Cronache
Concorsopoli: la Regione Lazio è una fabbrica di posti di lavoro. L'inchiesta
Il Consiglio regionale del Lazio vara una nuova commissione, la sedicesima e arrivano altri posti di lavoro. L'esercito dei 112 di “fiducia”
di Donato Robilotta
Esplode il caso Concorsopoli al Consiglio Regionale del Lazio ma non si ferma ad Allumiere la grande infornata delle assunzioni, perché con l'istituzione della nuova Commissione Trasparenza che dovrà appunto indagare sul concorsone, arriva una nuova infornata di contratti.
Una commissione in più significa aumento di spesa, perché ogni commissione, come prevede l’articolo 9 del regolamento di organizzazione del Consiglio, ha una struttura di diretta collaborazione alla quale è assegnata una dotazione di personale di cinque unità, di cui almeno un dipendente regionale, dipendenti di altre amministrazioni o in comando e due unità di personale esterno con contratto a tempo determinato. In totale l'effetto Commissioni ha prodotto 112 posti di lavoro extra pianta organica del Consiglio.
Dunque, nuovi assunti anche per la dotazione della neonata XIII° commissione permanente sulla Trasparenza e pubblicità, proposta da una delibera che vede come prima firmatario l’ex Presidente del consiglio, Buschini, e sottoscritta da tutti i gruppi e partiti presenti alla Pisana.
A leggere la declaratoria dell’articolo del regolamento dei lavori del Consiglio, che istituisce la nuova commissione, non si riesce capire come potrà raggiungere l’obiettivo che si pone. Infatti la delibera, approvata quasi alla unanimità, con un solo voto contrario, parla di verifiche su documenti e informazioni che già oggi i singoli consiglieri, a norma di statuto, hanno il dovere di avere dalla amministrazione regionale. Né le previsioni successive, come le verifiche sugli obblighi di pubblicità e trasparenza, fanno pensare che possa sul serio indagare sulla vicenda di Concorsopoli.
Alla Pisana manca una vera commissione di vigilanza e controllo sugli atti della giunta e di tutta l’amministrazione regionale, degli enti regionali, delle società, partecipate varie ed ex Ipab, nonostante il nuovo statuto della Regione preveda in capo all’opposizione la presidenza degli organi di controllo e vigilanza.
Lo stesso statuto prevede come obbligatoria la commissione di vigilanza sul pluralismo dell’informazione da assegnare all’opposizione, perché questa fu una richiesta dell’allora opposizione e lo Statuto è frutto di un compromesso. Ma io non ho mai capito le ragioni di quella richiesta, se non ideologiche rispetto al dibattito nazionale di allora, perché la Regione in quell’ambito ha poche e limitate competenze.
All’opposizione è stato sempre assegnato il comitato regionale di controllo contabile, che dovrebbe avere i compiti di un collegio dei revisori dei conti. Ma questo comitato con la istituzione, con il decreto Monti, di un vero e proprio collegio dei revisori composto da esterni ha perso le sue funzioni originali e forse andrebbe ripensato.
Insomma dalla legislatura successiva a quella dell’entrata in vigore del nuovo Statuto, dalla VIII in poi, una vera e propria commissione di vigilanza e controllo non è mai stata prevista, sia per la ritrosia della maggioranza di turno sia per l’esigenza dell’opposizione di turno di avere più commissioni a disposizione. In virtù di un vecchio detto che alla Pisana conoscono bene e che definiscono con l'antico adagio: “un culo, una sedia”.
Se l’esigenza quindi di una commissione di vigilanza e controllo c’è, con compiti specifici non come quelli previsti dalla commissione trasparenza che è acqua fresca, è anche vero che il numero delle attuali commissioni previsto è assolutamente sproporzionato rispetto alle esigenze.
Nell’VIII° legislatura, quella di Marrazzo, con 70 consiglieri e una giunta composta da 16 membri c’erano 16 commissioni permanenti.
