Cronache
Lo strano caso della signora Chaouqui e di Francesco, Papa buono ma non fesso
Dai rapporti con l'Opus Dei alla protezione di Luigi Bisignani ai servizi segreti americani: della Chaouqui si è detto tutto. Ma Papa Francesco...
Di Giuseppe Vatinno
Francesca Immacolata Chaouqui (il cognome sembra fatto apposta per fare impazzire i giornalisti ed è dovuto al padre marocchino) è stata condannata a dieci mesi di reclusione con pena sospesa per aver passato documenti riservati al giornalista Nuzzi che –tra l’altro- è stato assolto insieme al collega Fittipaldi, mentre è stato pure condannato il suo “amico” prete e sponsor, Lucio Vallejo Balda, legato all’ Opus Dei.
Monsignor Balda, uomo chiave della vicenda, ha sempre detto di avere avuto una relazione con la Chaoqui:
Francesca, una laurea in giurisprudenza, fa un mestiere che solo a Roma si può esercitare nella sua completa intierezza: si occupa di Pr, sigla magica che denota tutto e niente e cioè le “Pubbliche relazioni”; molti contatti nel giornalismo, tra cui, si dice, un redattore di Dagospia che su di lei è sempre stato molto ben informato:
Di lei si è detto di tutto: dai rapporti con l’Opus Dei, alla “protezione” di Luigi Bisignani ai servizi segreti americani per “infiltrare” il vaticano; una sorta di papessa laica depositaria, vera o presunta, di apocalittici segreti in grado di destabilizzare il Trono di Pietro.
La Chaouqui era stata scelta –prima ed unica donna- per lavorare alla “Cosea” cioè la “Pontificia Commissione Referente di Studio e di Indirizzo sull’Organizzazione della Struttura Economico-Amministrativa della Santa Sede” e quindi è entrata in contatto, ovviamente, con dati e documenti assai sensibili visto che tale Commissione ha il compito di monitorare la spesa dei dipartimenti economici vaticani.
Francesca C. è nota anche per un uso spregiudicato dei social network, Twitter e Facebook, che usa come piattaforma di lancio di missili che nel passato ha dedicato a Papa Benedetto XVI, il cardinal Bertone (un altro che non le manda a dire) e l’ ex ministro Tremonti.
Di questa storia resta il fatto che Papa Francesco, come del resto Papa Benedetto (vedi il caso Gabriele), quando è necessario ricorre al braccio secolare anche se la scure del boia non è di ferro ma di gommapiuma e cioè sono pene simboliche e ammonitive non afflittive.
Tuttavia, quello che colpisce nella vicenda è la pervicacia con cui la signora Chaouqui insiste; dice che ci sarà tempo per ricucire con il Papa, che se avesse evoluto danneggiare veramente il Vaticano lo avrebbe fatto e soprattutto minaccia di rivelare segreti assai rilevanti –tipo i conti laici dello Ior (la banca vaticana) e i conti laici dell’ Apsa (Amministrazione del patrimonio della sede apostolica)- che a suo dire possederebbe; l’azione verrebbe portata a compimento tramite la classica arma del libro sputtanatorio dedicato, naturalmente, a suo figlio per fargli capire chi è stata veramente sua madre e soprattutto quanto bene abbia voluto alle istituzioni vaticane.
La vicenda, soprattutto dopo le dichiarazioni fatte dopo la condanna, sembra disegnare un quadro interlocutorio (altri potrebbero intravvedere l’elemento ricattatorio) in cui la Pr cerca un “dialogo” con le istituzioni vaticane ed è pronta comunque ad usare l’arma “di fine di mondo”, per citare il “Dottor Stranamore” di Kubrick.
Papa Francesco, nonostante il nome dolce e mite, è invece un “uomo di mondo” se è vero come è vero che nella sua vita ha fatto anche il buttafuori di un locale notturno in Argentina e che quando gli fanno perdere la pazienza non le manda a dire (vedi il caso dell’ex sindaco Ignazio Marino).
Il Vaticano, seguendo il dettame evangelico, ha molta pazienza ma non infinita.
Dunque, alla luce di queste elementari considerazioni, per chi conosce anche solo un poco gli ambienti vaticani, forse la signora Chaouqui dovrebbe piuttosto ringraziare l’esito della vicenda e non tendere oltre l’arco della fortuna (parla addirittura di “appello”) che provocata ulteriormente potrebbe scoccarle una freccia vera e non quella ammantata di paternalistici ammonimenti che ha invece per ora ricevuto.
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Aggiorniamo l’articolo con la risposta, denotato dal consueto “stile”, della signora Chaouqui:
A parte la caduta di stile in una signora cattolica che dice di frequentar messa nel twitter non si entra nel merito di quanto riportato, peraltro da molti organi di stampa. Apprendiamo inoltre che la signora Chaouqui avrebbe addirittura usato “clemenza” nei confronti del Papa; forse ha però le idee un po’ confuse visto che lei è stata appena condannata da un tribunale pontificio…
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