Cronache

Caso Riina, Pecorella bacchetta la Bindi e l'Antimafia. Intervista

Lorenzo Lamperti

Lo storico avvocato di Berlusconi, Gaetano Pecorella, ad Affari: "La Bindi non deve dare indicazioni ai giudici sul caso Riina"

Gaetano Pecorella, storico avvocato di Silvio Berlusconi e professore di diritto penale, analizza in un'intervista ad Affaritaliani.it gli ulltimi sviluppi del caso legato a Totò Riina

Gateano Pecorella, la presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi è intervenuta in maniera molto decisa sul caso Riina dicendo che deve restare in carcere. Che cosa ne pensa?

A titolo personale Rosy Bindi può fare tutti i commenti che vuole come chiunque altro. Ma da presidente della commissione Antimafia non può e non deve dare indicazioni alla magistratura. Tanto più che le commissioni sono costituite con lo scopo primario di prendere atto di un fenomeno e presentare delle proposte al parlamento per eventuali interventi normativi. La Commissione Antimafia, per quanto sia un'istituzione prestigiosa e molto importante, non è una terza o quarta polizia né un'altra magistratura che si affranca da quella togata.

Ma è un intervento giustificato durante un procedimento che vede coinvolti Cassazione e tribunale di sorveglianza?

Credo che forse sarebbe stato meglio che Bindi non avesse preso posizione in questo momento, ma la ritengo una cosa tutto sommato comprensibile. Certo denota quell'abitudine che c'è in Italia di dire ai magistrati quello che devono fare.

Ci aiuta a fare chiarezza sulla sentenza della Cassazione? Quali conseguenze può avere?

La Cassazione non ha deciso assolutamente nulla. Ha semplicemente dato indicazione ai giudici di merito dicendo di valutare se lo stato del detenuto è assolutamente incompatibile con la situazione carceraria oppure no.

E' un dubbio legittimo se si sta parlando di Riina?

Qui si fa una grande confusione di valori. Se ci sono i presupposti per i quali un detenuto deve essere curato al di fuori delle mura del carcere questo detenuto va scarcerato. Non ci si può basare sulla gravità dei reati commessi dal detenuto nella valutazione della cura adeguata.

E' rimasto colpito dalle intercettazioni di Graviano in cella?

Più che altro mi ha colpito molto l'uso che ne è stato fatto. Intercettazioni come queste richiederebbero indagini serie. Bisognerebbe continuare a indagare prima di renderle pubbliche diffondendo elementi di prova o di indagine già acquisiti. Anche perché così facendo ci si brucia la possibilità di continuare in quella direzione. E in questi mesi lo abbiamo visto succedere varie volte, come per esempio nel caso dell'indagine sulle ong e i migranti. Se le parole di Graviano fossero verificabili sarebbero gravissime. Ma altrimenti sono un modo per colpire una persona, Silvio Berlusconi, che tra l'altro non è nemmeno parte del processo in questione.

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