Nella IX° legislatura, quella della Polverini, le commissioni permanenti erano sempre 16, con lo stesso numero di Consiglieri e di membri della giunta. Ma a fine legislatura, a causa del ciclone giudiziario che sconvolse il sistema regionale e ai conseguenti decreti del governo Monti che intervennero a gamba tesa sul numero dei consiglieri e sul taglio della spesa, le commissioni furono ridotte a 8 permanenti oltre a quelle speciali.
Nella legislatura successiva, la X°, la prima a guida Zingaretti, il numero dei Consiglieri Regionali era stato ridotto a 50, i componenti della giunta a 10 e il numero delle commissioni a 8 permanenti, più tre speciali e due comitati. Complessivamente 13 commissioni.
Ma è nella legislatura in corso, la XI°, che il numero delle commissioni permanenti aumenta in maniera considerevole passando da 8 a 12 ( I) affari Costituzionali, II) Affari Europei, III) Vigilanza-Informazione, IV) Bilancio, V) Cultura, VI) Lavori Pubblici, VII) Sanità- Welfare, VIII) Agricoltura-Ambiente, IX) Lavoro-Formazione, X) Urbanistica – rifiuti, XI) Sviluppo economico, XII) Tutela del territorio, emergenza e grandi rischi). In aggiunta una commissione speciale (quella sui piani di zona, due comitati, sul controllo contabile e sul monitoraggio delle leggi. Inoltre una commissione speciale sull’emergenza Covid varata con legge ma non ancora istituita.
Come è noto l’attuale legislatura è iniziata con l’anatra zoppa, con Zingaretti che non aveva in Consiglio la maggioranza assoluta (25 consiglieri su 51). Allora furono bravi sia Leodori, presidente del Consiglio, che Buschini, capogruppo del Pd, a istituire un tavolo con le opposizioni che alla fine ha portato ad un aumento delle commissioni permanenti per coinvolgere anche le opposizioni, assegnandole anche commissioni permanenti di gestione che di solito vanno solo alla maggioranza. Nacque così a inizio legislatura una maggioranza di governo e una maggioranza consiliare che ha garantito a Zingaretti di governare anche senza avere la maggioranza.
Ora però quella fase è stata superata, il movimento 5 Stelle è entrato in giunta, la maggioranza di Zingaretti è molto larga e non si spiega più un numero di commissioni aumentato per coinvolgere le opposizioni in una maggioranza consiliare. Oltretutto il numero è sproporzionato rispetto al numero degli assessori, 10, ed anche rispetto al numero dei consiglieri, 50. Dunque buon senso avrebbe voluto che insieme alla neo commissione si fosse affrontata una razionalizzazione complessiva delle stesse riducendole di numero almeno pari al numero degli assessorati.
In questa legislatura l’articolo 9 è stato modificato assegnando anche ai due vice presidenti una unità di personale ciascuno. Una struttura di diretta collaborazione che per 16 commissioni raggiunge la cifra di 112 unità. Un piccolo esercito.
Spero e mi auguro che alle parole di moralità, che io non uso mai, i consiglieri facciano seguire i fatti riducendo il numero delle commissioni permanenti e ripristinando un netto confine tra maggioranza rosso-gialla e opposizione di centro destra, cancellando la cogestione che c’è stata sino ad oggi.
Infine un consiglio non richiesto. Il regolamento dei lavori del consiglio è datato, vecchio, spesso in contrasto con le norme dello Statuto. Andava adeguato al nuovo Statuto e al nuovo modello di Regione dopo il titolo V, ma non è stato fatto. Sono passati 15 anni dall’entrata in vigore del nuovo Statuto, possibile che la giunta del regolamento in tutti questi anni non sia stata in grado di fare una proposta all’aula per modificarlo?Eppure, se avessero voluto, alla Pisana avrebbero trovato nei cassetti un testo già pronto, che stava per essere portato in aula nel 2009 ma gli eventi che portarono alle dimissioni del Presidente non lo consentirono.