ho mai letto gli atti giudiziari sui quali poter fare una dichiarazione da carabiniere in merito.

-Ma sta di fatto che Tedesco ha fatto il suo dovere… Tutti devono farlo. Però quello che succede va dichiarato subito, non esiste la dichiarazione del giorno dopo. Se succede significa che qualcosa non va. Faccio le mie valutazioni e dichiaro il reato. Le dichiarazioni successive vengono fatte quando il giudice interroga. Io tengo a non parlare del caso Cucchi per stile, è un caso che io non conosco. Però le posso rispondere che, in generale, quando succede qualcosa che non va, Il carabiniere opera, c’è una relazione, ci sono atti giudiziari e procedure, notizie di reato che vengono articolate e prodotte il giorno stesso.