Cronache

Caso Regeni, i genitori: "La politica ha scelto di lasciar correre"

I genitori di Regeni: "Porre al centro della sua politica la dignità dei suoi cittadini ed il rispetto dei diritti umani"

Caso Regeni, i genitori: "Si è scelta la via diplomatica del 'lasciar correre' e mantenere inalterata l'amicizia tra i due Paesi"

Il sostegno della politica "certamente sarebbe importante" per trovare gli assassini del ricercatore italiano Giulio Regeni, brutalmente ucciso in Egitto quattro anni fa. "Ma si è scelta la via diplomatica del 'lasciar correre' e mantenere inalterata l'amicizia tra i due Paesi, come se nulla fosse successo. Al momento pensiamo sia stata una scelta fallimentare, salvo che non persegua obiettivi completamente diversi dai nostri". Lo dichiarano i genitori di Regeni, Paola e Claudio, in una intervista al Corriere della Sera.

"Se l'Italia vuole avere un ruolo centrale nelle politiche del Mediterraneo, - affermano i genitori di Regeni - perché non iniziare dimostrando che pone al centro della sua politica la dignità dei suoi cittadini ed il rispetto dei diritti umani? Coinvolgendo con energia anche l'Unione europea, ravvivando così i valori fondanti su cui si basa? Potrebbe essere una posizione per acquistare una reale autorevolezza e rispetto nella politica estera. Cedere sui principi democratici, sui diritti fondamentali, equivarrebbe a dare ragione alle dittature, sarebbe come dire che i valori democratici sono perdenti".

Eppure, proseguono Paola e Claudio Regeni, "nelle relazioni con l'Egitto abbiamo riscontrato che gli affari continuano anche senza il supporto della politica; hanno strade e corsie preferenziali rispetto a ogni questione, anche rispetto ai diritti umani. Noi andiamo avanti per la nostra strada. Ci affiancano migliaia di cittadini, sia italiani che non italiani, e grazie alla tenacia della nostra legale Alessandra Ballerini, della Procura di Roma e dei suoi investigatori, abbiamo raggiunto risultati inimmaginabili per molti. Confidiamo nel tempo e nel rimorso che forse alcune persone potrebbero provare".

Che cosa chiedono i Regeni alla magistratura italiana, in particolare alla Procura di Roma? "Di restare vigile e motivata al nostro fianco. Auspichiamo che anche il nuovo procuratore di prossima nomina saprà combattere per la verità, senza farsi mai stancare o confondere. C'è ancora tanto da fare, ed è necessario essere pronti. Con la Procura abbiamo sempre collaborato con modalità costruttive, trovando insieme un forte senso di giustizia".

Un appello è infine reiterato alla professoressa dell'università di Cambridge, Maha Abdelrahman, che aveva commissionato a Giulio Regeni la ricerca sul campo al Cairo: "Dovrebbe avere il coraggio di rispondere con onestà e chiarezza alle domande che la Procura le ha posto con la rogatoria internazionale, senza 'se' e 'non ricordo'. Sarebbe nel suo interesse etico e professionale. Ci domandiamo se dorme tranquilla".