Consip, papà Renzi avvertito dal giornalista del Fatto e non da Palazzo Chigi
Consip, secondo le intercettazioni, ad avvisare Tiziano Renzi dell'inchiesta non fu Palazzo Chigi ma Marco Lillo del Fatto Quotidiano. Che però smentisce
Ancora sospetti e silenzi che tirano in ballo Tiziano Renzi, il padre dell'ex premier Matteo, nell'ambito dell'inchiesta Consip. Sembra infatti che, secondo quanto riferisce il Corriere della Sera, alcune intercettazioni potrebbero essere state manomesse.
Il nuovo sospetto nasce dagli interrogatori del capitano del Noe, Gianpaolo Scafarto, accusato di aver falsificato la parte degli atti dell'inchiesta che riguarda proprio l’attività di Tiziano Renzi e di aver parlato di un ruolo dei servizi ancora non riscontrato.
Nel mirino del procuratore aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Mario Palazzi sono finite alcune telefonate dalle quali emergerebbe, a differenza di quanto detto nel corso dell'interrogatorio da Scarfato, che che ad avvisare Tiziano Renzi delle verifiche disposte nei suoi confronti non sia stato Palazzo Chigi.
Ora i carabinieri del comando provinciale di Roma guidati dal generale Antonio De Vita stanno rilegendo il fascicolo e riascoltando le conversazioni. Ma numerosi dettagli già emersi confermano che la maggior parte delle circostanze contenute nel capitolo riguardante i rapporti istituzionali dell’imprenditore Alfredo Romeo, potrebbero essere state contraffatte.
L’utenza di Renzi senior viene intercettata a partire dal 5 dicembre. Due settimane dopo si scopre che sono inquisiti per fuga di notizie il ministro per lo Sport Luca Lotti, il comandante generale dei carabinieri Tullio Del Sette e quello della Toscana Emanuele Saltalamacchia, accusati di aver avvisato i vertici Consip dell’indagine in corso. Il 7 dicembre - sempre secondo quanto riferisce il Corriere - Roberto Bargilli, l’autista del camper di Matteo Renzi, telefona a Carlo Russo, il faccendiere amico di Tiziano Renzi e gli dice "Sono Billy... scusami, ti telefonavo... per conto di babbo... mi ha detto di dirti di non lo chiamare e non mandargli messaggi".
Per Scafarto che Tiziano Renzi fosse stato avvisato è normale. "La domanda più ovvia da farsi è quella relativa ai motivi per cui una persona come Renzi Tiziano venga avvisato di essere intercettato, ma la risposta, altrettanto scontata, appare solo una, ovvero che il figlio Matteo Renzi, Presidente del Consiglio dei Ministri pro tempore, abbia messo in campo tutte le risorse disponibili per tutelare la sua famiglia e quindi anche il padre". In realtà nelle telefonate intercettate è lo stesso papà Renzi a raccontare di essere stato avvertito dell’inchiesta "da un giornalista del Fatto Quotidiano". I controlli sui tabulati confermano che effettivamente ci sono stati scambi di sms con il giornalista sin da novembre.
Il giornalista in questione si chiama Marco Lillo, e stamattina pubblica proprio quegli sms sul suo giornale, parlando di "calunnia" di Renzi senior. Quei messaggi che dimostrerebbero come non fu lui a informarlo.
Quanto a Scafarto, alla domanda sul perché non avesse riportato questa circostanza lui ha risposto: "Nulla so dire. Non ricordo di essere stato informato di questa telefonata", così accreditando l’ipotesi che i suoi sottoposti non l’avessero informato.
L’ufficiale continua anche a sostenere di aver sempre "condiviso con il pm di Napoli Woodcock" ogni mossa. Anche quando ai magistrati romani che gli chiedevano come mai, nonostante fosse stato scoperto che il presunto agente dei servizi segreti che «spiava» l’inchiesta era un privato cittadino, non avesse riportato la circostanza nell’informativa, lui rispose che l’aveva ritenuto "irrilevante". Non sapeva che i pm — dopo averlo indagato — avevano intercettato le sue conversazioni. In tre telefonate diverse con colleghi e amici Scafarto spiegò che quella omissione "è stata una scelta investigativa". "La Procura di Napoli fu immediatamente avvertita del cessato allarme" sulla presenza di persone sospette, si difende dunque Scafarto.