Conclave, Trump e Macron hanno le mani legate. Pizzaballa può essere il nuovo Giovanni Paolo II, ma... - Affaritaliani.it

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Conclave, Trump e Macron hanno le mani legate. Pizzaballa può essere il nuovo Giovanni Paolo II, ma...

Cosa vogliono davvero i Cardinali che eleggono il Papa? Tre cose molto semplici

Di Antonino D’Anna

Pizzaballa può essere il nuovo Giovanni Paolo II, ma...

Ma secondo voi, i cardinali che il 7 maggio entreranno in Cappella Sistina per votare il nuovo Papa, che cosa vogliono davvero? Tre cose: a) Qualcuno che sia un buon Papa, cioè uno che la pensa come l’elettore; b) qualcuno con cui il rapporto personale sia buono, possibilmente eleggendo un amico che così sarebbe più facilmente abbordabile; c) qualcuno che non crei problemi con il Paese d’origine dell’elettore.

Metti che poi l’eletto prende e si schiera contro il Governo della tua nazione, dopo che fai? Se viene in viaggio apostolico da te lo appoggi, smorzi i toni, ti becchi poi i mugugni della politica locale? Bel problema. Così parlò padre Thomas J. Reese, Gesuita di grande valore, in un pezzo pubblicato sul sito di America Magazine, che è la rivista molto progressista dei molto progressisti Gesuiti yankee. E se tenete presente che Jorge Mario Bergoglio è un Gesuita, capite che l’osservazione di padre Reese acquista un peso non da poco se si prova ad analizzare – o quantomeno se si prova ad abbozzare un’analisi – l’elezione più misteriosa e affascinante che possa esistere.

Conclave, il richiamo della politica. Nuovi Rampolla crescono?

Attenzione: non c’è solo questa necessità. Nel passato, ricorda Reese, i Governi provavano ad influenzare i Conclavi attraverso il diritto di veto che potevano affidare ad un cardinale in partenza per Roma. Ne fece le spese Mariano Rampolla del Tindaro, leggendario Segretario di Stato di Leone XIII (1878-1903) che nel 1903 si vide la strada verso il Soglio sbarrata: sebbene favoritissimo malgrado non pochi mal di pancia, il 2 agosto di quell’anno venne affondato dal veto che il cardinale Jan Puzyna portò quel giorno in Sistina perché tale gli era stato affidato da Francesco Giuseppe d’Asburgo.

Era il famoso veto d’esclusiva o ius exclusivae, un privilegio che dal ‘500 le potenze cattoliche (specie la Spagna) si erano arrogate nei confronti dei porporati decidendo chi ritirare dalla corsa al Soglio. Rampolla del Tindaro si dichiarò onorato del provvedimento preso contro di lui (fonte: Enciclopedia Treccani), ma protestò per l’atto che creava un pregiudizio alla libertà della Chiesa. 

Risultato: San Pio X, appena eletto, cancellò questo privilegio e ancora oggi la Universi Dominici Gregis, la Costituzione apostolica del 1996 voluta da San Giovanni Paolo II, al numero 80 continua a stabilire: "Allo stesso modo, voglio ribadire ciò che fu sancito dai miei Predecessori, allo scopo di escludere ogni intervento esterno nell'elezione del Sommo Pontefice. Perciò nuovamente, in virtù di santa obbedienza e sotto pena di scomunica latae sententiae, proibisco a tutti e singoli i Cardinali elettori, presenti e futuri, come pure al Segretario del Collegio dei Cardinali ed a tutti gli altri aventi parte alla preparazione ed alla attuazione di quanto è necessario per l'elezione, di ricevere, sotto qualunque pretesto, da qualsivoglia autorità civile l'incarico di proporre il veto, o la cosiddetta esclusiva, anche sotto forma di semplice desiderio, oppure di palesarlo sia all'intero Collegio degli elettori riunito insieme, sia ai singoli elettori, per iscritto o a voce, sia direttamente e immediatamente sia indirettamente o a mezzo di altri, sia prima dell'inizio dell'elezione che durante il suo svolgimento. Tale proibizione intendo sia estesa a tutte le possibili interferenze, opposizioni, desideri, con cui autorità secolari di qualsiasi ordine e grado, o qualsiasi gruppo umano o singole persone volessero ingerirsi nell'elezione del Pontefice".

Capito? Scomunica latae sententiae, cioè automatica per chi prova a ricevere il veto “anche sotto forma di semplice desiderio”. Per cui il buon Emmanuel Macron, così come Donald Trump, hanno poca pressione da esercitare. Soprattutto Macron che, trovandosi facendo, ha deciso di far sedere a tavola con sé all’ambasciata di Francia i cardinali francesi elettori per proporre il vescovo di Marsiglia, Jean-Marc Aveline, a successore di Bergoglio. In effetti sono quasi 650 anni che non c’è un Papa francese, ma se Macron crede di influenzare il Conclave invitando porpore a cena si sbaglia di grosso. Come non detto.

I problemi locali pesano sul globale

Non c’è solo questo, ovviamente, nelle scelte dei cardinali. Molto spesso, osserva padre Reese, pesano i temi locali. Le eminenze yankee, per esempio, non voterebbero mai un Papa deciso a prendere sottogamba il problema della pedofilia e degli abusi sessuali del clero, così come quelle africane non darebbero mai l’appoggio ad un candidato molto gay friendly né tantomeno incline ad eccessive aperture al dialogo con i Musulmani. 

Certo, magari ti arriva poi un Pierbattista Pizzaballa che, in quanto Patriarca di Gerusalemme, si trova a dover dialogare ogni giorno con Israele e con Hamas, e questo per lui ha un peso mentre magari un conservatore non vorrebbe che la Chiesa avesse un Papa deciso a discutere con un movimento terroristico islamico. 

E poi mica c’è solo questo: nel caso di Pizzaballa, per esempio, i 60 anni appena compiuti il 21 aprile lo potrebbero azzoppare se i confratelli puntassero ad un pontificato con un Papa di mediazione e non una figura forte; diversamente, i suoi 60 anni potrebbero spingerlo verso l’elezione perché succederebbe come con Giovanni Paolo II, eletto a 58 anni perché così si avrebbe davanti la prospettiva di un lungo Pontificato e dunque una figura papale con un mandato forte; infine è il profilo di missione che viene dato al nuovo Papa sulla base della situazione mondiale attuale.

Se ci pensate, con una Terza guerra mondiale a pezzi come la chiamava Francesco, ci vuole un esperto di diplomazia o un pastore? Con una Chiesa così divisa dagli strappi bergogliani, ci vuole uno che riporti la barra al centro o il prosecutore del tracciato scelto dal defunto Pontefice? Datevi una risposta e, come in una Polaroid, l’identikit del prossimo Pontefice si materializzerà davanti ai vostri occhi, forse con nome e cognome. Dopodiché lasciate fare allo Spirito Santo in Sistina.