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Cronache
Come salvare la ricerca no profit. Le 10 raccomandazioni. Intervista

 

Una vita passata tra medici, ospedali e ricerca. Andrea Fontanella, attuale Presidente della Società Scientifica di Medicina Interna FADOI (Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti), è il perno grazie al quale 209 Associazioni Scientifiche, IRCCS, Comitati Etici, Associazioni di Cittadini e Pazienti hanno approvato il documento propositivo “Dentro la ricerca: la Persona prima di tutto – Una proposta in 10 punti”. Il fine è agevolare la Ricerca Indipendente e contribuire alla definizione dei Decreti attuativi della Legge Lorenzin (3/2018) come l’utilizzo di materiale biologico residuo a scopi di ricerca o la promozione della cultura “informatica scientifica” all’interno delle strutture ospedaliere e degli Istituti di Ricerca.

Presidente Fontanella, Dentro la ricerca: la Persona prima di tutto – Una proposta in 10 punti” è un progetto di lungo periodo, ma quali sono le sue origini?

Il progetto è frutto di un lavoro quotidiano che dura da molti anni. FADOI vuole proteggere tutte quelle aree di ricerca no profit, ad esempio l’ambito delle malattie rare o di farmaci orfani. La ricerca indipendente viene portata avanti tramite volontari-ricercatori e fondazioni senza un ritorno economico. È una ricerca più sana perché priva dalle logiche economiche”.

A quali persone sono rivolte le 10 Raccomandazioni?

I dieci punti pragmatici fanno riferimento a tutti. Dobbiamo formare delle figure tecniche come infermieri e medici, che conoscano la metodologia della ricerca. I corsi di laurea devono essere aggiornati e allo stesso tempo i pazienti sono fondamentali per lo studio dei dati che vengono aggregati per essere indagati. L’azienda “Salute” è la più grande d’Italia e per questo deve esistere un coordinamento tra istituzioni, ricerca e persone comuni. Le Raccomandazioni sono state accettate anche da molte industrie farmaceutiche perché mirano a colmare un vuoto di conoscenza e di investimenti verso la ricerca no profit. L’Italia è infatti uno degli ultimi paesi in Europa per risorse impiegate nella ricerca indipendente”.

FADOI è riuscita a coordinare numerose Istituzioni e Associazioni, come vi state interfacciando con il Governo e qual è il vostro scopo?

Vorremmo che i nostri studi influenzassero in maniera concreta i Decreti attuativi della Legge Lorenzin (3/2018), così come è già successo in passato quando era stato deciso che i risultati emersi dalla ricerca indipendente non potevano essere utilizzati a scopo commerciale e siamo riusciti a far capire la nostra posizione. Presto, inoltre, insieme al Dott. Gualberto Gussoni, responsabile Scientifico della FADOI, avremo un appuntamento ufficiale con il Ministro della Salute Giulia Grillo per consegnarle il documento e presentarlo alla XII commissione del Senato”.

Quali sono le criticità maggiori che avete riscontrato?

“Ciò che mi preoccupa davvero sono le considerazioni fatte in contrasto con quella che una volta era la -medicina basata sull’evidenza-. Studi specifici portavano a un determinato farmaco, formato da diversi ingredienti e il prodotto svolgeva una determinata efficacia per un singolo problema. Oggi vi è una tendenza, dettata da logiche economiche, ad equiparare tutte le molecole tra di loro. Ad esempio tutti i farmaci anticoagulanti vengono considerati uguali e quindi agevolmente interscambiabili secondo una sistema al ribasso che andrà ad annullare qualsiasi tipo di concorrenza e di appoggio una azienda voglia dare a una società scientifica. In quest’ ottica l’unica possibilità di migliorare è che le istituzioni aiutino le società no profit”.

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