Cronache
Chiacchiere sul vuoto occidentale con un clochard esistenzialista
Scambio casuale e dialettico, senza sofismi né prevaricazioni, con un clochard di Milano
E così ritorniamo all’illusione persistente della realtà di Einstein, ai conflitti indotti, esasperati, che fanno tanto postmoderno: donna contrapposta a uomo, ragazzi a vecchi, nord a sud, migranti ad autoctoni e così di seguito, l’importante non è neppure essere avanti, ma portarsi al di là. Superato anche il corpo sociale, nell’accezione durkheimiana, il futuro presuppone la cancellazione, con una espressione postmodernista, una cancel culture anche dell’ieri.
I nostri ragionamenti sul futuro concordano abbastanza, non quelli sulle prospettive politiche, sulla necessità di comprendere il nesso tra ideologie, pensiero politico e quotidianità. Del resto sarebbe stato difficile per un apolide, angustiato dall’anomia, ritrovarsi anche con la mia speculazione politica, men che mai sulla consistenza del liberalismo. Verso le 24 siamo stati raggiunti da tre suoi conoscenti e il nostro scambio si è avviato alla fine. Mia l’inquietudine per aver incrociato, inutilmente, un analista, cittadino di un mondo che non c’è avrei voluto chiedergli di entrare in Società Libera.
Ci salutiamo e lascio i trenta euro, decisamente rifiutati, li lascio cadere sul marmo d’ingresso di quel negozio e mi allontano mentre risuonava: “L’avevo detto che eri un pirla:” Io, di rimando: “Promissio homo bonus est obligatio”.
*Direttore Società Libera