Cronache
Competere.eu. Tra Occidente e Cina l'Italia sembra preferire quest'ultima
Oggi il think tank presenterà il rapporto sul Paese asiatico, un'analisi sui temi discussi durante il 5° plenum del Comitato Centrale del Partito comunista
La Cina e il suo futuro, il ruolo dell'Italia. E’ questo il titolo del Rapporto di Competere.eu che verrà presentato oggi. Il 2020 segna una tappa importante per il partito comunista cinese. Il raggiungimento degli obiettivi per una società “moderatamente prospera” è fondamentale nella strategia del presidente Xi Jinpin. La sfida alle altre potenze, dagli Usa all’Unione Europea, è lanciata e si preannuncia una rincorsa tecnologica senza precedenti. Quale ruolo per l’Italia che nel 2019 ha aderito alla nuova via della Seta (Belt and Road Initiative), firmando un memorandum d’intesa?
Lo studio, coordinato da Stefano Sartorio in collaborazione ricercatori Elodie Cardonnet, Domenico Rapaci, Han Seohyun e Federico Campanile, analizza i quattro pilastri della politica cinese discussi durante il 5° Plenum del Comitato Centrale del Partito comunista cinese del 26-29 ottobre 2020: economia, società, ambiente, tecnologia e sicurezza. La nuova Cina sarà più stabile e cercherà di elevare il Pil pro capite al livello dei “paesi moderatamente sviluppati” verso una crescita più qualitativa che quantitativa. Il principio della “doppia circolazione” sottintende una migliore integrazione tra l’economia domestica, il commercio internazionale e gli investimenti esteri.
Dal punto di vista scientifico-tecnologico, il partito comunista cinese ha definito la necessità di uno sviluppo sostenuto in alcune aree strategiche come l’Intelligenza Artificiale, le telecomunicazioni (il 5G), la produzione di smartphone, le auto e le biotecnologie. Il principio della “autosufficienza” o autarchia tecnologica è poi stato messo in rilievo alla luce della sempre più serrata competizione con gli Usa e l’Unione europea anche su questi temi.
L’Italia starà nel mezzo di un intreccio di interessi internazionali senza avere una posizione ben precisa. La Cina è un partner commerciale di grande importanza in alcuni settori considerati strategici dal governo. Il Made in Italy, l’agroalimentare, la cantieristica navale e anche il settore aerospaziale sono al centro di numerosi accordi stretti negli ultimi anni con il sostegno del ministro Luigi di Maio. La nuova Via della Seta dovrebbe prendere una forma definitiva già nel 2021 e l’Italia gioca un ruolo fondamentale sul versante europeo.
Pressioni politiche verranno da più lati. L’Unione europea non ha gradito troppo l’iniziativa italiana di apertura verso il Dragone, che pone rischi soprattutto sul lato della sicurezza strategica. Gli Stati Uniti hanno invece declassato l’Italia a paese di seconda fascia. La presidenza Biden rischia di mostrare ancora più disinteresse verso l’alleato mediterraneo, lasciandolo scivolare nella sfera di influenza asiatica. La Cina potrebbe fare pressioni per accelerare la propria presenza nel continente attraverso le infrastrutture italiane come porti, telecomunicazioni e reti.
Rimane aperta la sfida tra democrazie Liberali occidentali e il modello cinese centralizzato di economia pianificata. “Il quinto plenum ed il piano quinquennale capitano al momento giusto”, dichiara Stefano Sartorio, curatore del rapporto di Competere.eu. “Gli altri paesi, inclusa l’Italia, devono analizzare e anticipare le mosse della Cina nei prossimi mesi e anni. In quella direzione si muoverà il mondo intero sotto vari punti di vista: economico, strategico e tecnologico. Il nostro report vuole essere uno strumento per comprendere il futuro della Cina e le sue relazioni con gli altri paesi”.
“Il modello liberale occidentale è in difficoltà -sostiene Pietro Paganini, presidente di Competere.eu (nella foto). “La Cina si sta imponendo come nuova potenza globale in grado di minacciare la sovranità dei paesi europei e dell’Italia. È possibile cooperare sul piano economico con i partner asiatici e la Cina, ma è fondamentale tutelare i settori strategici, le aziende italiane e il nostro modello culturale. Dobbiamo difendere le nostre democrazie liberali senza chiuderci in noi stessi”.