Cronache
Consip, Pecorella: "Inquietante macchinazione. E senza i pm di Roma..."
Gateano Pecorella: "Il caso Consip? Inquietante. Si sarebbe potuti finire a processo con un'intercettazione falsificata"
Gaetano Pecorella, storico avvocato di Silvio Berlusconi e professore di diritto penale, analizza in un'intervista ad Affaritaliani.it gli ulltimi sviluppi del caso Consip.
Che cosa si può dire del caso Consip dopo le ultime rivelazioni?
Prima di tutto ciò che più mi ha impressionato è il fatto che in questo caso il pm è andato a fondo, ha risentito le intercettazioni e quindi ha scoperto che ne era stato fatto un uso scorretto. A questo punto mi domando se e quante migliaia di intercettazioni ci sono nei processi che nessuno ha mai risentito e che sono alla base di condanne o pene severe e che magari non sono corrette. Qui la trascrizione delle parole è corretta, il problema è che le parole le diceva un altro soggetto. Questo è veramente un dato inquietante che può mettere in discussione in generale il metodo di utilizzo delle intercettazioni.
In molti sostengono che è venuto alla luce il tentativo di infangare Renzi.
C'è una conferma di una macchinazione o comunque di un uso degli atti processuali mirato. Dalla relazione risultava già chi aveva pronunciato quelle parole. Ancora più grave è stato il tentativo di inserire nell'inchiesta la presenza fantomatica dei Servizi segreti per ricondurre a un ipotetico intervento abusivo dell'ex presidente del consiglio per controllare ed eventualmente interferire sull'attività svolta dai carabinieri. Bastava controllare la targa della macchina per capire che non si trattava dei Servizi segreti. E allora mettendo insieme i due elementi, intercettazioni e pedinamenti, lo scenario che ne esce è davvero molto molto grave. L'impressione è che volessero in ogni modo tirare dentro Renzi. La cosa è venuta fuori grazie al passaggio dell'inchiesta a Roma e al valore dei magistrati romani che stanno conducendo l'inchiesta con la massima attenzione e severità.
Ma la cosa sarebbe venuta fuori anche se l'inchiesta fosse rimasta a Napoli? E davvero il carabiniere, sempre che vengano confermate le accuse a suo carico, può aver agito da solo?
Sarebbe scorretto immaginare una complicità dei magistrati, non esiste nessun elemento per dirlo. Qui è stata fatta una verifica nata evidentemente da qualche sospetto. Aver tolto le indagini al Noe deve aver avuto un suo motivo. Mi pare poco probabile che un capitano dei carabinieri, a meno che non abbia motivazioni personali che al momento non possiamo conoscere, abbia agito da solo o comunque di sua iniziativa.
Nell'inchiesta Consip sono coinvolti anche i massimi livelli dell'Arma dei Carabinieri. Questi ultimi sviluppi ci dicono che anche lì dentro è in atto qualche "confronto"?
Quello che si muove in quei corpi lo abbiamo visto in passato ai tempi delle stragi. Abbiamo visto come potevanmo influire certi corpi sulle indagini. C'è solo da plaudire all'attenzione dei magistrati romani che hanno fatto le dovute verifiche. Probabilmente nemmeno gli avvocati sarebbero andati ad ascoltare quelle intercettazioni anche perché si tratta di un procedimento non facile.
C'è chi ha sottolineato il fatto che l'inchiesta Consip potesse non essere assegnata al Noe sin dall'inizio. Che cosa ne pensa?
All'origine evidentemente esisteva una connessione con il settore del quale si occupa abitualmente il Noe. Certo, se devi fare un'indagine sui rifiuti chiami il Noe, se devi fare un'indagine sui reati contro la pubblica amministrazione magari sarebbe meglio affidarsi ad altri corpi di polizia. In ogni caso, l'aspetto principale, e più inquietante, di tutta la vicenda è quello di cui parlavo all'inizio: senza l'intervento dei magistrati romani si sarebbe potuti andare a processo con un'intercettazione falsificata.
@LorenzoLamperti